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Benvenuti a Lampedusa, l’isola dell’accoglienza

Itinerari. Famosissima per il suo mare e la trasparenza delle sue acque, il turista resta incantato dal fascino dei suoi luoghi.

Lampedusa, Porta d’Europa (Foto di Antonio Fragapane)

Arrivando da nord, l’isola appare come un lungo muro di roccia, nuda pietra che però – appena si entra nel piccolo porto – non riesce a nascondere la struggente bellezza di questo enorme scoglio, messo lì forse a dimostrare quanto possa essere ammaliante la natura anche in mezzo al mare. Siamo a Lampedusa, dove la placca africana ha donato al mondo una miscela unica. Famosissima per il suo mare e la trasparenza delle sue acque, l’isola conquista anche il turista interessato alle particolarità “di terra”. E stupisce quanto possa essere proprio così.

Una tipica giornata lampedusana potrebbe iniziare, infatti, in uno dei tanti bar presenti (lo Sbarcatoio è una tappa obbligata in quanto conosciuto come il bar più a sud d’Europa), dotati di un’offerta molto vasta – segno di un grande rispetto per il turismo internazionale – e dove è possibile godersi sapori davvero piacevoli. Ma è solo l’inizio. Perché il ventaglio delle cose da fare, appena dopo colazione, si spalanca in tutta la sua ampiezza. Si può, ovviamente, andare al mare. Scelta non sempre facile perché le numerose calette sono molto diverse tra loro, ma – tranquilli – accontentano tutti. Da quelle sabbiose agli scogli, fino alle insenature dove è possibile (armati di pinne e maschera) poter fare snorkeling o addirittura pescare.

Non si vuole andare al mare? Magari per il troppo caldo (ricordiamo che Lampedusa si trova più a sud di Tunisi), nessun problema. Motorizzati – altrimenti non è possibile fare nulla – e cartina in mano c’è l’imbarazzo della scelta tra i luoghi da visitare. Porta di Lampedusa (Porta d’Europa), il monumento per i migranti deceduti e dispersi in mare che l’artista Mimmo Paladino ha realizzato nel 2008, posizionata appena dietro l’aeroporto e in cui si ha davvero la sensazione di entrare (o uscire) dal vecchio continente. Oppure una capatina a Punta Sottile, ovvero il lembo più a sud d’Europa, dove l’atmosfera di estrema periferia è creata dal movimento del mare unito allo “strillo” dei gabbiani (che quasi sembrano i custodi di questa striscia di terra), luogo davvero molto particolare e consigliabile.

Ma la giornata, ovviamente, prosegue e quindi cosa ci potrebbe essere di meglio che assaggiare i piatti di pesce per cui Lampedusa è celeberrima. Detto, fatto. Qui è possibile assaggiare – giusto per non appesantirsi troppo in vista del lungo pomeriggio – hamburger di tonno o antipasti di frutti di mare di tutti i tipi. Ma quello che non vi dovrete lasciare sfuggire sono le arancine (anche qui al femminile, ma va bene anche al maschile, fate voi, tanto non se la prendono…) di pesce. Prelibatezze al ragù di triglia o al nero di seppia, fino al pesto con calamari e altro ben di Dio. Rimarrete senza parole. Ed è ancora l’ora di pranzo. Ripresi da cotanta bontà, potreste puntare per una località molto particolare, l’Isola dei Conigli con la sua spiaggia da anni celebrata come la più bella e incantevole al mondo. Provare per credere.

Lampedusa, Isola dei Conigli (Foto di Antonio Fragapane)

Ma come per tutte le belle cose occorre un po’ di sacrificio. Il luogo infatti fa parte della Riserva Naturale Orientata “Isola di Lampedusa” e per raggiungerlo bisogna percorrere un lungo sentiero sotto il sole (un consiglio assolutamente spassionato è quello di girare sempre con acqua e crema solare). Ma arrivati, sarete ripagati da tutte le fatiche e dimenticherete subito la stanchezza. Dinanzi a voi vedrete una spiaggia bianchissima con acqua talmente cristallina da sembrare una immensa piscina. Spettacolo assicurato per i vostri occhi (e per le fotocamere dei cellulari). E dopo tanta bellezza? Tranquilli, la giornata non è ancora finita. Rientrando dalla spiaggia da record vi imbatterete in tanti cartelli che indicano le cale da visitare. Sceglietene una con un chiosco (vi suggeriamo Cala Croce), prendete posto e salutate il tramonto con in mano un cocktail, magari assaggiando qualcosa che sicuramente troverete sul bancone. L’happy hour lampedusano, con i suoi scorci, non vi deluderà. Anzi, non potrete più farne a meno. Non a caso una leggenda vuole che chi mangi (soprattutto pesce) a Lampedusa, altrove non possa più mangiarne, talmente la squisitezza qui è di casa. E ci siamo accorti che questa è una storia che non è molto lontana dalla verità.

Aperitivo a Cala (Foto di Antonio Fragapane)

Si sarà già fatta ora di cena, quindi dal Corso principale (via Roma) dirigetevi verso uno dei tanti ristoranti aperti fino a tardi, dove la gentilezza del personale colpisce subito e in cui potrete mangiare le migliori leccornìe culinarie che il mare nostrum possa offrire. E dopo cena? Beh, una passeggiata sempre in via Roma vi porterà dallo splendido belvedere sul porto di Piazza Castello (dove è possibile visitare il Marp, ovvero il Museo Archeologico delle Pelagie), passando per i tanti negozietti che offrono un interessante artigianato locale, fino all’Obelisco “Cassodoro” (opera del celebre artista Arnaldo Pomodoro) di Piazza Libertà. Vi sembra troppo per una sola giornata? Bene, allora perché non godervi qualche altro giorno sull’isola dell’accoglienza (qui la gestione dei flussi dei migranti è rodata a tal punto da essere copiata come modello gestionale), dove potreste partecipare a eventi sportivi, assistere a spettacoli teatrali o visitare il “Centro Soccorso e Cura Tartarughe Marine” – patrocinato dal WWF Italia – in cui è possibile farsi raccontare dai volontari come le “Caretta caretta” vengano accudite e portate alla guarigione prima di essere rimesse in mare.

Lampedusa, i luoghi del Romito (Foto di Antonio Fragapane)

E merita una visita anche il laboratorio di Franco Tuccio, il falegname che crea croci (sua quella utilizzata da papa Francesco nella visita fatta a Lampedusa nel 2013) e altri oggetti col legno dei barconi ritrovato in spiaggia. Oppure, potreste fare un salto al Santuario della Madonna di Porto Salvo (venerata dalla Liguria al Brasile) e lì scoprire la sorprendente frescura del giardino o la storia del “Romito di Lampedusa”, un eremita che – si dice –  professasse la doppia fede cristiana e musulmana a seconda di chi fosse sbarcato sull’isola. Leggenda (ma suffragata da molti dati storici) che dimostra ancora una volta come l’indole isolana sia naturalmente votata all’aiuto e al soccorso di tutte le genti, a prescindere dall’appartenenza religiosa o territoriale. Esempio che ogni giorno Lampedusa concretizza innanzi agli occhi (e alle telecamere) di tutto il mondo.

 

 

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