Fondato a Racalmuto nel 1980

Agrigento, il Giardino delle “Donne Coraggio per la Pace”

Cinque donne che hanno dedicato la loro vita ad ideali di giustizia e di uguaglianza. Cinque donne che hanno tentato di rendere migliore questo nostro mondo.

Cinque donne per il” Giardino delle Donne Coraggio per la Pace” ad Agrigento. Cinque donne che hanno dedicato la loro vita ad ideali di giustizia e di uguaglianza. Cinque donne che hanno tentato di rendere migliore questo nostro mondo.

Cinque donne di cui, quasi nessuno, ha sentito il bisogno di tramandarne la memoria.

Bertha von Suttner, scrittrice e attivista pacifista, nata a Praga nel 1843. E’ stata la prima donna, nel 1905, a ricevere il Premio Nobel per la Pace. Nel suo libro “Giù le Armi” è condensato il suo profondo impegno contro le guerre .Troviamo la sua effige nella moneta austriaca di due euro .Le sue ultime parole in punto di morte furono: “Giù le armi: ditelo a tutti”

Jane Addams, scrittrice, femminista e pacifista, nata a Cederville nel 1860. Fondatrice della Women International League for Peace and Freedom. Insieme a tante altre donne tentò, invano, nel 1915, di convincere tutti i Capi di Stato d’Europa a far cessare la Prima Guerra Mondiale. Ricevette nel 1931 il Premio Nobel per la Pace.

Wangari Maathai, biologa, ambientalista e attivista pacifista. Nata in Kenia nel 1940, è stata la prima donna africana a ricevere il Premio Nobel per la Pace nel 2004. Fondatrice del Movimento “Green Belt” insieme a giovani e donne ha piantato più di 40 milioni di alberi nel suo Paese. Fu tra le prime ad intuire il binomio fondamentale tra la pace e la difesa dell’ambiente .Hanno definito la sua vita: ”una preghiera per la Terra”

Meena Keshwar Kamal nata a Kabul nel 1956. Fondatrice della R.A.W.A. che rivendica i diritti delle donne negati in Afghanistan. Una vita dedicata al rispetto dei diritti umani e agli ideali di pace e libertà.La strenua difesa di questi valori la porterà al sacrificio della sua stessa vita. Fu torturata e barbaramente uccisa a Quetta il 4 febbraio del 1987.

Angela Basarocco nata a Racalmuto nel 1914 diventerà in seguito Suor Cecilia trascorrendo l’intera vita all’ospedale di Niscemi ad alleviare le sofferenze fisiche e psicologiche di tanti e tante. Nel luglio del 1943, durante lo sbarco anglo-americano a Gela, salvò dodici soldati tedeschi dalla fucilazione frapponendosi fra loro ed il plotone di esecuzione, gridando:” Sparate anche su di me! Che Iddio vi perdoni”. Nessuno osò farlo. E’ stata insignita della Medaglia d’Oro al Valor Civile.

Cinque esempi da tramandare alle nuove generazioni che grazie all’iniziativa del Lions club “Chiaramonte” di Agrigento hanno messo radici, con un albero di melograno per ciascuna, nel Belvedere “Arancio” del Viale della Vittoria.

L’intitolazione è avvenuta il 18 marzo alla presenza del sindaco Franco Miccichè ,dell’assessora alle Pari Opportunità Roberta Lala, dell’assessore al Verde Pubblico Giovanni Vaccaro e del Presidente della Commissione comunale “Economia e Bilancio” Davide Cacciatore.

Presenti per il Distretto Lions club 108yb il Governatore Francesco Cirillo e Paolo Valenti, Giuseppe Vaccaro e Gaetano Ambrogio componenti del Direttivo del Distretto. L’iniziativa è stata ideata e concretizzata dalla Presidente del club “Chiaramonte” Giusy Katiuscia Amato , dal direttivo, dai soci e dalle socie, dal presidente Lions di zona Enrico Fiorella in sintonia con gli obiettivi dell’Associazione Toponomastica femminile. Hanno partecipato inoltre, tra gli altri, alla cerimonia gli officer di club Giovanni Celauro, Carola De Paoli ed Edoardo Sessa , la Presidente della sezione locale della FIDAPA Carmelina Guarneri e la Vice Presidente Cettina Sala.

Importante e significativa la presenza di una rappresentanza di studenti e studentesse del “Liceo Leonardo” di Agrigento, accompagnati dalla dirigente Patrizia Pilato e dalla docente Donatella Oliva.

Sono state proprio queste giovani voci a raccontare le storie delle cinque donne che sono ritornate alla memoria grazie a Giuseppe Amico, Giorgia Casà, Pietro Pendolino, Marco Parello, Sofia Lentini.

“Il grido di pace deve urlare più forte delle bombe soprattutto in questo momento”, così la presidente Giusy Katiuscia Amato ha concluso la manifestazione.

Speriamo che i nomi di queste e di tante altre donne che hanno dedicato la loro vita alla costruzione di ponti di pace e di dialogo vengano collocati nelle nostre città, nei luoghi che percorriamo ogni giorno.

Un esempio sicuramente da emulare a memoria e monito perenne.

Guarda fotogallery. Foto di Giovanni Salvio

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