ANNIVERSARI. Cosa resta di Sciascia a Racalmuto a cento anni dalla nascita? Un paese schiacciato sulla figura del grande scrittore che costruisce monumenti con libri di marmo invece di regalare e far leggere gli immortali libri di carta
Cento anni fa Leonardo Sciascia nasceva a Racalmuto. Cento anni dopo, Racalmuto è il paese di Leonardo Sciascia. Racalmuto è così diventata definitivamente Regalpetra, il luogo letterario inventato e narrato da Sciascia.
E’ un fatto inoppugnabile, sotto gli occhi di tutti e ancora più prepotente in questo centenario. I giornalisti vengono a Racalmuto per rintracciare indizi e tracce della presenza dello scrittore, per cercare nei luoghi le ragioni della sua scrittura. Molte cose custodiscono ancora la memoria della stagione di Sciascia: la casa, il circolo, la piazza, la scuola.
Ma l’inversione del rapporto tra Sciascia e Racalmuto – da figlio del suo paese, a padre del proprio paese che ora si sente orfano – cosa lascia cento anni dopo? C’è una Fondazione intitolata allo scrittore, c’è una statua, ci sono strade e edifici intitolati a Sciascia. E poi?
Nel 1921 Racalmuto era un paese certamente più povero, dal punto di vista delle condizioni di vita dei suoi abitanti: ma era anche un paese con forti conflitti sociali e politici, con una storia difficile e complessa, con un certo dinamismo economico, come hanno appassionatamente ricostruito Salvatore Picone e Gigi Restivo nella loro biografia Dalle parti di Leonardo Sciascia, in uscita a giorni nelle librerie per Zolfo Editore. Cose che poi Sciascia ha raccontato nelle sue “Parrocchie”, contribuendo anche con la sua denuncia a correggere molte storture e arretratezze.
E oggi? Il ricordo di Leonardo Sciascia ha appiattito Racalmuto sulla sua figura. Era forse inevitabile, magari pure con qualche insofferenza da parte di chi attraversa difficoltà e congiunture comuni a molti abitanti dei paesi dell’interno della Sicilia, ma a Racalmuto soffre perché pensa che la preoccupazione prevalente della classe dirigente sia quella preservare la memoria di Sciascia e tutto ciò che le si muove attorno.
Nel centenario si sono eretti monumenti, organizzati convegni sia pure in streaming, ma cento anni dopo avrei preferito – da parte dell’amministrazione pubblica e da parte della Fondazione che porta il nome di Sciascia e dice di impegnarsi per farne conoscere e studiare l’opera letteraria – che invece di alzare una stele con dei finti libri di marmo (sopra la foto, guarda il progetto), si facesse un investimento più semplice e più discreto: regalare ad ogni famiglia, ad ogni studente, ad ogni bambino di Racalmuto un libro di Sciascia. Portare o riportare un libro dello scrittore in ogni casa, là dove ci sono già altri libri di Sciascia o anche nelle case dove magari non ce ne sono.
In fondo, il modo migliore di onorare la memoria di chi scrive è leggere quello che ha scritto: dimostra che l’autore è vivo perché ancora ci parla. E ci parla con una voce a noi vicina. La voce di un nostro paesano che è concittadino di tutti quelli che amano ancora leggere le sue parole.