Racalmuto, riaperto il Teatro Regina Margherita. Inizia un nuovo corso della sua storia
Il teatro di Racalmuto – bellissimo, costruito alla fine dell’Ottocento – è tornato a vivere, a respirare, a risuonare di note e parole. Dopo anni di lavori lunghi e tormentati, la riapertura del “Regina Margherita” rappresenta il segno tangibile di una forte identità che si recupera, in un paese che continua a svuotarsi sempre più di giovani in cerca di lavoro, ma che non si arrende, puntando molto anche sulla cultura e il turismo.
Ci sono voluti quasi vent’anni da quel 14 febbraio del 2003, quando il piccolo teatro, tanto amato da Leonardo Sciascia, è stato inaugurato, per dotare la struttura di tutte le misure di sicurezza e delle certificazioni necessarie.
Ora il piccolo gioiello (con i suoi 246 posti a sedere) torna a vivere, il suo cuore è tornato a battere nella Racalmuto che adesso deve dimostrare di essere all’altezza, aprendo questo luogo ai giovani, alle scuole, alle associazioni, ai talenti del territorio. Un teatro come questo deve tornare ad essere la casa di chi, rimasto nel deserto, potrà trovare l’acqua dell’intelligenza, il cibo della mente, per nutrirsi di musica e parole.
Aprirlo a tutti, finalmente, com’era successo quando Andrea Camilleri, appena nominato direttore artistico, provò a tracciare una strada invitando i giovani ad innamorarsi del luogo prima di tutto, a scoprirne fascino e segreti.
Le note dell’orchestra regionale siciliana che ha fatto il suo felice debutto a Racalmuto, hanno esaltato la bellezza di questo teatro amato da tanti racalmutesi. E, come in un sogno, ci è sembrato di vederli felici domenica sera, per questa riapertura. Da Gaspare Matrona a Leonardo Sciascia, ai tenori Puma e Infantino, alla maestra Guglielmi, ai tanti cittadini noti e meno noti di questo paese che qui hanno riso e pianto, hanno scoperto il mondo attraverso le rappresentazioni liriche e teatrali. Un sogno che si realizza, con le sinfonie di un’orchestra magistralmente diretta dal Maestro Damiano Binetti, i brani d’opera proposti dal tenore Giuseppe Veneziano, la soprano Makie Nomoto, il basso baritono Salvatore Salvaggio, in una memorabile serata condotta da Sandra Licata, realizzata dall’Associazione “Rossini” e sostenuta economicamente dall’Italkali.
Riaperto, sicuri che non chiuderà per riaprirsi ancora una volta, il “Regina Margherita” adesso attende un nuovo corso della sua storia. Ed è questa l’altra scommessa da vincere per il sindaco Vincenzo Maniglia che, eletto nel 2019, ha chiuso il cerchio di un impegno politico avviato nel passato grazie alla collaborazione della sua giunta, dell’assessore Enzo Sardo che più di tutti si è speso, dei dirigenti e degli impiegati del Comune, delle Forze dell’Ordine, che ieri come oggi si sono impegnati per arrivare a quest’importante obiettivo.
La vera scommessa è proprio quella di vedere non solo una programmazione artistica degna del nome e della storia di questo teatro, ma quella di coinvolgere il più possibile le realtà del territorio, di Racalmuto e Grotte, di Canicattì e Agrigento. Di cercare collaborazioni esterne con le realtà culturali della Sicilia, con associazioni, fondazioni e teatri che bene lavorano per lo sviluppo e la crescita dell’isola. Perché da soli, si sa, non si va da nessuna parte.
Dal passato bisogna recuperare solo la forza positiva e lasciare i vecchi contrasti a chi vive di rancori e gelosie. Il teatro e la cultura devono unire e non dividere, sarebbe un paradosso che continuerebbe a lasciare lacune alla vita povera di una comunità. Forse anche per questo si è scelto di collocare nel foyer, trenta scatti di Maurizio Cacioppo dedicati al sorriso.
Un sorriso per Racalmuto e per questa bomboniera che tutti apprezzano e abbracciano nell’armonia del progetto che disegnò nel lontano 1870 Dionisio Sciascia, negli affreschi di Giuseppe Carta, negli stucchi e decori realizzati da maestranze locali, nel restauro curato da Antonio Foscari.
Il sogno di vedere sempre le porte aperte e le luci accese del teatro può diventare realtà solo se ridiamo al “Regina Margherita” la funzione sociale che ha avuto sin da quando è stato costruito, e cioè quella di educare e far crescere la gente che ci vive intorno. Per regalare, soprattutto ai più piccoli, quella magia che solo un teatro può dare: iniziare un viaggio verso altre e alte direzioni nell’attimo in cui si spengono le luci della sala e si accendono quelle del palcoscenico.
Guarda le foto di Pietro Tulumello