Fondato a Racalmuto nel 1980

“Sciascia e Livatino, espressione di valori per tutti”

L’INTERVISTA Il Presidente della Camera Roberto Fico oggi a Racalmuto, per ricordare lo scrittore che fu anche deputato alla Camera, e ad Agrigento, per i trent’anni della morte del giudice Rosario Livatino.

Il presidente della Camera Roberto Fico accanto alla statua di Sciascia (foto Pietro Tulumello)

Ha dormito a Racalmuto e stamattina, prima di recarsi alla Fondazione Sciascia per inaugurare la mostra di fotografie scattate da Leonrado Sciascia negli anni Cinquanta (conservate dalla famiglia in un cassetto assieme ad altre e riprodotte in mostra a Racalmuto e in un volume curato da Diego Mormorio) il presidente della Camera Roberto Fico ha voluto fermarsi lungo il corso per ammirare la statua dedicata allo scrittore. Accompagnato dal prefetto di Agrigento Maria Rita Cocciufa e dal sindaco di Racalmuto Vincenzo Maniglia, il presidente Fico ha ricevuto in dono dallo scultore racalmutese Giuseppe Agnello una piccola Civetta in bronzo, simile a quella donata nel 2008 al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Una battuta con i presenti (il presidente ha ricevuto anche il numero speciale di Malgrado tutto, realizzato per i quarant’anni di vita del nostro giornale), un assaggio veloce dei taralli e poi tappa alla Fondazione dedicata al Maestro di Regalpetra, dove ad accoglierlo, tra gli atri, una delle figlie dello scrittore, Anna Maria Sciascia.

L’intervento di Roberto Fico alla Fondazione Sciascia

Il presidente della Camera ha aperto così la giornata in provincia dedicata a Leonardo Sciascia prima e poi al giudice Rosario Livatino, commemorato, nel trentesimo anniversario della morte, nella tarda mattinata, al Tribunale di Agrigento: “Sono felice di venire per la prima volta in visita come Presidente della Camera nella provincia di Agrigento – ha detto il presidente Fico nell’intervista esclusiva rilasciata a “Malgrado tutto” – Parliamo di figure di altissimo profilo, che hanno avuto percorsi ed esperienze diverse ma che si sono entrambe caratterizzate per un forte impegno nel contrasto alla mafia e per tutelare il bene comune. Sciascia, da grande intellettuale nel senso più alto del termine, ha denunciato con i suoi scritti il fenomeno mafioso e si è impegnato in politica per portare avanti le sue battaglie. Livatino ha lottato da magistrato con coraggio e professionalità, e per questo è stato ucciso: le istituzioni e il Paese devono ricordare il suo sacrificio”.

Presidente, Leonardo Sciascia, per quattro anni, sedette negli scranni della Camera dei Deputati oggi da Lei presieduta e fece parte della Commissione parlamentare d’inchiesta sul caso Moro; i suoi interventi, brevi ma efficaci, influenzavano spesso il dibattito sia parlamentare che politico italiano. Quanto manca oggi una voce come quella dello scrittore siciliano in Parlamento?

“L’esperienza di Sciascia in Parlamento è stato un tassello di un più ampio e intenso percorso di impegno portato avanti per tutta la vita. Da deputato ha interpretato pienamente una missione civica, controcorrente. Ha firmato tante proposte di legge, ma anche tante interrogazioni. E poi ricordiamo il suo lavoro nella commissione d’inchiesta sul caso Moro. Autorevole, rigoroso, senza dubbio avere un intellettuale come lui, portatore di un pensiero libero, un pungolo continuo alla riflessione, in Parlamento e nel dibattito pubblico sarebbe prezioso. E per le istituzioni un elemento di forza”.

Con la Sua autorevole presenza vengono avviate le iniziative per ricordare lo scrittore nel centenario della sua nascita. Quanto sono importanti le istituzioni e le iniziative culturali per il riscatto del Mezzogiorno?

“Aprire l’anno delle celebrazioni è motivo di orgoglio. La memoria è una risorsa del presente, ricordare deve essere sempre uno stimolo per confrontarsi con il passato e trarne insegnamento. L’auspicio è che queste iniziative che spero numerose e vivaci siano uno stimolo per i più giovani non solo a riscoprire Sciascia ma a mettersi in discussione ed essere sempre più spiriti civici impegnati per il proprio territorio”.

Il presidente Fico interviene al Tribunale di Agrigento per ricordare Rosario Livatino (foto Carmelo Petrone)

Trent’anni addietro il trentottenne giudice Rosario Livatino veniva selvaggiamente trucidato lungo la statale 640, oggi ridenominata “Strada degli scrittori”; un giudice “ragazzino” che pagò con la vita la sua intransigenza nei confronti della mafia…

“Livatino era un magistrato rigoroso, capace e impegnato. Venne ucciso perché faceva il proprio dovere. E voglio ricordare anche che venne ammazzato perché non aveva una scorta, era un bersaglio facile. Lo Stato deve sapere proteggere i suoi rappresentanti che si impegnano a difesa della legalità”.

Sciascia ha caratterizzato il suo impegno politico e civile puntando spesso il dito nei confronti dell’amministrazione della giustizia, chiedendo maggiore responsabilità a coloro che sono chiamati a giudicare. Quanto è attuale, ancor oggi, quell’insegnamento? E quanto l’esempio di Livatino è presente?

“Ad ogni modo Sciascia e Livatino sono due profili differenti, come dicevo, ma sono stati entrambi espressione di valori che devono ispirare ancora oggi la nostra comunità. L’impegno a favore della collettività, lo sprone a migliorare la nostra società, la spinta ideale costante a difendere e valorizzare la propria terra. È anche da questo approccio che viene fuori la condanna non solo della mafia in quanto organizzazione criminale, ma della mentalità mafiosa in quanto sub-cultura clientelare e violenta”.

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