Vi rendete conto? Insegnare a distanza scienze motorie!
Donne, mi addolora infinitamente comunicarlo, ma è ufficiale, mio marito non ce l’ha fatta. È stata una corsa contro il tempo, ma è finita come tutte noi non avremmo mai voluto. Ci eravamo date come data ultima il tre aprile, giorno in cui il presidente Conte stimava la fine del blocco anticontagio, purtroppo le contingenze non ci hanno aiutato. Tante cose all’inizio di questa surreale quarantena non erano chiare. Sono però bastati pochi giorni di isolamento forzato per capire che i progetti iniziali non erano del tutto realizzabili. Dopo i primi entusiasmi, derivanti dalla realizzazione di piccoli lavoretti, che da tempo erano rimasti accantonati, come la riparazione di un lume d’antiquariato, la pulizia del garage, la tolettatura del cane e una spropositata preparazione di verdure e minestroni, mio marito è stato completamente travolto dallo tsunami DAD.
Un fenomeno inaspettato che lo ha costretto ad appendere letteralmente al chiodo scarpe da ginnastica e fischietto e catapultarsi nel mondo virtuale per insegnare a distanza scienze motorie.
Vi rendete conto? Insegnare a distanza scienze motorie! Se vi dico che si è trattato di uno tsunami, mi dovete credere, perché per uno che da oltre quarant’anni insegna una disciplina pratica, che poggia indubbiamente su basi teoriche, ma indiscutibilmente pratica, abbandonare la palestra per catapultarsi sulle piattaforme per fare videoconferenze dove spiegare i fondamentali di pallavolo è stato realmente uno shock.
Si è trattato di uno shock a doppia mandata, sia per lui sia per i suoi studenti, che da sempre hanno percepito la sua disciplina come un’occasione di scarico fisico e psichico, di movimento, di aggregazione e socializzazione, un’opportunità di crescita e di divertimento da agire fuori dalle mura delle aule scolastiche. Dunque, costringerli a visionare video, scaricare dispense e seguire meeting on line è stata veramente dura. Ma senza ombra di dubbio, le difficoltà più ardue le ha dovute affrontare lui, riadattando nel giro di pochi giorni la sua didattica per rispondere ai dettami della Ministra. Così tra videoconferenze, video messaggi, messaggi vocali e chat la nostra casa si è trasformata in uno studio di registrazione e live lessons. Inutile sottolineare quanto tempo e quanta fatica dietro tutto questo, quante tensioni e quanto stress, ma alla fine ce l’ha fatta. Sono orgogliosa di lui.
In tutto questo voi mi direte, ma neanche un pomeriggio gli è rimasto libero per visionare tutorial e iniziare a stirare camicie? Sì, qualche pomeriggio gli è rimasto, ma come vi ho anticipato le contingenze hanno giocato a mio sfavore.
Care donne, è dal 4 marzo che avvio lavatrici piene di pigiami e pile. Un pigiama leva e uno mette. I meeting li fa tutti indossando comode tute di pile e quelle rarissime volte in cui ha messo piede fuori casa – tre in tutto, due per andare in farmacia e una per fare la spesa- ha indossato caldi dolcevita.
Il risultato? Dall’asciugatrice non è mai uscita una singola camicia, neanche l’ombra. Così siamo arrivati al 3 aprile, data ultima in cui avevo annunciato che mio marito avrebbe imparato a stirare le camicie. Ebbene, so di essere una delusione, so che speravate che almeno uno dei nostri mariti ci riuscisse, ma non è andata così. Rassegniamoci.
Io comunque, sono contenta lo stesso. In questa prima fase di quarantena mio marito, seppur non ancora capace di utilizzare il pollice opponibile per impugnare un ferro e stirare una camicia, si è saputo reinventare, correndo e vincendo con le sue lunghe gambone la sua ennesima maratona. Non solo la sua sfida con la tecnologia al momento lo vede in vantaggio, ma ha guadagnato parecchi punti anche sul piano dell’adattamento, trasformando i suoi metodi di insegnamento con uno scatto degno del miglior atleta.
Del resto non poteva non essere così, è degno figlio di sua madre. Mi chiederete che c’entra sua madre? C’entra, c’entra. Sappiate che ho capito che era l’uomo giusto da sposare solo dopo aver conosciuto sua madre. “Una donna talmente straordinaria un minimo di influenza su suo figlio l’avrà pur avuta?”, mi sono subito chiesta. E vi assicuro che è andata così. La capacità di un uomo di adattarsi e di cambiare non è possibile se non supportata da una buona intelligenza, che è sì frutto di un buon patrimonio genetico ma anche di una ferrea educazione e di un positivo apprendimento. E patrimonio genetico a parte, in entrambi i processi citati sua madre ha avuto un’ottima influenza.
Vi consiglio a questo punto di fare attenzione. Se siete in cerca di marito, sappiate che anche voi inconsapevolmente potreste sposarvi le vostre care suocere. I nostri mariti hanno ereditato dalle loro mamme più di quanto si possa immaginare. La stessa logica può essere applicata al genere femminile. Pertanto, consiglio anche agli uomini di osservare bene le loro suocere prima di pronunciare la fatidica formula “…nella buona e nella cattiva sorte…”, perché anche loro potrebbero correre il rischio di condividere il resto della loro vita con una donna che presto o tardi assomiglierà sempre di più a sua madre.
Comunque, per quanto mi riguarda, posso dirvi che al momento a me è andata bene, spero lo stesso anche per voi. E alla fine, ritornando alle camicie, pensandoci e ripensandoci, per imparare a stirarle, forse, ancora c’è tempo. Del resto la quarantena continua e la speranza è veramente l’ultima a morire.