A proposito della campagna vaccinale
Perfino un giornalista di provincia come me viene accusato, da qualche tempo, di sensazionalismo mediatico e di linea editoriale che, in qualche maniera, sarebbe asservita a fantomatici potentati farmaceutici. Come è facile intuire il tema riguarda la campagna vaccinale. La tesi, propugnata nel segno di un fanatismo sempre più esasperato, è che il Covid sia soltanto un bluff, che i vaccini per cercare di riconquistare la nostra tanto amata libertà siano ancora ad un livello sperimentale e, dunque, pericolosi per la vita, assai più (evidentemente) di quanto non lo sia quella famigerata polmonite interstiziale che (soltanto in Italia) ha causato 128 mila morti.
Sarà sfuggito, a Big Pharma, il mio Iban, perché (ad oggi) non ho ancora ricevuto un centesimo derivante dal mio presunto asservimento alla cosiddetta “verità di regime” (concetto utile un po’ per tutto, un po’ come il prezzemolo). E vai di “Circo mediatico”, “Terrorismo giornalistico” e di tutto il resto di quell’armamentario brandito da soggetti in crisi di fantasmi, che invocano raziocinio e analisi “oggettive” di statistiche e casse da morto tra una seduta spiritica e una preghiera alla Madonna, dubitando sdegnati dei benefici del vaccino, schifati da “ciò che c’è dentro”, sputando sentenze da “laureati all’università della vita” magari mentre si abbuffano di cozze di dubbia provenienza o (naturalmente) credendo alla leggenda metropolitana che l’attore Morgan Freeman sarebbe in realtà il grande chitarrista Jimi Hendrix, la cui morte (come quella di Elvis o di Jim Morrison) sarebbe una colossale messa in scena.
Entriamo nel dettaglio. A noi che raccontiamo la vita di tutti i giorni ci viene chiesto sostanzialmente di “barare”, smettendola di ricordare continuamente che i morti sono solo i non vaccinati, eccependo (in punta di idiozia) che anche i vaccinati muoiono. Il principio di fondo è chiaro: chi si vaccina muore di certo perché è quello che provocano i vaccini, mentre chi non si vaccina, se proprio muore, è solo per colpa del destino cinico e baro. È la verità a proprio uso e consumo, come se si ordinasse una pizza al bar. E quindi dovremmo censurare le notizie diramate da fonti certe e verificate (i giornalisti iscritti all’Albo devono obbedire a questa norma, gli opinionisti di Facebook laureati all’università della vita non hanno certamente alcun obbligo).
Sarebbe interessante un’analisi sociologica sul ricorso al “Green Pass farlocco” da parte di chi si erge a paladino di un principio (nella fattispecie quello “no-vax”) non disdegnando al tempo stesso una truffa ai danni del prossimo (con tanto di ipotesi di reato di epidemia colposa) pur di entrare al ristorante o di non perdersi l’ultimo cocktail. Su questo proverò a cimentarmi prossimamente. Oggi è più urgente affrontare il contenuto dell’articolo 32 di quella Costituzione della Repubblica Italiana che tantissimi “professori di Diritto” da quattro soldi invocano come la ricetta vincente della loro strampalata opinione.
Il predetto articolo recita testualmente: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge.”. Se la prima parte fuga ogni dubbio circa l’ipotesi di negare le cure del SSN a chi, ultranegazionista, si trovasse ad avere a che fare con “la fame d’aria”, la seconda è di una chiarezza innegabile. I padri costituenti ipotizzarono trattamenti sanitari obbligatori “se non per disposizione di legge”.
Ed eccoci, così, alla parte più debole di questa battaglia contro il Covid. Il tanto vantato governo Draghi, modello internazionale anziché no, sta rivelando la propria fragilità politica rispetto alla questione tra le questioni. Perché non rendere la vaccinazione obbligatoria, tra balbettii e timori che perfino la straordinaria autorevolezza del premier non riesce a sfumare, sta rendendo completamente inutile il senso civico e morale (per dirla alla Sergio Mattarella) di chi ha deciso di farsi somministrare il vaccino. Un governo che, sul Covid, è letteralmente ostaggio di un populismo (quello rappresentato da Matteo Salvini) che sta di fatto impedendo al Paese quella rinascita propugnata evidentemente soltanto a parole.
L’incertezza del governo sull’obbligo di vaccinazione per gli insegnanti, e il disinteresse nei confronti delle aziende (hanno ragione i sindacati, non è possibile affidare la questione ad un banale principio discrezionale) rivelano una timidezza sconcertante, col pericolo di rendere vani i sacrifici fatti e di riempire nuovamente (a breve) tutti i posti letto e le terapie intensive disponibili, proprio quello scenario che rischia di indurre i sanitari a “scegliere chi salvare”. Ecco qual è la situazione attuale.
Infine i fatti. Quelli su cui si basa chi lavora nell’informazione. Le notizie sono notizie. Giornalisticamente è inevitabile riferire se i deceduti negli ospedali (a proposito, la loro età è ogni giorno più bassa) fossero persone vaccinate o meno. Un po’ pochino per considerare un giornalista “assoldato” alle aziende farmaceutiche o alla “verità di regime” o a quella “dittatura sanitaria” che, specialmente se lamentata da “Fratelli d’Italia” non può che sollevare la più drammatica delle ironie possibili.
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Questo articolo, per quello che vale, è dedicato a tutti gli operatori sanitari del servizio pubblico che si sono dedicati anima e corpo a combattere contro la pandemia.