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Favara, l’addio a Lorena tra migliaia di lenzuoli bianchi

Così la città ha salutato saluto la giovane studentessa che amava diventare Pediatra

Migliaia di lenzuoli bianchi esposti dai balconi. Favara ha voluto salutare così Lorena, al suo ultimo ritorno da Messina. Quello più lungo, interminabile, con i parenti intimi al seguito. Dolore, lacrime, tanta rabbia e ancora incredulità. Perché non solo la città, ma tutta l’Italia che sta seguendo questa ennesima puntata di femminicidio, si sta chiedendo il motivo di una fine tragica. Nel giorno del lutto cittadino proclamato dal sindaco Anna Alba la città si è tinta di bianco, come il colore di quel camice tanto sognato da Lorena. Lenzuoli che sono state esposti da Agrigento a Palermo, da Porto Empedocle a Cesano Boscone (Milano), da Forlì a Parma, da Roma a Torino.

La tesi di pediatria era quasi pronta ad essere discussa a luglio e già la Lorena aveva pensato, in cuor suo, ad una grande festa. Con tanto di camice e ghirlanda d’alloro. Ma un destino crudele ha interrotto i sogni accademici e professionali di una brillante donna, bella fuori con i suoi occhi verdi ma soprattutto bella dentro per il carattere socievole e lo spessore culturale. Una mano criminale l’ha sottratto all’affetto della sua famiglia, disperata nel dolore ma forte nel voler ringraziare i 33.000 favaresi, autorizzando il carro funebre a percorrere tutte le principali arterie cittadine. Una richiesta popolare e arrivata a gran voce, con un tam tam mediatico sui social. I favaresi volevano stringersi, seppur rimanendo distanti dai balconi, alla salma di Lorena.

Sulla bara una ghirlanda di alloro e un camice con la scritta “Dott.ssa Lorena”

E così è stato in questa maledetta primavera. Tantissima gente comune ha atteso il passaggio del feretro: chi con le lacrime agli occhi, chi con lancio di fiori raccolti dai vasi sistemati sui balconi, chi invocando il nome di Lorena ad alta voce. Il popolo delle lenzuola bianche ha così abbracciato la studentessa in Medicina prima della benedizione al cimitero di Piana Traversa, al cui rito, affidato a don Calogero Lo Bello, hanno potuto assistere solo 14 familiari e la sindaca Anna Alba, in rappresentanza della città. Ma dentro la Cappella deserta del cimitero, in fondo al quel viale alberato, Lorena ha trovato una ghirlanda di alloro e un camice, sulla bara, con la scritta “Dott.ssa Lorena”, fatto confezionare da una pediatra. Anche se il Rettore ha già proposto una Laurea post mortem, il cui conferimento avverrà nei prossimi mesi, da oggi Lorena è per tutti la dottoressa Quaranta.

Il sindaco di Dasà Raffaele Saturchio.  Il lenzuolo bianco esposto al balcone del palazzo comunale

Un dolore che avvolge tre città che hanno avuto il piacere di conoscere la sua gentilezza ed il suo carattere discreto. Favara, Furci Siculo e Dasà oggi sono stati legati dalla lenzuolata. Sia il Sindaco del Comune del versante jonico dove è avvenuto il delitto e sia quello del piccolo comune in provincia di Vibo Valentia hanno invitato le proprie comunità ad un momento di preghiera. Proprio stamattina Raffaele Scaturchio, primo cittadino di Dasà, paese di Antonio De Pace, l’uomo che ha strangolato Lorena, nell’esporre il lenzuolo bianco ha dichiarato: ”Alla comunità di Favara ed, in particolare, ai familiari della giovane Lorena, vittima di un gesto assurdo che ha spezzato la sua vita, porgo la mia più affettuosa vicinanza esprimendo le più sentite e sincere condoglianze”.

Lorena Quaranta è stata salutata da parenti ed amici soltanto dai balconi e a distanza. Solo un piccolo capannello di gente sotto casa o all’ingresso del cimitero, nonostante i ripetuti inviti da parte di familiari ed autorità a manifestare il lutto attraverso altre forme comunicative.

A Natale, Lorena, durante il periodo di festa, aveva avuto modo di fare una rimpatriata con tanti cugini, condividendo un aperitivo. “Era una ragazza solare, splendida, colta –ci dice Angelo Airò Farulla, uno dei cugini  –  con una carriera promettente davanti. A Natale abbiamo condiviso un bel momento con altri cugini, ripromettendoci di fare questi incontri con più frequenza. Adesso Lorena non la vedremo più. E dentro di noi c’è tanta rabbia per tutto quello che è successo e la crudeltà subìta”.

Lorena Quaranta

Alla memoria di Lorena sarà assegnato il Premio Mimosa d’oro 2020. A comunicarlo Lina Urso Gucciardino, presidente del centro culturale “Guttuso” di Favara. “Un riconoscimento speciale a Lorena, attraverso la quale potremmo ricordare tutte le  donne vittime di violenza, mantenendo vivo il dibattito sul tema del femminicidio, presente in ogni strato della nostra società”.

 

 

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