Gli effetti della digitalizzazione nelle relazioni familiari. Grotte, incontro con il sociologo Francecso Pira e il teologo Mimmo Zambito
Famiglie sempre più connesse al mondo virtuale e sempre meno a quello reale. Famiglie sempre più social, ma sempre meno capaci di comunicare, di esprimere emozioni, di dialogare. Famiglie attente agli spostamenti dei figli quando vanno fuori casa, ma sempre più distratte quando li lasciano per ore davanti a supporti elettronici, ignari dei pericoli della rete. Famiglie con genitori adultescenti, spesso in competizione con i figli. Famiglie con genitori spazzaneve pronti ad accompagnarli in ateneo il primo giorno di università. Famiglie con genitori pronti a chiedere aiuto ai figli per scaricare app, risolvere problemi di memoria, formattare smartphone. Famiglie in corsa col tempo e lo spazio.
È questa l’immagine che il sociologo e docente Francesco Pira ha regalato alle tante famiglie presenti all’incontro dibattito “Famiglie connesse o sconnesse?”, organizzato dalla comunità ecclesiale, domenica 1 marzo, a Grotte.
Una fotografia che non lascia ampi margini di interpretazione, che racconta come siano cambiate le famiglie, le relazioni che in esse si consumano; una fotografia che mette a fuoco un modo nuovo di essere genitori, di essere figli. L’essere social sembra aver impoverito la capacità di comunicare, di esprimere le proprie emozioni, di provare vere emozioni. È come se la gamma di emozioni che vanno dalla gioia al dolore fossero state imprigionate in piccole bolle di ghiaccio secco per rappresentare infinite faccine. Si parla poco, si scrive meno e lo si fa male. Per accelerare il flusso comunicativo si utilizzano decine e decine di emoji, che dicono tutto e niente. Ma ciò che preoccupa è lo scarso controllo che molti genitori esercitano sulla vita virtuale dei loro figli, nonostante la possibilità di installare affidabili parental control sui supporti elettronici utilizzati dai minori. Aggirando termini e condizioni d’uso già dalla scuola primaria, dagli otto anni in su, i bambini utilizzano Whatsapp, Instagram, Facebook e Tick Tock. Pochi, pochissimi genitori sanno, per esempio, che Tick Tock è un social a cui ci si può iscrivere fornendo un numero di telefono. Ancora meno sono i genitori consapevoli che tra i suoi utenti si possano nascondere pedofili o che le challenge lanciate possano diventare pericolose. I genitori fanno fatica a stare al passo con la tecnologia, pensano che i figli siano molto più bravi di loro e per questo si fidano. Sbagliato.
Ecco che nasce il bisogno di ritornare a scuola, a scuola di genitorialità, per imparare a fare i genitori, per diventare genitori migliori, per stabilire le giuste differenze tra i ruoli di genitori e figli.
L’idea di una scuola di genitorialità è piaciuta molto ai genitori di Grotte. È piaciuto parecchio anche il modo in cui questi genitori dovrebbero iniziare a guardarsi, a sostenersi, ad aiutarsi come suggerito durante il suo intervento da Don Mimmo Zambito, teologo e giudice del Tribunale ecclesiastico. Non sarà facile contrastare gli effetti della digitalizzazione nelle relazioni familiari, ma questo non vuol dire che non ci si debba provare.
All’incontro erano inoltre presenti Don Salvatore Zammuto, Don Gaspare Sutera, Don Rosario Bellavia e il Sindaco di Grotte Alfonso Provvidenza.