Il regista ieri a Bagheria per presentare il suo nuovo libro All’èpica. C’era una volta la politica. L’abbraccio dei suoi concittadini e il ricordo di un’epoca
Giuseppe Tornatore è tornato ieri nella sua Bagheria. Torna sempre quando può, quando passa dalla Sicilia. E stavolta il regista premio Oscar ha fatto tappa nella sua città per parlare di un libro che ha appena pubblicato, All’èpica. C’era una volta la politica. Un libro di memoria che ricostruisce gli anni del secondo dopoguerra, quando la presenza del PCI in Sicilia divenne forte e capillare. Parlando di sindacalisti e intellettuali vicini a quel partito che non esiste più, “sbranato” anche da quelli che del partito si sono nutriti.
E così Tornatore, invitato dal liceo classico “Scaduto”, lo stesso dove si è diplomato, ha parlato di tanti protagonisti della vita sociale e politica di quel periodo come Francesco Renda, Giuseppe Speciale e tanti altri che hanno dato un forte contributo, assieme alla passione del popolo, alle lotte dei siciliani.
Straordinario il titolo del libro, All’èpica. Fino a qualche anno fa ancora i più anziani, quando parlavano del tempo passato e del buon tempo antico, dicevano proprio così, “allièpica”. “Epica è uno strafalcione. E’ un suono – dice infatti Tornatore, parlando al numeroso pubblico presente, tra cui molti giovani – evocava la parola in siciliano che significa all’epoca“.
Stimolato dalle domande di Maurizio Padovano e di Mimmo Aiello, che con il regista ha trascorso gli anni della giovinezza quando assieme condividevano l’amore per il cinema, Tornatore ha anche sottolineato che alcune testimonianze che si trovano in questo libro, pubblicato da Albatros, gli sono stati utili per Baarìa che ha sempre definito il film della sua vita.
Ha poi aggiunto: “Quando vado a caccia di storie e di testimonianze, molte delle quali in dialetto, non stabilisco niente, non so se tutto il materiale che raccolgo potrà servire. Questo è un libro nato senza un progetto preciso, ecco. Che ci lascia il ricordo di un tempo in cui la politica era bella”.
Giuseppe Tornatore, che recentemente ha reso omaggio al grande Ennio Morricone con un documentario dedicato all’amico e maestro, sotto il cielo della sua Bagheria – che è anche la città di Buttitta e Guttuso, dei fotografi Mimmo Pintacuda e Ferdinando Scianna – non ha potuto fare a meno di rievocare alcuni “personaggi” della memoria collettiva, fra cui Fifiddru Speciale, nonno dell’attuale sindaco Filippo Tripoli, presente tra il pubblico assieme a Vittoria Casa, presidente della commissione parlamentare Cultura, e il padre, Peppino Tornatore, noto sindacalista della Cgil.
Tutti nomi che il professor Franco Lo Piparo, il noto linguista anche lui di Bagheria e presente ieri all’incontro con il concittadino, ricorda assai bene.
Tanti sono venuti a salutare Peppuccio Tornatore. E a tutti ha concesso un saluto, una foto ricordo. Un ritorno nei luoghi della sua memoria, tra la sua gente. Quasi un omaggio involontario a quel personaggio di Nuovo Cinema Paradiso che torna al suo paesello, dopo il successo, per ritrovarsi e per ritrovare affetti e radici. Quel Salvatore Di Vita interpretato da Jacques Perrin scomparso pochi giorni fa e rimasto nel cuore di tutti per quelle lacrime di gioia e malinconia che chiudono l’intramontabile film che ha consacrato il regista e scrittore baarioto (o bagherese?) alla storia del Cinema.