L’ex Ministro della Giustizia nei luoghi di Sciascia assieme al Generale Giuseppe Governale e ai giornalisti Marida Lombardo Pijola e Felice Cavallaro. Tappa alla Casa-museo dedicata allo scrittore: “Vorrei restare qui in raccoglimento”
Ma qui siamo a Regalpetra? Ce lo chiede Claudio Martelli appena arrivato nella piazza del santuario della Madonna del Monte. Ma Regalpetra esiste? Abbiamo spiegato che Regalpetra confina con Racalmuto e con tanti paesi della Sicilia. Che non esiste, insomma. Che viceversa esiste però un paese che conserva ancora memorie e ricordi legati a chi ha creato Regalpetra, l’autore che si è fatto trovare dai suoi personaggi, dai volti sparsi in tante pagine. Esistono i luoghi di Leonardo Sciascia, per l’appunto, come la casa del nonno paterno, la casa di zie e zii. La casa costruita accanto al palazzo Mantia – il nonno di Sciascia amministrava a quanto pare le miniere di questa importante famiglia Racalmutese – è uno di questi luoghi della memoria e dell’identità. Che l’ex ministro di Grazia e Giustizia, tornato a Racalmuto dopo 28 anni, ha visitato ieri mattina assieme al Generale Giuseppe Governale, direttore della DIA, e alla giornalista e scrittrice Marida Lombardo Pijola, anche lei tornata dopo tanti anni nel “paese della ragione” che la vide, accanto a Martelli, protagonista del “faccia a faccia” con Paolo Borsellino. Era il mese di luglio del 1991. In prima fila c’era Giovanni Falcone. Tra il pubblico, quasi a nascondersi, anche Francesca Morvillo, ricorda Felice Cavallaro che ieri ha fatto gli onori di casa assieme a Pippo Di Falco, tra le stanze dell’abitazione dove visse e scrisse Leonardo Sciascia, a pochi passi dal teatro ottocentesco, altro luogo della memoria sciasciana.
Accolti dalla grande opera donata da Andrea Vizzini – un ritratto dello scrittore seduto nel vuoto e con la sigaretta in mano, circondato da tante lune e lontano da questo pianeta – Governale, Martelli e Marida Lombardo hanno assaggiato i tipici taralli racalmutesi. Per poi immergersi nella vita di una casa siciliana degli anni Trenta, gli anni in cui il piccolo Leonardo inizia a leggere libri che saranno per lui di grande importanza. Nel piano un tempo abitato dalla zia maestra e dallo zio impiegato del teatro, Di Falco – che per fortuna nostra ha aperto le porte della casa a tutti – ha allestito per questa speciale visita privata due piccole esposizioni: una dedicata al Generale Governale e l’altra a Martelli, ex leader del PSI, autore tra l’altro del libro L’antipatico, fresco di stampa, dedicato a Bettino Craxi. I libri di Pirandello, di Borgese attirano Claudio Martelli, che sfoglia anche la raccolta di Malgrado tutto. Governale si sofferma invece su alcuni numeri della rivista “Il Carabiniere” dalle cui pagine salta fuori un racconto sul brigantaggio in Sicilia scritto in quegli anni proprio da Candida, autore del più conosciuto saggio Questa mafia che pubblicò a Caltanissetta per la Casa editrice di Salvatore Sciascia.
Il piccolo e luminoso appartamentino della famiglia dello scrittore da giovane commuove ed emoziona tutti: le camere da letto e lo studio, con le riviste degli anni Quaranta ancora lì, Lo scenario, La lettura, Prospettive meridionali. E l’Olivetti 22 uguale a quella con la quale Sciascia scrisse, proprio qui, guardando i tetti dell’umido paese, saggi e articoli per la rivista Galleria, innumerevoli lettere, poesie e favole. E le Parrocchie di Regalpetra. Lì in alto, fa notare Cavallaro, l’ex centrale elettrica poi diventata sede della Fondazione dedicata allo scrittore. Guarda compiaciuto Lillo Sardo, l’ex sindaco di Racalmuto che nel 1987 acquistò dall’Enel la grande cattedrale che Sciascia avrebbe voluto dedicare ad un eretico, il suo amato Fra Diego La Matina.
“Vorrei fermarmi molto più a lungo, stare qui a leggere, studiare in raccoglimento – ha detto Claudio Martelli che ha lasciato al museo una dedica al suo libro dedicato a Craxi – non solo per cogliere qualcosa di Sciascia che non sia già nella mia memoria, ma soprattutto per respirare l’ambiente in cui ha vissuto, lavorato, creato tante delle opere che ha scritto. Curioso degli gli stimoli che riceveva da quest’ambiente, da questa finestra, da quella centrale elettrica che avrà illuminato probabilmente tanti notti buie del suo passato”. Nella stanza delle zie di Sciascia lo sguardo del Generale Governale si è soffermato sui libri di Renato Candida, il comandante dei Carabinieri di Agrigento, modello del Capitano Bellodi, che nel 1956 venne a cercare proprio in questa casa un giovane maestro di paese che aveva appena pubblicato Le parrocchie di Regalpetra.
“Vedo in questa casa la Sicilia che ha dato tanto alla nostra Nazione, e Sciascia è uno dei testimoni, non il solo, di quella generazione intrisa di povertà, ma di tanta lungimiranza – ha detto Governale – loro sono state le sveglie che hanno interrotto il sonno di tanti: Brancati, Tomasi, Pirandello, Camilleri. Iniziative come questa, la riapertura di una casa così importante, devono essere inserite in quell’ambito di risveglio sui valori più veri e più sani e direi anche di indirizzo della cultura siciliana”. “Grazie al libro di Cavallaro Sciascia l’eretico (presentato venerdì sera ad Agrigento anche con Claudio Fava, ndr) torniamo in questi luoghi, celebriamo con Sciascia la libertà dei siciliani, la libertà di pensiero, di espressione, dagli stereotipi, da quella cappa in cui si trasforma il conformismo morale e culturale così frequente nel nostro Paese e più in particolare un Sicilia”, ha aggiunto Martelli accompagnato, nella passeggiata verso la piazza, da socialisti nostalgici del paese, vecchi comunisti e democristiani. Segno tangibile di un cambiamento politico che nessuno avrebbe immaginato trent’anni fa. Il custode del Circolo degli zolfatari stringe la mano a Martelli, contento di rivederlo dopo tanti anni. Il mondo è cambiato, l’Italia ha visto passare tre Repubbliche e lui è rimasto qui, a veder svuotare il piccolo circolo di minatori, unica memoria rimasta dell’epopea dello zolfo.
Marida Lombardo Pijola pensa e ripensa a quell’incontro del 1991. Commossa anche lei nel leggere dell’attenzione che Leonardo Sciascia ha avuto nei confronti delle donne della sua famiglia – le zie, la moglie – che, ognuno diversa dall’altra, hanno contribuito a rendere Sciascia lo scrittore che sappiamo. Guarda piazza Castello, nella sua memoria la ricordava più grande. Stringe la mano a Pietro Tulumello, il fotografo che conserva scatti di quella manifestazione – “Racalmuto, il paese della ragione” – ideata da Felice Cavallaro e rimasta marchio, quasi un ossimoro, del paese. La statua di Sciascia, sotto i balconi del Circolo Unione, è l’ultimo approdo della breve visita. La foto ricordo con la statua ad altezza naturale resta segno tangibile di un ritorno in un paese della Sicilia cambiato rispetto agli anni Novanta, più vuoto sicuramente, e forse anche più povero. Come tutta la Sicilia. Come le tante Regalpetra dei libri di Leonardo Sciascia.
GUARDA LE FOTO di PIETRO TULUMELLO