Fondato a Racalmuto nel 1980

Chissà cosa scriverebbe oggi Luigi Pirandello della sua città

155 anni fa nasceva ad Agrigento il grande drammaturgo

Nascere ad Agrigento, la città di Pirandello 

Quando, fuori dalla Sicilia, mi chiedono la provenienza rispondo sempre: “Agrigento, Pirandello, Valle dei Templi”. Non so perché lo faccio. Per darmi delle arie? Per dire: io sono fortunato a essere nato nella città di un premio Nobel e di una meraviglia patrimonio mondiale dell’Unesco? Per un mio senso di inferiorità perché sotto sotto penso che il solo nome Agrigento non basti a dare l’idea dell’importanza di un luogo che nei suoi dintorni ha fatto pure nascere altri grandi scrittori come Leonardo Sciascia e Andrea Camilleri?

Davvero, non lo so. So solo che siamo il nostro ambiente, i luoghi e la gente che frequentiamo, l’aria che respiriamo, le parole che sentiamo, le carezze che riceviamo, e a me viene automatico dire nel resto dell’Italia e del mondo: “Sono di Agrigento, Pirandello, Valle dei Templi”.

Quando mi è capitato di uscire fuori dall’Italia, ho aggiunto una collocazione geografica molto identificativa: “Sicilia, Agrigento, Pirandello, Valle dei Templi”.

E ogni volta che mi identifico in questo modo mi sento un altro perché sono nativo della città nativa di Luigi Pirandello conosciuto, studiato, letto e ancora rappresentato in tutto il mondo; perché sono nativo della città che ogni giorno mi ha dato in visione la magia, unica nel pianeta, della Valle dei Templi, bella di giorno, incantevole di notte.

Aggiungo che d’estate quando dico che sono della Sicilia mi rispondono che sono fortunato per il mare, le vacanze, le bellezze della costa, della Scala dei Turchi, delle isole… c’è un elenco che non finisce mai

Chissà cosa Luigi Pirandello scriverebbe oggi, 28 giugno 2022, a 155 anni esatti di distanza dalla sua nascita, della sua città natia, dei suoi concittadini. Siamo gli stessi o siamo cambiati? In meglio o in peggio? Saremmo ancora ottima materia grezza per le sue opere? E se dovesse parlare non bene di noi, lo riconosceremmo lo stesso come grande scrittore e drammaturgo a cui conferire il Premio Nobel?
Non lo sapremo mai. Ed è meglio così.

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