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C’è un po’ di Santa Elisabetta nel firmamento

La stella di neutroni scoperta da un gruppo di ricercatori dell’Università degli Studi di Palermo, in collaborazione con l’Osservatorio Astronomico dell’INAF. L’ equipe di studiosi è stata coordinata da Emanuele Greco, figlio di genitori sabettesi

Antonio Fragapane

La notte tra il 23 e il 24 febbraio del 1987, all’interno della Grande Nube di Magellano (una galassia nana della nostra Via Lattea, distante circa centosettantamila anni luce da noi) avvenne l’esplosione di una stella, poi ribattezzata SN 1987A. Era una supernova (SN, appunto), un corpo celeste la cui detonazione crea una luminescenza che può superare quella di una intera galassia, tanto che infatti l’evento appena descritto fu visibile a occhio nudo, e per un po’ di tempo, anche dalla Terra. La conseguenza di quell’esplosione fu la nascita di una stella di neutroni (all’inizio, venne addirittura anche ipotizzata – in alternativa – la creazione di un buco nero), un corpo avente una densità tale che se tenessimo un po’ del materiale che lo costituisce nel palmo di una mano, peserebbe miliardi di tonnellate.

Ed è notizia di qualche giorno fa che proprio questa stessa stella di neutroni – precedentemente oscurata dai detriti dell’esplosione che l’ha generata – sarebbe stata individuata da un gruppo di ricercatori dell’Università degli Studi di Palermo in collaborazione con l’Osservatorio  Astronomico dell’INAF (l’Istituto Nazionale di Astrofisica) presente nel capoluogo, in sinergia con colleghi giapponesi e grazie all’uso del telescopio Nustar presente sul satellite Chandra della Nasa (ente che ha molto orgogliosamente divulgato la notizia). La particolarità di questa scoperta è quella che se l’esistenza della stella di neutroni individuata all’interno della SN 1987A (la supernova più famosa dei tempi moderni e anche la più analizzata di sempre) dovesse essere effettivamente confermata, sarebbe la più giovane mai rilevata, considerati i suoi soli trentaquattro anni di esistenza, non tralasciando la circostanza che trovandosi abbastanza vicina a noi, sarebbe anche molto più semplice studiarne le dinamiche e l’ambiente evolutivo, oltre al fatto che storicamente l’ultima esplosione di una supernova nella nostra galassia, di cui abbiamo conoscenza, risale a ben quattrocento anni fa.

Ma c’è anche una notizia dentro la notizia, che inorgoglisce la nostra provincia, poiché l’equipe di studiosi dell’Università di Palermo che ha effettuato la scoperta è stata coordinata da Emanuele Greco, fisico ventiseienne e dottorando Unipa/INAF, palermitano, ma figlio di genitori originari di Santa Elisabetta, comune dell’entroterra agrigentino.

Certamente, un importante traguardo scientifico raggiunto che, si spera, possa trovare ulteriore conferma nei dati che il teleobiettivo di NuStar consentirà di acquisire durante il 2021.

 

 

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