Fondato a Racalmuto nel 1980

Racalmutese di mare aperto

Storie. Salvatore Messana ci ha lasciati il 16 settembre del 2017, dopo una breve e fulminante malattia. Uomo di grande cultura, era molto conosciuto e apprezzato per la sua simpatia e intelligenza

Salvatore Messana

A volte, quando tornavo a Racalmuto, sentivo la sua voce oltre la bouganville del mio terrazzo che confina col suo. Salvatore intonava arie celebri, seguendo la traccia di un concerto o di un brano d’opera. Ma quando cantava Maria Callas, la voce più bella e più amata, allora Salvatore ascoltava in silenzio, ammaliato e rapito come Ulisse al canto delle sirene. Per la Callas aveva una devozione speciale. Nel gioco dei destini incrociati è morto il 16 settembre, a quarant’anni esatti dalla morte della grande soprano greca.

Un amore per la lirica che Salvatore condivideva assieme a suo cugino Salvatore Martorana, che aveva studiato da baritono, morto anche lui giovanissimo a Bologna, nel novembre 2014. E ricordo benissimo un pomeriggio di tanti anni fa in cui i due cugini, ancora ragazzi, avevano improvvisato un duetto nel salone della casa di Racalmuto della famiglia Messana.

Salvatore era una persona che non lasciava mai indifferente chi aveva la gioia di conoscerlo. Per la sua intelligenza, la sua cultura, la sua memoria prodigiosa. Una memoria che abbracciava perfino un tempo più lungo di quello della sua vita: Salvatore conosceva dettagli della vita familiare che riguardavano avi comuni, quasi fosse stato presente a quei fatti e a quegli episodi. E in lui rilucevano con sconvolgente attualità, in un incrocio virtuoso tra presente e passato, memoria e narrazione.

Ho ancora oggi  il rimpianto di non avere accettato in tempo un suo invito a incontrare i suoi studenti siciliani: volevamo organizzare una presentazione, un colloquio con una delle sue classi. Ma gli impegni reciproci, e infine la malattia, hanno lasciato in sospeso quell’appuntamento che avrei voluto onorare. Ma spesso rimandiamo pensando che ci sarà sempre un domani, un dopodomani per ritrovarsi. E poi, d’improvviso, la notizia terribile che il domani si è spento.

I ricordi si affastellano, segnati dal dolore, ma di Salvatore bisogna dire che è stato un racalmutese di mare aperto: legato al suo paese, ma pronto a girare il mondo. Per anni, infatti, ha insegnato nelle scuole italiane all’estero: in Tunisia, in Perù. E proprio al liceo “Di Raimondi” di Lima aveva sorpreso studenti e insegnanti facendo affrontare l’esame di latino ai suoi studenti in un colloquio tutto svolto nella lingua dei Cesari. Poi era tornato in Italia, in Sicilia.

Anche questo è il segno che Salvatore viveva nel presente, ma dentro un rapporto intenso e viscerale col passato. Un passato che sapeva far rivivere con una battuta, una citazione, la lettura di un libro. Ma dentro questa cultura, questa raffinatezza intellettuale, Salvatore ha sempre avuto una passione grande per la vita, da mangiare a bocconi e in compagnia. E sono rimaste leggendarie alcune feste organizzate nella sua campagna, condite di allegria e dissacrazione: Salvatore in questi casi si metteva in gioco, non disdegnando di ridere e far ridere, perchè amava i suoi amici quanto la sua famiglia. E amici e familiari erano circondati dal suo gusto di saper abbracciare tutti dentro le sue spalle larghe. .

Oggi, nel ricordarlo, spero che da qualche parte Salvatore abbia incontrato la sua prediletta Maria Callas..

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