A Racalmuto, la Reliquia del Beato Rosario Angelo Livatino
A scandire le giornate di peregrinatio, intensi momenti di riflessione e preghiera, che hanno coinvolto le istituzioni, le scuole e diverse altre realtà della vita pubblica e lavorativa. Una messa inaugurale, celebrata dal direttore del Centro per l’Evangelizzazione, don Gero Manganello, ha accolto a Racalmuto la reliquia del Beato Rosario Livatino.
Nel corso delle mattinate, le visite delle scuole elementari, medie, e superiori. Bambini e ragazzi hanno avuto modo di esternare pensieri ed emozioni, presentando i lavori realizzati in preparazione alla peregrinatio. “È stata un’esperienza forte, sia per i più piccoli che per i grandi”, dice Carmela Campo, dirigente scolastica dell’Istituto Comprensivo “Leonardo Sciascia”. “Le osservazioni più curiose e semplici dei bambini hanno permesso di ragionare sulla distinzione tra ‘buoni e cattivi’ e sull’importanza dei buoni esempi. Quella dei più grandi è stata un’esperienza ricca di contenuti che ha innescato una riflessione più ampia sul fenomeno della criminalità organizzata e su come l’agire con giustizia possa combatterne le insidie”. Qualcuno si è anche domandato cosa c’entrasse la lotta al crimine con la fede. “È stata l’occasione per sottolineare l’imprescindibilità della coerenza, dell’unità tra il nostro ruolo nella società e la fede, che la vita del giudice Livatino ha perfettamente incarnato”, continua.
Nel periodo prenatalizio, gli studenti hanno approfondito la figura del Beato Livatino, come giudice, uomo e cristiano. “Ne hanno scoperto o conosciuto meglio la storia, accogliendola con grande curiosità e ammirazione”, racconta Maria Assunta Romano, insegnante di Religione alla scuola media: “A colpirmi è stato il silenzio dei ragazzi davanti a quella camicia intrisa di sangue, simbolo di un sacrificio non vano. Alcuni di loro si sono commossi dinnanzi all’esempio di vita del giudice, da tenere vivo nei cuori e nelle idee”.
Nei giorni di permanenza a Racalmuto, la reliquia ha visitato la Casa di riposo, il Palazzo di Città e la miniera di sale Italkali. In un’aula consiliare gremita, dipendenti e istituzioni hanno pregato davanti alla reliquia del Beato, riconoscendo la grandezza che si cela dietro all’ordinario vissuto con dedizione, onestà, passione. “Un’occasione unica per il nostro paese, per le istituzioni e anche per i dipendenti del Comune di Racalmuto”, dice il sindaco Vincenzo Maniglia: “Il sacrificio del Beato Rosario Angelo Livatino lascia una traccia indelebile nelle coscienze delle persone. Mette in risalto i valori umani della prossimità, della solidarietà. Mantenere saldi questi valori è fondamentale per la società, e per le nuove generazioni in particolare. È altamente simbolico, poi, che si sia scelto di accogliere la reliquia nell’Aula consiliare, dando l’opportunità agli impiegati comunali, e alla cittadinanza tutta, di vivere momenti di silenzio e di riflessione in un luogo centrale per la vita del paese”.
Parole commosse quelle del presidente del Consiglio comunale, Carmelo Falco: “La presenza della reliquia del Beato Livatino alla Casa comunale ci dà modo di riflettere sul ruolo di ognuno di noi nella società, e sul contributo che ciascuno può dare per la realizzazione del bene comune”.
Nel corso della visita alla miniera, il direttore Gigi Scibetta ha invece sottolineato come la vita del giudice Livatino possa e debba essere fonte di ispirazione per ogni lavoratore: “Era un uomo come noi, vissuto a pochi chilometri di distanza da Racalmuto, che ogni mattina si alzava per andare a lavorare, che aveva un forte senso del dovere e credeva fermamente in quello che faceva”.
Tanto lo spazio dedicato alla preghiera e alla riflessione personale dei fedeli che, in diverse ore del giorno, hanno venerato la reliquia. Nelle serate, la veglia dei giovani, sulle ferite che possono diventare feritoie e portare “molto frutto”, e la catechesi del vicario generale, Don Giuseppe Cumbo, sulla figura del Martire Cristiano.
A concludere la peregrinatio la celebrazione presieduta dall’arcivescovo Alessandro Damiano, che nella sua omelia, citando una frase di Rosalia Corbo, madre del giudice Livatino, ha ricordato come spetti a tutti, e ai giovani in particolare, contrastare chi vorrebbe “imporre un’idea diversa, una ipoteca sul nostro futuro”, camminando sui passi di “quelli che sono onesti, di quelli che hanno il senso della giustizia”, come Rosario.
La presenza della reliquia del beato Rosario Livatino è stata per la comunità Racalmutese un tempo di grazia: “Abbiamo sentito come nostro questo tesoro prezioso, questa testimonianza di fede viva firmata con il sangue”, dice l’arciprete Don Carmelo La Magra, ripercorrendo i quattro giorni di presenza della reliquia a Racalmuto.
“Ragazzi e giovani si sono fermati ad ammirare la figura del Beato con il desiderio di ammirarlo; gli adulti e le istituzioni si sono lasciati provocare dal suo esempio di fedeltà ordinaria e laicale. Momenti comunitari e preghiera silenziosa si sono alternati affinché ciascuno avesse un momento di incontro personale. Le visite ai luoghi della vita pubblica e del lavoro sono state un richiamo alla responsabilità di ciascuno e al rispetto per la dignità della persona”, continua La Magra. “Secondo Tertulliano il sangue dei martiri è il seme dei Cristiani’. Sono certo che la testimonianza viva del beato Rosario, vincitore fino alla fine contro le lusinghe del mondo e il terrore criminale, stia già portando frutto nella coscienza singola di ciascuno e in quella della comunità”.