Matteo Mangiacavallo e altre tre deputate all’Ars lasciano il M5S. Nasce il Gruppo “Attiva Sicilia”. A Sciacca, città di Magiacavallo, è già scattata la resa dei conti
“Prima hanno gridato vaffa contro la vecchia classe politica, adesso se lo urlano tra di loro”. È, questa, una delle freddure più maliziose che da qualche giorno circolano a Sciacca attorno alla clamorosa recente diaspora che ha sancito la spaccatura dentro il Movimento 5 Stelle.
Sciacca è la città di Matteo Mangiacavallo, “mister 15.000 preferenze” alle ultime regionali (per la precisione 14.988), tra i protagonisti dello strappo all’ARS (insieme ai colleghi Angela Foti, Sergio Tancredi, Valentina Palmeri ed Elena Pagana). “Il Movimento è cambiato”, hanno spiegato mentre, davanti ai giornalisti, battezzavano il loro nuovo gruppo parlamentare con la denominazione di “Attiva Sicilia”.
Da tempo a Sala d’Ercole questo raggruppamento si era di fatto già costituito. Ed era stato un po’ ghettizzato dagli altri parlamentari grillini, con l’accusa di avere garantito un’apertura di credito sostanzialmente “non autorizzata” al governo Musumeci, tra negoziati e voti parlamentari all’esecutivo garantiti benché fossero contrari alla linea ufficiale del M5S.
La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata l’astensione sulla recente Finanziaria. Il divorzio è stato, così, l’epilogo più naturale della vicenda. Ma in questa storia la politica è solo una delle protagoniste. Il casus belli, in realtà, è stato scatenato dalla recente espulsione di Sergio Tancredi dal Movimento 5 Stelle. Tancredi reo di non avere restituito (come notoriamente prevede l’atto di nascita del Movimento 5 Stelle) una parte dell’indennità parlamentare percepita. “Non è vero che Sergio non voleva restituire, non poteva farlo perché ha una causa pendente con tanto di conto pignorato, e quindi in questo momento non era in condizione di farlo”.
Tancredi è stato espulso per un pretesto, dunque? La pensano così Mangiacavallo e le altre deputate che hanno deciso di lasciare il Movimento.
Adesso si guarda al futuro. A Sciacca c’è chi pensa che mollando il Movimento 5 Stelle (di cui era un’avanguardia) Mangiacavallo abbia detto addio anche al limite dei due mandati. Ci ha pensato il diretto interessato, tuttavia, a sgomberare il campo da questo equivoco: “Non intendo ricandidarmi”. Ma è noto che in politica non esiste mai una parola definitiva. Anche se è chiaro che le condizioni sono cambiate, e se il Movimento 5 Stelle è un vero e proprio brand riconosciuto (con quello che questo può significare in termini di consensi), Attiva Sicilia è appena uscita dall’embrione.
E nella seconda città agrigentina è già scattata la resa dei conti. Attorno a Matteo Mangiacavallo in questi anni non ci sono stati certamente soltanto i suoi sostenitori personali. Un altro gruppo, capeggiato da Nino Vitale ed Emma Giannì, pur militando nello stesso M5S non ha mai amato il deputato, preferendogli alle elezioni suoi concorrenti, sebbene all’interno della lista (alle ultime Regionali hanno votato dichiaratamente per Giovanni Di Caro). Hanno considerato Mangiacavallo una specie di usurpatore della purezza delle idee grilline, soprattutto di quelle della prima ora. Non sembra vero, adesso, a questi pentastellati (protagonisti di un Meetup chiamato “Grilli di Sciacca”) chiedere il conto. E così hanno già dichiarato pubblicamente che loro sapevano bene che prima o poi i nodi sarebbero venuti al pettine.
E adesso pretendono di sapere dal senatore sciacchitano Rino Marinello (eletto a Palazzo Madama nel 2018, “trascinato” nella candidatura vincente proprio da Matteo Mangiacavallo) se adesso intenda prendere le distanze dal suo padrino politico oppure se, eventualmente, anche lui intenda chiamarsi fuori dal Movimento. La stessa cosa vogliono sapere da Teresa Bilello, prima eletta (anche lei vicina a Mangiacavallo) al consiglio comunale di Sciacca. Un Movimento 5 Stelle nel quale, a Sciacca, per dirla come i filosofi di un tempo, i protagonisti “più che nemici sono stati fratelli”.
Nella foto i 5 deputati del Gruppo Attiva Sicilia