Favara, Giuseppe Piscopo ricorda la Preside Antonietta Morreale, prematuramente scomparsa lo scorso 3 febbraio. “Sono tanti i ricordi che legano Antonietta con la scuola, i suoi docenti, il personale di segreteria, i collaboratori scolastici ma, soprattutto, i suoi alunni”
Nella mia carriera giornalistica ho scritto tanti articoli e notizie legate anche a fatti di cronaca luttuosi. Questa volta, il cronista-maestro è chiamato a scrivere una notizia di quelle che non avrebbe voluto mai dare: la scomparsa prematura della propria Preside, a cui personalmente era legato anche fuori l’ambiente di lavoro per aver condiviso da giovani lo stesso percorso scolastico. Ieri i funerali nella chiesa San Gregorio di Cannatello, alla presenza di una folla commossa e composta. Ma vi raccontiamo le emozioni a porte chiuse, vissute dentro un istituto scolastico, il “Falcone Borsellino” di Favara, da ieri senza più la guida di Antonietta Morreale.
Ore 10.15 di un maledetto 3 febbraio 2020. In contemporanea in tutte le classi dei plessi “Falcone Borsellino” e “Mons. Giudice” suona una insolita campanella. Indica l’inizio di un minuto di raccoglimento per ricordare, nel giorno del suo funerale, la Preside del nostro Istituto Antonietta Morreale, che ci aveva lasciato troppo presto la mattina del primo febbraio. Piange una intera comunità scolastica. Gonfalone con la coccarda nera, bandiere a mezz’asta in via Olanda e via Roma, alunni e docenti in silenzio in piedi dentro le proprie aule. Sembrano interminabili quei sessanta secondi. Gli sguardi si incrociano, gli occhi lucidi, nessuno parla ma molti vorrebbero chiedere alla persona vicina:” Ma che sta succedendo? E’ tutto vero?”.
Ebbene si. Non stiamo facendo un brutto sogno. Ma stiamo onorando il nostro Capo d’Istituto che ci ha lasciato prematuramente, a causa di un maledetto male, nonostante una battaglia quotidiana condotta con dignità e silenziosa sofferenza. Nel plesso centrale dove Antonietta (mi piace ricordarla così essendo quasi mia coetanea e compagna di studi universitari) ha il suo ufficio, in questo interminabile minuto suona una tromba. Brividi. Brividi. Ed ancora brividi. Anche il più duro di cuore ricorre al fazzoletto per asciugare lacrime sincere. Lo squillo rimbalza sui muri colorati del plesso, entra nelle aule attraverso le porte lasciate volutamente aperte. Sale al primo piano dove ci sono gli alunni più grandi della scuola secondaria di I Grado. Le note del silenzio suonate dal docente di musica Marco Schembri prendono la via anche del piano seminterrato dove c’è l’infanzia. I bambini, nonostante la tenera età, capiscono il momento. La scuola si avvolge in un… assordante silenzio. Interrotto solo da un lungo applauso. Lo stesso che saluta in chiesa l’elogio funebre pronunciato dal preside Alfio Russo e il saluto della nostra scuola affidato al vicario Valerio Di Miceli, docente che dal lontano 2006 ha collaborato fianco a fianco alla Dirigente Scolastica.
Ma le emozioni di una lunga e triste giornata, che nessuno avrebbe mai immaginato di vivere, trova l’apice quasi all’imbrunire in via Olanda. Per volontà della famiglia il corteo funebre diretto al camposanto di Piana Traversa passa dalla strada che ogni giorno la Preside compiva sulla sua Suv grigia. Questa volta la percorre per l’ultima volta. Ma la sosta davanti a quel cancello verde è un atto dovuto verso una intera scuola (docenti, personale Ata, lavoratori socialmente utili, personale del Cpia, alunni e genitori) che da quel disgraziato sabato d’inizio febbraio piange la sua prematura scomparsa. Parte l’ennesimo e ultimo applauso che commuove anche chi, in auto, transita da quella strada dove c’è una bandiera ammainata e avvolta in un nastro nero. Applausi, solo applausi. E tante lacrime che rigano il volto di tutti in un doloroso momento di “spartenza” tra una Preside e la propria scuola. CI sono anche alunni di primaria, che hanno invertito i ruoli e hanno preso per mano i propri genitori portandoli davanti al cancello della “ loro” scuola per salutare la “loro” Preside. Bambini che, purtroppo, ricorderanno per sempre questo giorno e questi momenti.
La scuola da oggi è senza una Preside, la nostra Preside. Non si sa chi verrà ad occupare la sua scrivania, oggi profumata da un mazzo di fiori deposto dal personale della scuola. Antonietta lascia un vuoto. Ma i ricordi sono tanti che il solco non è così poi tanto profondo. Perché la morte allontana solo fisicamente le persone. Chi vi scrive, mai e poi mai avrebbe pensato o immaginato di redigere un editoriale dalle tinte a lutto. Per la scuola ho scritto di tutto e per tutti. Tanti articoli o documenti anche a quattro mani con Antonietta. Ma la vita a volte ti fa brutti scherzi e ti impone di accendere un PC a tarda notte per scrivere il più indesiderato editoriale di un maestro-giornalista. Sono tanti i ricordi che legano Antonietta con la scuola, i suoi docenti, il personale di segreteria, i collaboratori scolastici ma, soprattutto, i suoi alunni. Non è facile sintetizzare in un post un film che dura dal 2006. Vorremmo arrotolare il nastro dei ricordi dall’inizio, ma invece ci piace partire proprio dalle ultime ore di vita della Preside, raccontandovi un significativo aneddoto che rimarca l’amore che aveva per la nostra scuola. E’ la vigilia del suo addio che coincide con la chiusura delle iscrizioni per il prossimo anno scolastico. Antonietta è a letto che soffre, lotta, vuole continuare a vivere una vita perché ancora giovane. Ha una famiglia da portare avanti: non solo marito e figlia ma gli oltre 1000 alunni dell’Istituto. Ed allora prende il cellulare e sul gruppo whatsapp dello Staff che la collabora scrive un messaggio: “Com’è la situazione delle iscrizioni?”.
Quando lei decideva di mandarci un messaggio, in questo periodo di malattia e sofferenza, per noi era come un raggio di sole che apriva un cielo nuvoloso. Alla nostra risposta con il report dei numeri che sancivano l’ennesimo successo di iscrizioni (nonostante il calo demografico e l’aumento dell’emigrazione) si è fatta felice e contenta. Quasi a voler presagire qualcosa di fatale e chiudere definitivamente gli occhi non portandosi nella tomba il pensiero di una scuola che poteva perdere alunni e, di riflesso, personale.
Malgrado la malattia che dall’autunno la costringeva a terapie e cure, Antonietta non ha mai perso contatti con il suo staff, con la sua scuola. Ci piace segnalare tre eventi che l’hanno vista presente nonostante la precaria condizione fisica: la presentazione nell’aula magna del libro del prof. Angelo Vita, già apprezzato docente della nostra scuola; il concerto di Natale il 13 dicembre al Castello, in prima fila nonostante una serata di freddo e temporale, per “godersi” la musica degli alunni di primaria ed il canto del coro di cui andava fiera e anche le esibizioni degli alunni dei corsi di indirizzo musicale finalmente attivati; la cerimonia di consegna delle chiavi della palestra da parte del sindaco Anna Alba, per la cui realizzazione ha lottato con tutti noi giorno e notte. Non è stata presente nelle giornate dell’Open day, eventi a cui teneva sempre, e di questo aveva mandato ai suoi collaboratori un messaggio carico di emozione e di rabbia: “Ragà voglio essere con voi oggi, ma non posso”. Quel messaggio quel pomeriggio ha certificato l’amore, ma nessuno aveva dubbi, la voglia di vivere ancora per molto la vita e la scuola. Purtroppo il destino non è stato clemente. La nostra Preside lascia una forte eredità e tante iniziative da lei volute che questa scuola continuerà a portare avanti, come l’aiuto dato ogni anno all’Unicef attraverso la realizzazione e vendite delle pigotte, le manifestazioni legate ai temi sulla violenza sulle donne e sull’inclusione dei bambini speciali, gli eventi dedicati ai valori della legalità che culminano nella grande kermesse “Per non dimenticare”, che ogni anno la scuola organizza in concomitanza con il 23 maggio, giorno della strage di Capaci. Manifestazioni ed eventi che continueremo a documentare in questo spazio social di informazione da lei fortemente voluto parecchi anni fa, scegliendo lei stessa il nome della testata “L’Albero” e affidandomi carta bianca e responsabilità della direzione.
Asciugate le lacrime, da oggi si va avanti. Con un gioco di squadra e la consapevolezza di essere una grande famiglia. Anche perché lei ci avrebbe familiarmente detto: “Ora bbonu e ripigliati a travagliari”.