In attesa di tutti gli imprevedibili e allarmanti sviluppi
Mentre in una notte per me insonne assisto da impotente spettatore alla caduta delle prime bombe russe sull’Ucraina con le prime vittime di una guerra in Europa “non provocata e ingiustificabile”, mi risuonano all’orecchio alcune prese di posizione che in tanti anni si sono in Italia susseguite con forza, nelle quali è stato difficile non ritrovarsi. E mi risuonano mentre leggo, in un cielo ancora buio, i resoconti e i commenti sulla “operazione militare speciale” ordinata da Vladimir Putin con la minaccia ai Paesi dell’Occidente – anche all’Italia che dalla Russia dipende per la fornitura di gas – a non interferire o a minacciare perché nell’eventualità “la risposta della Russia sarà immediata e porterà a conseguenze mai sperimentate nella storia”.
Accanto alla guerra con devastazioni fisiche e perdite di vite umane concentrata su uno stato, si combattono guerre globali di altra natura, fatta di ricatti, di sanzioni, di interessi economici, di contratti imprenditoriali, di rapporti finanziari, di dipendenze energetiche come quelle dell’Italia dalla Russia.
Mi si accendono nella testa tante voci e una a contrasto dell’altra, sempre in contraddizione. Una voce: “Tu fornitore non puoi approfittare della nostra dipendenza per farla franca, per fare indisturbato quello che vuoi, per creare anche i presupposti di una guerra e farla contro un Paese che si dichiara libero, autonomo e indipendente”.
L’Italia, il mio Paese, è allineato con gli altri Stati d’Europa, anche con quelli in qualche modo “dipendenti” da rapporti commerciali con la Russia: no alla guerra, no all’aggressione russa, no a un nuvo incendio nel vecchio continente,no a una catastrofe umanitaria, con una diplomazia attivissima, ma che non ha evitato un piano già deciso da tempo, e pianificato in ogni sua mossa, anche nel ricatto, anche nello choc di un’azione che sembrava impossibile, anche nella disinformazione.
In attesa di tutti gli imprevedibili e allarmanti sviluppi, su ogni fronte, anche da quello della reazione di un mondo che sembra assistere in apparenza impotente ma che non può stare a guardare; e mentre si piangono le prime (non si sa ancora quante) vittime, anche noi subiamo e cominciamo a pagare da giorni le conseguenze di una guerra già iniziata prima ancora di iniziare (poca, pochissima roba di fronte alla catastrofe). La guerra ci arriva a casa nella casetta postale tramite bollettino, contenente aumenti esorbitanti della luce e del gas, come cittadini di un Paese che negli anni ha deciso con i suoi no di dipendere sempre di più dagli altri e da una potenza che è ritornata a mostrare d’improvviso i muscoli rivendicando il suo antico potere in aree considerate di propria influenza. Altre vittime, di un mondo sempre più interconnesso e complicato dove è anche facile dire di no all’energia prodotta nella nostra terra e sì all’energia prodotta in terra degli altri. Dove è pure facile, facilissimo, come sto facendo e come fanno in tanti, in tantissimi, criticare col senno del poi. Ma lo facciamo e sembriamo dei grandi esperti impegnati.
Intanto oggi, 24 febbraio 2022, giovedì grasso, giorno in cui scoppia il Carnevale, anche organizzato, per provare a dimenticare la guerra al Covid e ripartire con il sorriso, la Russia di Putin ha già cambiato la storia del mondo. Chissà se adesso, con le proteste per il caro bollette, con il blocco delle strade dei camionisti per il caro carburante, quel no tondo e convinto su diversi fronti si trasformerà in un sì ampio e senza condizioni su tutto: arriveremo ad attivare i motori delle trivelle ecologiche a pochi metri da dove ogni estate ci facciamo il bagno? A impiantare un bel rigassificatore di ricercata architettura classica a fianco della Valle dei Templi? A istallare gigantesche ed ecocompatibili pale eoliche nei nostri suggestivi e unici paesaggi naturali?
Non lo so. Sono però sicuro di una cosa: noi utenti del nuovo mondo non possiamo rimanere a lungo senza energia per il nostro smartphone e senza la possibilità di pubblicare un post sul nostro profilo social di condanna alla guerra. Anche io la condanno, con un NO smisurato, incondizionato, con o senza post social da cui mi sono temporaneamente ritirato, in un momento in cui sono dentro una trincea per combattere un’altra “guerra”, personale, contro un “nemico” vero.
Da