CORONAVIRUS. I ventimila che a inizio marzo sono tornati in Sicilia dal nord, non hanno infettato l’isola. Irresponsabili o responsabili? Forse sono stati più saggi di quanto si temeva
Sono scappati dal nord, da Milano soprattutto, nel wek end più folle tra questi stranianti fine settimana della stagione del coronavirus. Era la sera dell’8 marzo, fughe di notizie annunciavano il blocco dell’Italia e in tanti hanno preso d’assalto treni, aerei, caselli autostradali per tornare al sud.
Dicono che sono tornati in ventimila in Sicilia. E quei ventimila – giovani, studenti, lavoratori – sono stati indicati come irresponsabili, untori potenziali, propagatori del contagio nell’isola. Non voglio entrare nel merito delle ragioni di chi è scappato e di chi è rimasto. Non amo gli eroismi, non amo la retorica sull’eroe e sul vile.
Quelli che sono rimasti al nord sono nostri figli, fratelli, amici. E quelli che sono tornati anche loro sono figli, fratelli, amici. Avrebbero dovuto infettare la Sicilia, e abbiamo aspettato con timore e tremore che la curva dei contagi si impenasse, mettendo in difficoltà le strutture sanitarie siciliane, così fragili e così carenti.
Eppure, oltre un mese dopo quella che è stata chiamata “la grande fuga”, questo non si è verificato in termini massicci ed espansivi. Solo fortuna? Solo un caso che quei ventimila fossero tutti lontani dal virus? Oppure c’è una ragione più semplice: molti di quei ventimila, quasi tutti, tornati al sicuro a casa, hanno scelto di mettersi in quarantena, alcuni lontani anche dai parenti. E ciascun siciliano può raccontare di conoscenti e parenti che per quindici giorni si sono autoisolati, proprio per evitare i contagi in famiglia.
Forse quei cosiddetti irresponsabili non erano così irresponsabili. Sono andati via dal nord ciascuno per ragioni personali che non conosciamo, ma che possiamo facilmente immaginare (paura, perdita del lavoro, necessità economiche).
A un mese da quel folle week end, qualcuno anche tra coloro che li hanno additati come untori, come sciagurati, come vigliacchi ed egoisti, dovrebbe dire grazie a quelle ventimila persone – donne, uomini, giovani, padri di famiglia, studenti, disoccupati – che sono tornate in Sicilia, ma che hanno protetto la Sicilia.