Riflessioni. Oggi piace immaginare che, dopo 53 anni, il libro di Sciascia “Il giorno della civetta” sia tornato a rivivere nella fiction di successo “Màkari” tratta dai romanzi di Gaetano Savatteri, editi da Sellerio, e in onda su Rai 1
Tra Fondazione Sciascia, Casa Sciascia, Amici di Sciascia, Strada degli Scrittori risulta difficile che sfugga qualcosa da commemorare, che non riguardi lo scrittore di Racalmuto Leonardo Sciascia. Dunque non è scappata manco la ricorrenza dei sessant’anni trascorsi dalla pubblicazione del libro “il giorno della civetta”.
Stampato nel marzo 1961, è uno dei libri gialli più famosi della letteratura italiana, con le sue pagine ricche di trame che rendono complicata la ricerca della verità. Come molti sanno, definito dalla critica uno dei migliori film che hanno trattato il tema della mafia, nel 1968 diventa pellicola cinematografica, con la direzione di Damiano Damiani,
Oggi piace immaginare che, dopo 53 anni, ”Il giorno della civetta” sia tornato a rivivere sugli schermi nella fiction di successo Makari, partita proprio il 15 marzo su RAI 1.
Nel caso risolto da Saverio Lamanna, il giornalista a caccia di indizi, il quale si rende conto dell’innocenza del padre e del barbone Vittorio, che non c’entrano con la morte nel pozzo del piccolo Davide. Non sarà certamente stata una combinazione se nella prima puntata del film, tratto dai libri di Gaetano Savatteri, il giallo sia ruotato proprio attorno ad un pozzo.
Chi conosce l’autore sa bene che quel bimbo che vi cade, per un gioco finito male, non può essere considerato un comodo finale narrativo, ma nasconde ben altro. C’è la contaminazione di chi avendo letto i dialoghi tra l’anziano capomafia e il Capitano dei Carabinieri “del giorno della civetta”, non poteva dimenticarsi della “legge del pozzo”.
La ricerca della realtà che dovrebbe essere l’obiettivo principale dell’intellettuale investigatore, in cui: “la verità è nel fondo di un pozzo: lei guarda in un pozzo e vede il sole o la luna; ma se si butta giù non c’è più né sole né luna, c’è la verità”.
Mi sono chiesto in questi giorni come potrebbe essere rappresentato da Savatteri l’abate Vella l’impostore, curioso personaggio chiave del libro di Sciascia “Il Consiglio d’Egitto”, in quella che speriamo possa diventare una serie televisiva.
Un falsario sbarcato nella costa trapanese che, in un finale a sorpresa, non confonde Peppe Piccionello, bensì Saverio La Manna? Per dirla alla nostrana maniera “c’è luna a Mikari”.