Ed io, a settecento anni dalla sua non-morte, lo immagino nella luce del Paradiso, beato tra i beati, a declamare il suo ultimo canto
Qualche pomeriggio fa, mio figlio, che sta frequentando un PON di Letteratura italiana, mi chiede, così, a bruciapelo, cosa pensasse e cosa provasse Dante mentre scriveva la Commedia .
“Beh, vedi”, comincio io, calandomi l’occhialino sul naso e assumendo la postura della brava professoressa di Italiano, ” Intanto bisogna distinguere il Dante personaggio dal Dante narratore. Il Dante personaggio prova una vasta gamma di emozioni: paura, angoscia, compassione, rabbia, sdegno, amore, gioia; il Dante narratore vuole comunicare, trasmettere, ammonire, spiegare. E poi c’è tutto il discorso della missione profetica, di mostrare all’umanità la via della salvezza e bla bla bla”.
Non riesco a completare i miei “bla bla bla” che già mio figlio, terrorizzato, si smaterializza in fretta e furia lasciandomi alle mie farneticazioni letterarie. Poi, però, rimasta sola, mi balena in mente una risposta fuori dagli schemi, anticonformista, provocatoria, blasfema. Dante voleva diventare famoso. Sapeva di essere bravo. Era pienamente consapevole e narcisisticamente sicuro del suo valore poetico, della sua superiore cultura, dell’ ineguagliabile acume intellettuale. Era avanti anni luce. Era uno con l’anima rock. E lo sapeva. “Con questa sbanco di brutto”, avrà sicuramente pensato. “Ci scalo tutte le classifiche, ci vinco il Campiello e lo Strega, ci vinco Sanremo, mi erigeranno statue, scolpiranno busti, mi dedicheranno strade, corsi, piazze e pagine Facebook, polverizzeranno il cervello di generazioni di studenti, mi declameranno in televisione in diretta mondiale e a reti unificate. Io non morirò mai”.
Ecco cosa pensava mentre si dibatteva tra terzine di endecasillabi, metafore e allegorie, angeli e demoni, lui, il più grande influencer di tutti i tempi.
E mentre celebriamo il Dantedì, a settecento anni dalla sua non-morte, io lo immagino nella luce del Paradiso, beato tra i beati, a declamare il suo ultimo canto:
“Ho fatto mille passi
ho visto cadere mille petali
anime rotte
anime bruciate.
Ho sentito il loro dolore
ho scritto le loro pene
e poi mi mi sono innalzato
e adesso sono qua
e qua rimarró
per sempre
immortale”