Meno male che il primo giugno riaprono i parrucchieri, ma sarà necessario istituire un servizio di triage per valutare i casi più urgenti
Eravamo pronte, prontissime. Finalmente avevamo tirato un sospiro di sollievo, ci separavano solo pochi giorni dalla rinascita. Il 4 maggio, la fase due, rappresentava per noi donne una seconda liberazione: quella dai peli superflui e dai capelli ribelli. Invece niente, Conte ci ha deluse. E dire che in questi mesi avevamo sempre tifato per lui, qualunque restrizione ci sottoponesse, sapevamo che era per il nostro bene. Questa però non ce la doveva fare.
Come si fa ad aspettare sino al primo giugno? Ma è una presa in giro? Il primo giugno è lunedì. I parrucchieri sono chiusi. Conte questo lo sapeva? Forse no, è un maschio. E poi, il due giugno è la Festa della Repubblica, così dobbiamo rinviare a giorno tre. Vi rendete conto? Ancora un mese, un lunghissimo e caldo mese in cui sarà consentito visitare i nostri congiunti. Ma chi avrà il coraggio di uscire di casa?
Mio marito la scorsa settimana ha partecipato ai consigli d’interclasse. Dopo il secondo collegamento era visibilmente disorientato. Non aveva riconosciuto le sue colleghe. Erano completamente cambiate. In seno al consiglio, solo uno era rimasto immutato, il collega da sempre pelato. Le altre sembravano essere state sottoposte al programma di protezione testimoni. Si erano totalmente trasformate. Questo per farvi capire quanto il problema sia serio.
Dunque, abbiamo davanti un mese per organizzare il tutto. Parrucchieri, barbieri ed estetiste, ovviamente si stanno già attrezzando con tutti i dispositivi necessari. Si riceverà solo per appuntamento. Ecco, parliamo degli appuntamenti. Questi professionisti dell’hair stylist e del make up devono smaltire il lavoro accumulato in tre mesi di lock down. Devono ricevere pochissimi clienti per volta con l’obbligo per il cliente di rimanere in negozio solo il tempo strettamente necessario per il servizio. Conti alla mano, per rifare il look a tutti i clienti fidelizzati si prospettano tempi lunghissimi, anche mesi, un po’ come quando prenoti una visita specialistica con la mutua.
Scatta così la corsa alle prenotazioni. Due i criteri per poter prendere appuntamento. Il primo è quello classico, universalmente condiviso, ovvero l’ordine di prenotazione, chi prenota prima si aggiudica i primi appuntamenti. C’è poi una seconda opzione, che mi è venuta in mente stamattina mentre facevo lo shampoo: l’attribuzione di un codice, proprio come si fa al triage del pronto soccorso: codice rosso, codice arancione, codice azzurro, codice verde e codice bianco.
Il codice Rosso andrebbe attribuito a tutte le clienti che presentano condizioni di reale emergenza, a cui dovrebbe essere garantito un accesso immediato e nessuna rivalutazione successiva. Parlo, per esempio di tutte quelle donne, che in quarantena hanno cambiato completamente immagine, tipo le colleghe di mio marito, oppure immaginate di vedere la Hunzicher con la chioma di Branduardi.
Il codice Arancione andrebbe alle clienti che necessitano, per i ruoli rivestiti in settori pubblici, un intervento urgente, per evitare che con un’esposizione prolungata al naturale ci rimettano definitivamente la faccia. Pensiamo a tutte le donne impegnate in politica, nel campo giornalistico, a tutti i dirigenti, ma anche alle commesse dei supermercati, alle farmaciste, ai medici, alle postine.
Il codice Azzurro potrà essere riservato alle clienti con una urgenza cosiddetta differibile, cioè che può essere rimandata rispetto alle priorità dei precedenti. Si tratta di clienti messe non proprio male, o che comunque nessuno vede se non i familiari stretti; queste possono aspettare ancora qualche mese. Stiamo parlando, per esempio, delle operatrici dei call center, delle casalinghe a tempo pieno, delle monache di clausura, oppure delle signore che hanno già sperimentato il colore fai da te con buoni risultati e di quelle con capelli abbastanza gestibili con code basse e chignon.
Il codice verde andrebbe bene, invece, per le clienti con urgenza minore. Quelle che hanno solo bisogno di una spuntatina e di ravvivare poco poco il colore, ma che comunque sono ugualmente strafighe.
Infine il codice bianco penso che potrebbe essere attribuito alle clienti non urgenti, quelle insomma che qualunque cosa tu possa fare nulla cambierà mai. I casi disperati insomma, quelle senza alcuna possibilità. Queste donne potrebbero essere lasciate tranquillamente per ultime.
Ovviamente la valutazione dei casi andrebbe affidata al proprio parrucchiere attraverso l’invio di alcuni file fotografici che ritraggono il soggetto nelle varie inquadrature: fronte, lato, retro, alto.
A mio giudizio questa cosa potrebbe funzionare. L’unico problema che mi pongo, proprio per la mia oggettiva razionalità, è quello di finire per essere catalogata con codice bianco, così da dover arrivare a luglio in spiaggia con un turbante in testa al posto del solito cappello di paglia. La vedo nera.