Un referendum per la totale liberalizzazione della denominazione anagrafica personale. La proposta di Raimondo Moncada
Promuovere un referendum per la totale liberalizzazione della denominazione anagrafica personale. È un’idea geniale che mi è venuta in mente riflettendo sulla libertà concessa per legge ai genitori di chiamare i propri figli con tutti i cognomi di famiglia, del padre e della madre, senza più alcuna discriminazione.
Giusto! Così si interrompe una lunghissima, storica, radicata maschilizzazione dei cognomi dei figli che ha previsto fino ad oggi, per accettata convenzione, l’obbligo del cognome del padre (o di chi ne fa le veci o di chi si sente padre) e automatica estromissione del cognome della mamma (di mamma ce n’è una sola anche se oscurata nella Doc, nella Denominazione di origine controllata della prole).
Una rivoluzione! Non dobbiamo però fermarci alla civile conquista di dare al proprio figlio o alla propria figlia il cognome di entrambi i genitori in aggiunta al sangue, ai geni, agli alimenti, all’attenzione, all’amore di entrambi. Dobbiamo dare anche la libertà al figlio o alla figlia di cancellare il cognome del genitore che non ha sentito come genitore e la libertà a entrambi, genitori e figli, di modularsi la propria denominazione come vogliono. Insomma, ognuno è libero di chiamarsi come vuole e di rimodulare la propria anagrafica a piacimento anche più volte nel corso della vita.
Deve essere facile come cambiare il nome al file nella memoria di un computer. Nel nostro caso cambieremmo il nostro nome nella nostra memoria, nella memoria di famiglia, nella memoria collettiva e in quella del sistema anagrafico informatizzato della città, della provincia, della regione, della nazione, del pianeta, del sistema solare, dell’universo in cui siamo nati.
Io ad esempio potrei farmi chiamare Raimondo Guglielmo Richard Magno Moncada. .
C’è chi si plastifica il volto perché quello che ha non gli (o non le) piace e chi sente forte il bisogno di cambiare il nome proprio personale che non dovrà più essere imposto alla nascita ma scelto a piacere da ognuno di noi. Non dobbiamo più subire la violenza di chi alla nascita, così eccitato di venire al mondo da non capire niente, viene chiamato in un certo modo da quelli che si presentano come suoi genitori e con cognomi a volte che non si possono ascoltare. Quel nome deve essere provvisorio o non ci deve essere proprio. Si deve attendere che il nascituro, in grado di intendere e di volere, consapevole dei propri diritti e stanco di sentirsi chiamare “il coso”, decida con tutti i sentimenti i propri nomi e i propri cognomi.
La strada per il raggiungimento dei pieni diritti è ancora lunga. Intanto dobbiamo fare i conti con la combinazione cognome padre e cognome madre. C’è chi rischia seriamente di subire un trauma: pensiamo, ad esempio, a chi dovrà prendere il cognome Carta del padre e il cognome Bollata della madre. Avrà il diritto di impedire ai genitori di scrivere sulla propria Carta di identità almeno uno dei loro cognomi?
E in ultimo si dovrà impedire per legge la moltiplicazione dei cognomi e salvare così le future generazioni. Chi oggi si sposa col doppio cognome di lei e di lui, infatti, al figlio dovrà dare per forza quattro cognomi. E il figlio con quattro cognomi quando si sposerà con una donna con altrettanto quattro cognomi dovrà dare al figlio o alla figlia otto cognomi. Insomma, non ce ne usciamo più. Il futuro va pensato e anticipato. Ora! per evitare che qualcuno ne approfitti e costringa il povero dipendente dell’ufficio anagrafe comunale a perdere un’intera giornata a compilare una Carta d’identità con mille e più cognomi.
Grazie per l’attenzione.
Vostro Raimondo Guglielmo Richard Magno Moncada