Fondato a Racalmuto nel 1980

Tutta la verità sulla nuova fiamma di mio marito

 E’ arrivato il momento di svelarvi tutti i suoi segreti

Valeria Iannuzzo

Vi ricordate di Arturo, la nuova fiamma di mio marito? Ecco, devo essere sincera, devo dirvi che Arturo non era proprio Arturo. Oggi è arrivato il momento di svelarvi tutti i suoi segreti.

Per farlo dobbiamo partire da lontano, quando Arturo era uno dei tanti cani abbandonanti da non si sa chi e perché nella città di Regalpetra, la terra che ha dato i natali a Leonardo Sciascia. Essendo un cane abbandonato, ovviamente, non aveva una fissa dimora, un pasto assicurato, nessun diritto e men che meno un nome. Tutti lo chiamavano il cane rosso. Su di lui c’erano due posizioni: alcuni dichiaravano con convinzione che si trattava di un cane affettuosissimo, particolarmente socievole, buono come il pane; altri dichiaravano sotto giuramento, invece, che era un cane di una pericolosità estrema, aggressivo, seriamente problematico, insomma un cane assolutamente da cancellare.E qualcuno, sapendo come vanno a finire sempre queste storie dalle nostre parti, prima o poi lo avrebbe cancellato, servendogli il suo ultimo pasto. Insomma, il cane rosso rischiava grosso. Così, per sottrarlo a morte certa, mio marito aveva pensato di portarselo a casa. Noi del resto siamo una famiglia ospitale, non neghiamo a nessuno un riparo e un piatto di croccantini.

Arrivato a casa Giudice il cane rosso è stato identificato come Arturo, anche se la documentazione degli uffici comunali non menzionava alcun cane con quel nome. Ad ogni modo, i sospetti erano nati sin dal primo giorno, anzi dalla prima passeggiata pomeridiana.Alle sedici in punto mio marito e Arturo hanno imboccato Corso Garibaldi per dirigersi in via Filippo Villa.

Fatto il giro del paese, riabbracciati i vecchi amici, i due hanno fatto ritorno a casa piuttosto soddisfatti. A dire il vero l’unico ad essere pienamente soddisfatto era Arturo, mio marito no, anzi era visibilmente preoccupato.

“Arturo non sta bene.” Ha esordito rientrando a casa.

“Perché?” chiedo io.

“Non ha fatto neanche una pipì. Non ha alzato la zampa neppure mezza volta”.

“Magari, il cane è ancora traumatizzato. Dagli un po’ di tempo”.

Arturo

Ma niente, passeggiata dopo passeggiata, giorno dopo giorno, Arturo di fare pipì proprio non ne voleva sapere. Era sempre allegro, affettuoso, particolarmente socievole, ma di pipì nessuna traccia.

Ma perché preoccuparsi, si vedeva che stava bene, era affettuoso con tutti, anche con gli altri cani. Ecco, la lampadina si è accesa proprio qui.Arturo era affettuosissimo con tutti i cani che incontrava: li rincorreva, ci giocava, cercava di dominarli. E loro, niente, stavano al gioco. Anche i cani maschi si comportavano allo stesso modo.E questo si sa non è naturale.

Ed ecco, che dopo una settimana di passeggiate a mio marito viene lo sfizio di osservare gli attributi di Arturo. Niente, nulla, tabula rasa.

“Ma quando lo hanno sterilizzato gli hanno tolto tutto? Impossibile!”

È vero, era proprio impossibile. Arturo, infatti, non era un lui, ma una lei. Certo, non ci voleva molto a capirlo, gli indizi c’erano tutti, ma scrollarsi di dosso i pregiudizi che accompagnano un randagio, credetemi, non è facile neanche per un amante degli animali.

Ad ogni modo, per qualche giorno Arturo, che all’anagrafe canina era stata registrata come Flora ha vissuto una vera e propria crisi d’identità. Chi non l’avrebbe fatto? Se uno nella vita si è sempre sentito chiamare in un modo, come fa a rispondere se improvvisamente lo chiamano in un altro modo?

Comunque, Arturo/Folra ha lasciato Racalmuto per raggiungere un rifugio dove per circa un mese è stata amata e coccolata. Poco fa, mio marito, mentre stiravo una pila di roba, mi ha raggiunta con le lacrime agli occhi mostrandomi una foto sul suo smarphone.

Flora è stata adottata. Ha trovato una casa, una famiglia, l’amore. Finalmente avrà una vera identità. Nessuno più la indicherà come il cane rosso di Racalmuto. Io comunque, per quanto mi sforzi non riesco a non pensare a lei come Arturo. Del resto un nome è solo un nome, ciò che conta è avere una dignità. A casa Giudice di Flora, il cane rosso, sono rimasti tanti ricordi racchiusi in un fiammante papillon rosa shock, gelosamente custodito su una lampada da scrivania sempre sotto l’occhio vigile di mio marito.

Auguri a Flora e alla sua nuova mamma, è stato bello incontrarti.

 

 

 

 

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