In un momento di disperazione ho anche accarezzato l’idea di raparmi a zero
Giuro, ucciderei per un parrucchiere! Seppure in senso metaforico, visto che non riesco neanche a schiacciare una formica, se non fossi così ferrea nel rispetto delle norme e delle leggi, credo proprio che per il mio parrucchiere, anzi la mia parrucchiera, una follia la farei. Ecco, per darvi l’idea, un po’ come abbiamo fatto quasi tutti da adolescenti, ignorando il coprifuoco o frequentando il ragazzo che i nostri genitori non avrebbero mai approvato. Una di queste trasgressioni per intenderci. Non forzerei certamente un posto di blocco della polizia, ma potendo trasgredire senza nuocere a nessuno una follia, seppur innocente, me la concederei.
Sarà la mancanza di ossigeno, saranno gli effetti dell’isolamento, sarà che non metto piede fuori casa da un numero ormai indefinito di giorni, ma l’idea di continuare a cercare di domare questo groviglio di cespugli di non ben identificato colore, forma e densità che aleggia sulla mia testa non la reggo più. Proprio non ce la faccio. Sono al capolinea.
In un momento di disperazione ho anche accarezzato l’idea di raparmi a zero. Poi non ne ho avuto il coraggio.
Dunque, evito abilmente gli specchi. Non ho alternative. Ma credetemi è una soluzione perfettamente inutile. La mia parrucchiera, costretta a sorbirsi il mio ennesimo sfogo, in chat ha cercato di consolarmi dicendo: “Tranquilla, tanto sei a casa, non ti vede nessuno”.
Non mi vede nessuno? Il punto è proprio questo, adesso, più che mai mi vedono tutti. Sono sempre lì in videoconferenza, cinque giorni su sette, senza possibilità di fuga. E mentre in tempi normali nessuno zummava sulla mia faccia o sui miei capelli per vederli meglio, oggi al tempo del Covid, sono io stessa ad immolarmi per amore dei miei studenti. Purtuttavia, riconosco che potrei sottoporli a visioni poco edificanti, e per quanto io cerchi di mostrare il mio lato migliore il prodotto non cambia.
Ad ogni modo, ho capito di non essere sola in questa valle di lacrime. Una mia collega – ometto il nome per tutelarne la privacy – mi ha detto che lei sembra Gesù all’ultima cena. Non la vedo da un po’, per cui deduco che le saranno spuntati anche barba e baffi. Comunque, per acquetare il mio malessere ho fatto un giro di videochiamate ad altre mie colleghe, che rispondendo all’appello, hanno visibilmente – sottolineo visibilmente- manifestato i miei stessi disagi. Tinte sbiadite, capelli bianchi, tagli irrecuperabili, insomma nessuna sembra poter concorrere per il titolo di reginetta dell’anno.E da quel che vedo neanche le mie amate mamme stanno messe bene. Le vedo virare come aerei caccia, cercando di schivare abilmente le telecamere saggiamente puntate sui faccini belli e perfetti dei loro figli. Ma ogni tanto compaiono, si abbassano quasi acquattandosi al pavimento, passano davanti allo schermo coprendosi con ceste di panni, circumnavigano le postazioni quasi fossero delle esperte esploratrici.
Care mamme, ma lo volete capire che siamo tutte sulla stessa barca? Siamo tutte ostaggio di figli e mariti, cuciniamo manicaretti che manco Antonella Clerici ha mai provato, laviamo e stiriamo montagne di roba, facciamo compiti, puliamo bagni h24 e in tutto questo qualcuno ci suggerisce “La quarantena potrebbe essere occasione per ritrovare noi stessi”. Ritrovare noi stesse? Ma dove, nello scarico del water?
A fine giornata, trovare la forza per farsi una doccia e infilarsi un pigiama, a mio giudizio, è già il massimo. Ma ciò che ci rende veramente eroiche è il coraggio e la tenacia con cui ogni mattina ci guardiamo allo specchio dicendoci: Forza, affrontiamo a testa alta quest’altra giornata. Per il parrucchiere c’è tempo.