Fondato a Racalmuto nel 1980

Signor Ministro dell’Istruzione, propongo la “Piattaforma Voltaire”

Potrà così consultare, tutte le volte che lo vorrà, gli operatori della scuola. Ascoltare le loro proposte, dirimere i loro dubbi, far tesoro delle loro esperienze. 

Angela Mancuso

Egregio Signor nuovo Ministro dell’Istruzione,

ci rivolgiamo a lei fiduciosi, così come fiduciosi ci siam sempre rivolti a tutti i nuovi ministri dell’Istruzione. E ne abbiam visti passare tanti, sa? Di tutti i colori e di tutti i sapori. E tutte le volte è una nuova ventata di fiducia. Tutte le volte, noi che la scuola la facciamo, da Nord a Sud (isole comprese), guardiamo con slancio ottimistico al nuovo che avanza e che promette di modernizzare, di proiettare nel futuro, di dare una seria impronta riformatrice, di risolvere tutti i problemi. E tutte le volte, puntualmente, rimaniamo delusi e smarriti, perché ci pare prevalga l’improvvisazione, la casualità, l’indeterminatezza, la confusione.

La scuola, quella vera, fisica, la cui soglia varchiamo ogni mattina, nella quale operiamo concretamente, attivamente, giorno dopo giorno, è stata lasciata alla deriva, svuotata di valore e di umanità. E per “umanità” intendo proprio quell’antica humanitas che rende l’uomo homo sapiens, che  forma adulti in grado di portare nel mondo la sapienza degli antichi, le loro conquiste etiche ed estetiche, le stupende visioni e le meravigliose intuizioni,  le virtù morali, i  valori della comprensione e della condivisione. Una scuola che punti a una cultura qualitativa, come valore della personalità. E’ questa la scuola che ci manca. E’ questa la scuola che tutte le volte, a gran voce, chiediamo ai nuovi ministri, ed essendo lei nuovo, nuovissimo, glielo chiediamo subito, togliendoci il pensiero.

Non vogliamo chissà cosa, ci creda. Non abbiamo grandi pretese. Ci basta che ci restituiate il nostro tempo. Quel tempo che progressivamente ci è stato sottratto da tutti quegli acronimi che hanno sbriciolato e polverizzato quella che fino a qualche decennio fa poteva ancora chiamarsi agenzia educativa. Tutti quegli acronimi che ci costringono a fermarci sul più bello, a interrompere un sonetto, un teorema matematico, una formula chimica, una lezione di ortografia, ad arrestare la marcia di Annibale o spegnere lo schermo su cui campeggia un’opera d’arte. Perché di anno in anno ci sottraete sempre più ore. E quelle ore vanno all’alternanza scuola-lavoro (ora PCTO), alla preparazione per le prove INVALSI, all’orientamento, ai corsi sulla sicurezza, ai progetti, al CLIL, ai PON, ai PIN. Volete una scuola che guardi di più al mondo del lavoro, ma con questo tipo di progettualità ci avete confusi. Non sappiamo più quali finalità porci.

Che tipo di uomini e di donne dobbiamo formare? Intellettuali? Lavoratori? Burocrati asserviti? Piccoli ingranaggi di una grande macchina produttiva? A noi piacerebbe formare uomini liberi. E’ ancora possibile? Ce lo dica, Signor Ministro. Ecco. A nome di tutti gli operatori della scuola le chiedo di consultarci. Di ascoltare le nostre proposte, di dirimere i nostri dubbi, di mettere a disposizione le nostre esperienze e le competenze acquisite sul campo. Se vuole possiamo creare una piattaforma per le consultazioni. Propongo di chiamarla “Piattaforma Voltaire”, se le piace.

In fede

 

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