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Noi, insegnanti del “secolo scorso”

Signor Ministro dell’Istruzione: noi operiamo non grazie a voi, ma nonostante voi

Angela Mancuso

Il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi, intervenendo su La Repubblica durante un talk organizzato da Italian Tech, ha detto, tra le altre cose, che la Dad ci ha insegnato che ci sono altri modi e che ci sono altri mondi, che possiamo usare quell’esperienza come base, trarne vantaggio, ricordandoci come è nata questa cosa. Che secondo lui possiamo fare meglio di così, ecc… ecc…

E fin qui mi ha trovato perfettamente d’accordo, in totale affinità elettiva, in completa simbiosi di pensiero.

Poi ha aggiunto (cito testualmente): “In questo momento, tutti gli studenti della scuola dell’obbligo sono nati in questo secolo, mentre più o meno tutti gli insegnanti sono nati il secolo scorso”.

Già questa cosa che mi si ricordi di essere nata il secolo scorso mi ha creato un poco di irritazione al bulbo pilifero delle braccia. Mi sono immaginata ricoperta di bende ammuffite ed esposta in una teca del museo egizio di Torino coi miei organi conservati in simpatici canopi.

Ma poi sempre il ministro, continuando il suo intervento, ha aggiunto: “Sono loro (gli insegnanti) che hanno bisogno di formazione. Tutto ciò è possibile incrociando le competenze, pensando a un reskilling degli adulti, a una scuola che continua e non finisce…”

Il termine” reskilling”, a me che di inglese non capisco una sillaba, ha creato un certo disorientamento spaziale e temporale. Chiedo lumi con un post su Facebook.

Un amico, che capisce di inglese ancora meno di me, si fa impressionare dal “kill” contenuto nella parola incriminata e, sinceramente turbato, mi dice di stare attenta e che comunque per lui è stato un piacere conoscermi. Una amica, invece, che insegna proprio inglese e quindi ne capisce, mi spiega che il ministro voleva dire che noi docenti nati il secolo scorso siamo vecchi, fuori moda, che dobbiamo aggiornarci, formarci.

“Vecchia io? Fuori moda io?”

L’amica prova a confortarmi e ad indorarmi la pillola ricorrendo ad un affettuoso eufemismo: “Diciamo che sei vintage”.

Signor ministro dell’istruzione, con tutto il bene che le voglio, perché io ai ministri dell’istruzione mi ci affeziono da subito, davvero, di cuore. Ecco, sappia che non appena ci siamo trovati a dover gestire la DAD, io ho visto con i miei occhi docenti nati non il secolo scorso, ma quattro secoli fa, passare con grande abilità e forte senso pratico dai metodi copiativi dei monaci amanuensi alle competenze informatiche di Bill Gates. Li ho visti installare applicazioni e programmi, aggiornare sistemi, organizzare piattaforme online, condividere link, creare classi virtuali, aprire account, resettare password.

Signor Ministro dell’Istruzione, con tutto il bene che vogliamo a tutti i ministri dell’Istruzione, le voglio svelare un segreto: noi docenti operiamo non “grazie” a voi, ma “nonostante” voi.

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