Al centro dell’incontro con il regista e scrittore, nipote di Leonardo Sciascia, “Il giorno della civetta”, uno dei più celebri romanzi di Sciascia.
Favara, incontro all’ “Istituto Comprensivo “Falcone Borsellino” tra le classi terze della Scuola Media e Fabrizio Catalano, nipote del grande scrittore siciliano Leonardo Sciascia.
L’occasione nasce per ricordare due avvenimenti molto importanti e, in un certo senso, correlati, ovvero la “Giornata Nazionale della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie”, che si è celebrata lo scorso 21 marzo, e i 60 anni dalla pubblicazione di uno dei romanzi più celebri di Sciascia, “Il giorno della civetta”, in cui, per la prima volta, il tema viene affrontato con un approccio non macchiettistico, o come fenomeno di costume.
“Partendo da queste premesse, e dopo avere letto in classe il romanzo – ci dice la docente di lettere Brigida Morreale– le ragazze e i ragazzi hanno avuto la possibilità di fare delle domande a Catalano che, oltre ad avere arricchito la conversazione con aneddoti personali – e dunque ancora più preziosi – legati alla figura del nonno, ha messo a disposizione delle classi la sua esperienza come regista e attore teatrale ed esperto cinematografico”.
Si è anche parlato di Sciascia maestro di scuola elementare (aspetto meno conosciuto), e, anche in questo caso, Catalano ha raccontato di come forse, il nonno, male, “così come era affezionato alla sua macchina da scrivere” si sarebbe approcciato alla DAD.
“Sciascia rappresenta ancora una sorta di lente di ingrandimento – ha detto la docente di lettere Linda Graci – con cui osservare il mondo che ci circonda, un intellettuale – parafrasando il nipote – come Pasolini, come Moravia, di cui oggi si sente la mancanza, nella società civile italiana, e non solo italiana ma che potrebbe nascere sui banchi delle nostre scuole, tra le nostre alunne e tra i nostri alunni”.
Soddisfatta il Dirigente Scolastico Maria Vella, piacevolmente colpita dalla qualità delle domande formulate dagli alunni e dall’approccio alla conversazione, seppur a distanza. “Gli alunni – ci dice Maria Vella – sono rimasti piacevolmente colpiti dalla figura di Fabrizio Catalano, per il modo di conversare disinvolto e amichevole con il quale è riuscito a raccontare il nonno e lo scrittore; la mafia e l’atteggiamento mafioso che ancora oggi si manifestano in forme sempre nuove e celate nel quotidiano; ed ha esortato le nuove generazioni a non omologarsi al sistema, a pensare e ad esprimersi in maniera critica, a studiare ed informarsi. Questa è una delle grandi eredità ricevute dal nonno: avere il coraggio di essere una voce fuori dal coro”.