Fondato a Racalmuto nel 1980

Ecco perché sono sempre buona con i miei studenti

Le confessioni di una professoressa di lunga carriera

Angela Mancuso

“Preessorè, io a nome di tutta la classe volevamo chiederle una cosa”.

Quando gli studenti esordiscono così, per giunta con l’anacoluto, non è mai per qualcosa di buono e di bello. Non stanno certo per dirti: “ Lei è la migliore preessoressa di tutto l’universo conosciuto e anche di quello sconosciuto”, “Come lei non c’è nessuno”, “Da grande voglio fare lei”, “Come spiega lei neanche Piero Angela e Alessandro Barbero messi nella stessa trasmissione”.
No. Quando esordiscono così è solo per impetrare una grazia, implorare una concessione, proporre una soluzione.

“Preessorè, che fa, lo può spostare il compito in classe?”

“Preessorè, che fa, per oggi può evitare di interrogare?”

“Preessorè, che fa, per oggi può evitare di spiegare?”

“Preessorè, che fa, per oggi può evitare?”

Ai miei tempi (perché non dobbiamo mai dimenticare) i professori entravano in classe e sceglievano chi interrogare utilizzando un rigoroso metodo scientifico-matematico.

“Vediamo un po’, apriamo a caso  il libro ad una pagina qualsiasi. Pagina 342. Bene, tre più quattro più due fanno nove. Vediamo chi c’è al numero nove dell’elenco. MANCUSO, INTERROGATA!”

Oppure entravano in classe con un sadico e subdolo sorriso ed esordivano con un :”Oggi compito in classe a sorpresa”. Che non era come aprire l’ovetto Kinder e dentro ci trovavi la macchinina da montare. No. Erano tre tracce cattivissime, contorte, letali. Una di letteratura, una di Divina Commedia e una sulla crisi politico-economica del Burkina Faso. Se svolgevi la prima o la seconda traccia significava che da bravo studente avevi inghiottito il libro e quindi potevi aspirare a valutazioni elevate.

Se svolgevi la traccia di “attualità”, quantunque richiedesse competenze e conoscenze sociologiche e antropologiche elevatissime, venivi liquidato con sdegno e guardato con commiserazione.

Io personalmente faccio così: appena entro in classe e loro esordiscono con un “Volevamo chiederle…”

“Sì”, rispondo prontamente.

“Ma preessorè, non sa neanche cosa volevamo chiederle”.

“Qualsiasi cosa è sì”

“Mah…”

“Perché se vi dico no poi voi vi traumatizzate, i genitori vengono a protestare perché vi ho traumatizzati, qualche bravo e scrupoloso giornalista mi fa l’articolo sul giornale scrivendo che io traumatizzo e fragolina58 commenta scrivendo sgrammaticata che dovrebbero licenziarmi, incarcerarmi e lapidarmi”.

“Avà, preessorè…”

“Essendo, dunque, io professoressa democratica, inclusiva e ossessivo-compulsiva preferisco adottare la pacifica e rassicurante strategia del sì”.

Amen.

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