Si chiama “Savoia”, ma, sia chiaro, la ricetta è stata concepita in Sicilia per tributare i sovrani sabaudi (anche se ancora non si capisce bene per cosa)
Agli inizi del ‘700 – a causa di una delle tante e intricatissime vicende dinastiche, politiche e militari europee, in questo caso frapposte tra le famiglie degli Asburgo (ma il ramo cadetto dei re di Spagna), i Borbone e i Savoia – avvenne ciò che nessuno si sarebbe mai aspettato, ovvero l’improvvisa fine della dominazione iberica in Sicilia, con connesso e immediato inizio del governo di una dinastia che fino ad allora pochissimo, anzi nulla, aveva avuto a che fare con la Sicilia: i Savoia. Ma si sa, la politica delle alte sfere è impenetrabile alle ragioni del popolo (e, molto spesso, anche a quelle della logica umana). Dunque, dicevamo, era precisamente il 1713 quando, dopo lunghe diatribe, accordi sottobanco e “piccoli” tradimenti, durante la notte di Natale e all’interno della maestosa cornice normanna della Cattedrale di Palermo, Vittorio Amedeo II di Savoia venne incoronato Re di Sicilia, manco fosse stato Carlo Magno e l’isola il Sacro Romano Impero. Comunque, cosa c’entra, qui, tutto questo rimembrare le passate vicende storiche di un’isola che ogni volta veniva scambiata, ceduta o venduta all’occorrenza e secondo gli scopi e gli interessi del momento? Abbiate pazienza, promettiamo, nelle prossime righe, di svelarvelo.
Divenuta quindi la Casa sabauda il nuovo sovrano siciliano, ecco allora nascere, tra le altre, una prima, succulentissima, leggenda. Si racconta, infatti, che proprio in occasione dell’apposizione della regale corona isolana sul nobile capo piemontese, un non meglio identificato pasticcere palermitano – molto probabilmente presente all’evento in Cattedrale – ebbe un’idea, quasi una folgorazione: creare un dolce da dedicare al nuovo monarca che, almeno ai suoi occhi, aveva appena “liberato” il popolo della Trinacria dal reame (e, soprattutto, vicereame) spagnolo, re che finalmente avrebbe abitato sull’isola – nobilitando ancora di più la capitale Palermo – e che l’avrebbe inoltre amministrata come sarebbe sempre dovuto essere, al meglio. Tralasciando cosa poi effettivamente avvenne e che appartiene alla storia della disillusione umana, il dolce (almeno quello) venne per fortuna davvero concepito e, dallo stesso autore, subito dopo battezzato: Torta Savoia. Ma, naturalmente, tutto ciò che vi abbiamo appena narrato successe secondo la versione dei palermitani.
E indovinate un po’? Dall’altro lato dell’isola, a Catania, non sono assolutamente d’accordo, perché ai piedi dell’Etna si sostiene che furono invece le suore del Monastero delle Benedettine ad avere l’idea di creare un dolce in onore dei nuovi sovrani dell’isola, sempre i Savoia, ma stavolta diventati tali in occasione dell’annessione della Sicilia al Regno d’Italia, avvenuta nel 1860 attraverso un vero e proprio referendum, forse il primo della storia contemporanea italiana (ma questa è un’altra storia). E ovviamente la ricetta delle Benedettine etnee era anch’essa quella della Torta Savoia. Dunque, a Catania ne vantano la primogenitura, ma con una storia accaduta centocinquant’anni dopo quella che sarebbe avvenuta a Palermo. E stabilire chi abbia ragione e chi no, non è esattamente tra i nostri obiettivi, figuriamoci, quindi a chi voglia, l’ardua sentenza. Le due leggende appena narrate si intersecano però in un unico punto, fondamentale, che cioè la Torta Savoia – al netto della fantasia usata per darle il nome – sia stata con certezza concepita dalla creatività isolana, entrando così a far parte di una “squadra”, quella della pasticceria siciliana, considerata da sempre tra le migliori al mondo.
Ma adesso viene il bello, perché il dolce di cui stiamo trattando, secondo solo alla Settestrati, rappresenta probabilmente il meglio di come uno specifico ingrediente possa essere sublimato: re della “Savoia” è infatti il cioccolato, nelle sue varie “anime”. Più nel dettaglio, la ricetta prevede l’uso di sottili strati di Pan di Spagna intervallati da una crema al cioccolato (composta mediante la fusione delle tipologie al latte, fondente e bianco), con l’aggiunta di un particolare innesto, pensato proprio per omaggiare i sabaudi: le nocciole. Alcuni strati di crema al cioccolato sono infatti preparati utilizzando farina di Nocciola del Piemonte IGP, ma è ormai abituale anche l’uso di quelle sicilianissime delle Madonie, che nulla hanno da invidiare rispetto alle più famose e blasonate “cugine” delle Langhe. Chiude lo spessore della torta, una glassa di cioccolato fondente che ricopre tutto.
Quindi, ricapitolando, la ricetta della Torta Savoia è stata concepita in Sicilia per tributare i sovrani sabaudi (anche se ancora non si capisce bene per cosa), nella preparazione è compreso l’utilizzo di un tipico prodotto piemontese e ne è venuto fuori un tripudio di cioccolato – che farebbe gola a chiunque si dovesse trovare a passare davanti la vetrina di una qualsiasi pasticceria dell’isola – caratterizzato, a ogni assaggio, dalla morbidezza e dal sapore del Pan di Spagna bagnato nel rum, quest’ultimo esaltato dalla gustosissima compattezza delle diverse creme “cioccolatose”. E poi c’è anche l’immancabile variante, quella tutta verde alla crema di pistacchio. E voi cosa state ancora aspettando? Suvvia, correte a provarla…