Fondato a Racalmuto nel 1980

Fondazione Sciascia, il nuovo statuto cancella il consiglio comunale

FONDAZIONE SCIASCIA. Il Cda stringe i ranghi e si blinda. Nel futuro prossimo tre componenti nominati a vita (due espressi dalla famiglia, più l’ex direttore letterario Antonio Di Grado).  La giunta partecipa con sindaco e assessore alla cultura. Cancellata la nomina dei componenti votati dal consiglio comunale. La donazione di documenti, quadri e libri da parte degli eredi Sciascia alla Fondazione avverrà solo a inventario completato. Ma le lettere inviate a Sciascia sono state catalogate solo fino alla lettera L, dopo trent’anni dalla morte dello scrittore. Quanto ci vorrà ancora per arrivare alla zeta?

Circola riservatamente in questi giorni una copia del nuovo Statuto della Fondazione Leonardo Sciascia. A trent’anni dalla scomparsa dello scrittore e dall’istituzione dell’ente da parte del Comune di Racalmuto, tutti erano in trepidante attesa delle nuove norme con le quali gestire la Fondazione timorosi, alla luce delle recenti polemiche, sul futuro della stessa e del suo patrimonio.

Tre le novità di rilievo, due delle quali hanno il merito di recidere polemiche e timori. La terza è invece una soluzione del tutto pasticciata sulla composizione del Consiglio di amministrazione. Il risultato è che non ne faranno più parte i componenti nominati dal consiglio comunale di Racalmuto, scelti su termne indicate dal Cda.

Il nuovo articolo 2 dello Statuto, nel definire gli scopi della Fondazione, conferma che la stessa “intende agevolare promuovere lo studio delle opere letterarie e dei documenti consistenti in una numerosa raccolta di ritratti di scrittori, nelle edizioni e traduzioni dei libri di Leonardo Sciascia e in tutte le lettere ricevute dallo scrittore in circa mezzo secolo di attività letteraria, che si trovano custoditi presso la sede della fondazione e che saranno donati, mediante atto pubblico, dagli eredi di Leonardo Sciascia dopo che saranno catalogati, ordinati ed inventariati …”. Insomma, finalmente si parla chiaramente della donazione dei documenti di Sciascia che finora erano e sono in custodia presso la Fondazione, ma non si capiva bene di chi fosse la proprità.

Ma sarà una donazione a inventario ultimato. Ma ritratti e libri sono catalogati, ordinati ed inventariati da tempo. Già si potrebbe procedere con la donazione di questo materiale. Quanto alle lettere apprendiamo dal repertorio dei corrispondenti di Leonardo Sciascia custodito presso la biblioteca della Fondazione che, con l’aggiornamento relativo all’anno 2019, sono state catalogate e inventariate le lettere dei corrispondenti sino alla lettera L.

Salvatrice Graci, responsabile della biblioteca, nel commentare il repertorio su “Todo Modo”, l’annuale rivista internazionale di studi sciasciani edita dall’Associazione Amici di Leonardo Sciascia e da Leo S. Olschki editore (anno IX – 2019) auspica di “dare conto delle missive dei corrispondenti relativi alla lettera M” nel successivo volume della rivista che uscirà a novembre 2020.

Considerando che mancano ancora 10 lettere (dalla N alla Z) per completare l’alfabeto ci auguriamo di essere ancora tutti in vita quando finalmente questa estenuante catalogazione sarà completa.

Prosegue ancora l’art. 2 dichiarando di “destinare a perenne fruizione pubblica, senza limitazione alcuna, il suddetto patrimonio culturale conservato presso la sede della Fondazione … precisando anche che, con decreto n. 81 del 8 luglio 2017 della Soprintendenza Archivistica della Sicilia – Archivio di Stato di Palermo, è stato dichiarato di “Interesse Culturale” il complesso documentario Archivio epistolare di Leonardo Sciascia (1950-1980) e per tali motivi sottoposto alla disciplina del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42”.

Altra novità riguarda l’art. 16 che nella nuova formulazione ricalca solo in parte quello precedente affermando che in caso di estinzione della persona giuridica “il patrimonio culturale proveniente dagli eredi di Leonardo Sciascia, e di cui al precedente art. 2, verrà devoluto a un ente con fini analoghi indicato dai due consiglieri rappresentanti della famiglia Sciascia”.

Ma la norma, oltre ad indicare quali cause di estinzione quelle previste dall’art. 27 del codice civile, aggiunge, ad ogni buon fine, che un’ulteriore causa di estinzione può derivare dalla mancata destinazione alla Fondazione dei “mezzi patrimoniali necessari per lo svolgimento della sua attività”.
Per quanto è una duplicazione (tutte le persone giuridiche si estinguono se il patrimonio diviene insufficiente al raggiungimento degli scopi) repetita iuvant soprattutto alle orecchie del Comune di Racalmuto e della Regione siciliana.

E veniamo al pasticcio. Gli articoli 10 e 10 bis disciplinano la composizione del Consiglio di amministrazione. L’art. 10 fotografa la situazione attualmente esistente di un Consiglio composto da 7 membri: 3 nominati a vita (i due generi dello scrittore, Salvatore Fodale e Antonino Catalano ed il professore Antonio Di Grado); il Sindaco e l’Assessore ai Beni culturali del Comune di Racalmuto; 2 membri nominati recentemente dal Consiglio comunale di Racalmuto (la preside Patrizia Pilato ed il poeta Nino De Vita). Dispone altresì che in caso di cessazione dalla carica, per qualsiasi motivo, del Prof. Di Grado e dei due membri nominati dal Consiglio comunale non si procederà ad alcuna nomina poiché nella sua formulazione definitiva – disciplinata dall’art. 10 bis – il Consiglio sarà formato solo da 4 membri e ciò in ossequio ad una circolare del 2012 dell’Assessorato regionale ai beni culturali.

La norma che teneva conto dell’espressione del consiglio comunale, quindi l’apporto di personalità che non fossero stretta espressione della famiglia Sciascia e della giunta comunale è saltata. Il consiglio comunale non potrà esprimere alcuna partecipazione al Cda della Fondazione.

L’art. 10 bis dispone infatti che il Cda, nella sua versione definitiva, sarà composto da due membri nominati a vita dalla famiglia Sciascia, dal Sindaco e dall’Assessore ai beni culturali del Comune di Racalmuto e venendo meno i membri della famiglia sarà quest’ultima a indicare i suoi rappresentanti anche scegliendo tra persone ad essa estranee con facoltà di nominarli a vita o per un tempo determinato e con facoltà di revoca.

Tanto per far chiarezza, un po’ per celia e un po’ per non morire. Dunque lunga vita al professore Di Grado che con la sua presenza assicura una maggioranza in Consiglio di amministrazione. Anche perché quando lui, tra cento anni non ci sarà, la maggioranza si radicherà nelle mani del Sindaco il cui voto, in caso di parità, prevale su quello di tutti gli altri. E potrebbero essere guai.

 

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