La cubbaita, i ceri alla piazzetta e la scalinata transennata
Di questa strana e inconsueta seconda settimana di luglio per Racalmuto, ai racalmutesi resterà solo l’odore della cubbaita. Perché anche se non c’è stata la festa della Madonna del Monte, tanto amata e tanto attesa, in piazza non è mancato il colore e il profumo della mandorla caramellata, del torrone. Del resto, una festa siciliana è anche una festa di odori e sapori, di rumori e colori. Cancellati, in parte, dal virus invisibile che ha sconvolto questo 2020, che non ha fermato però Nino Licalsi che da sessant’anni partecipa con la sua cubbaita a questa festa. Partecipa, sì, perché lui – anzi, la sua cubbaita – è protagonista della kermesse. Come sono protagonisti i tammurinara, i cavalli, le luminarie, i botti.
“Mio padre, lu zi Mommu, veniva qui già più di ottant’anni fa – ci racconta il signor Nino – Sempre qui, in questo marciapiede, nel cuore della piazza e della festa. Ho sognato mio padre, non scherzo, mi chiedeva se anche quest’anno saremmo venuti a Racalmuto. Ed eccoci qua. Oggi è la domenica del Monte, mai avrei potuto immaginare vedere la piazza non vestita a festa e vuota”.
Nella festa del Monte al tempo del coronavirus, Nino Licalsi c’è stato. Come non è mancato lo zucchero filato di Sandro Nitro che a due passi dalla statua di Sciascia non ha fatto mancare, in questi giorni, il colore delle sue delizie siciliane, torrone compreso.
E se in questa strana “festa-non-festa” la cubbaita non è mancata – e per fortuna nessuno ci ha tolto granita e taralli, gelati a pezzo e gazzose – di tutto il resto se ne è sentito il vuoto. Colmato dai tre Cilii fermi alla piazzetta e dalle tante celebrazioni al santuario. Un santuario la cui scalinata è rimasta, la sera del sabato, blindata da orrendi transenne. Si poteva benissimo arredarla di fiori, se si volevano evitare le acchianate a cavallo (e dubito che qualcuno abbia avuto il pensiero di farlo!). Ma quelle transenne gialle no.
Per fortuna, comunque, stamattina sono state tolte, quando già alle 9 – alla messa celebrata dal frate Don Fernando – c’erano già tanti fedeli, tutti composti, tutti a rispettare le regole anticovid. Come è successo in questi ultimi giorni, alle celebrazioni liturgiche volute dal rettore Don Luigi Mattina e dal Comitato.
Aver “blindato”, sabato sera, un luogo che anche ieri è stato fotografato dai curiosi, dai ragazzi, da qualche turista e dai tanti fedeli che hanno raggiunto a piedi la chiesa, è stata la scelta sbagliata che ricorderemo di questa strana seconda settimana di luglio, senza nemmeno quei ventun colpi di cannone e il rullo dei tamburi che, senza assembramenti, ci avrebbero fatto ricordare che certe abitudini, spesso, sono la vera forza di una comunità. Soprattutto in tempi di emergenza.
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