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“Noi diciamo no alla droga”

Grotte, incontro-dibattito all’Istituto Comprensivo “Roncalli”. Studenti, genitori e docenti hanno incontrato un gruppo di esperti pronti a mettere la loro esperienza al servizio della comunità scolastica per sensibilizzare ed educare alla lotta contro le dipendenze.

Nella vita non tutto è facile, anzi ci sono cose piuttosto difficili. Dire di no, per esempio, costa fatica, pone in difficoltà, mette in crisi, a volte provoca anche dolore. Questo perché i “no”, quelli fermi, sicuri, non incontrano mai, o quasi mai, nell’immediato, l’approvazione. Anzi, dire di no rende impopolari nella vita reale e fa perdere followers in quella virtuale. Eppure saper dire di no spesso cambia il corso della nostra vita, soprattutto quando siamo di fronte a scelte importanti. Il gruppo dei pari, per esempio, a cui gli adolescenti cercano di uniformarsi propone modelli comportamentali ed esperienziali ai quali a volte bisognerebbe saper dire di no.

Bisognerebbe dire di no alla prima sigaretta, al primo spinello, alla prima dose di crack, al primo super alcolico, alla prima challenge estrema, alla prima partita al video pocker. Ci sarebbero mille cose a cui si dovrebbe dire di no. Si dovrebbe dire di no soprattutto a tutte quelle esperienze che una volta fatte, magari per sfida o gioco, in qualche modo poi sei costretto a fare, perché non ti permettono di tornare più indietro o che per tornarci occorre molta, moltissima fatica, sebbene il successo non sia mai garantito.

Di questi temi, caldi, difficili, spinosi e di tanto altro ancora si è parlato al “Roncalli” di Grotte, dove studenti, genitori e docenti hanno incontrato un gruppo di esperti pronti a mettere la loro esperienza al servizio della comunità scolastica per sensibilizzare ed educare alla lotta contro le dipendenze.

“Quando si parla di dipendenzespiega la dottoressa Maria Angela Cannarozzo, referente aziendale piano prevenzione aziendale, pp4 dipendenze – non si fa riferimento solo alla dipendenza da alcol, fumo, droghe. Ci sono altre dipendenze altrettanto pericolose come la dipendenza affettiva o la dipendenza da nuove tecnologie o da gaming. La pandemia, l’isolamento, la didattica a distanza hanno costretto i nostri ragazzi a vivere la loro vita dietro uno schermo, a condividere le loro giornate con uno smarthphone dal quale non riescono più a separarsi quasi fosse diventato una loro appendice”.

Non è raro vedere ragazzi che camminano per strada con gli occhi fissi sullo smartphone. Il loro andamento lento e insicuro, la schiena ricurva e la testa china in avanti li rende “smombie”, termine coniato dall’unione delle parole “zombie” e “smartphone”.

Lo smartphone è diventato un fedele compagno di vita. Chi ne può fare a meno? Quanti di noi sono entrati nel panico sapendo di averlo smarrito? “La mia vita è tutta qua dentro.”: dicono in molti. Non è un caso, che proprio a lui dedichiamo le ultime attenzioni prima di metterci a dormire e le prime non appena svegli, quasi fosse una nostra creatura. E questo bisogno di appartenenza non è altro che mera dipendenza, un fenomeno che coinvolge non solo i ragazzi ma anche gli adulti. E di certo la pandemia, con le restrizioni e l’isolamento che ha imposto a giovani e non, ha amplificato problemi relazionali e dipendenze.

“Durante la pandemia – continua la dottorezza Cannarozzo – sono aumentati moltissimo i casi di ansia. Molte persone non riescono più ad interagire, altre lo fanno con grande difficoltà. E questo è un fenomeno che riguarda i giovani, ma anche meno i giovani. Bisogna affrontare questo problema e per farlo bisogna aprirsi verso l’altro. Bisogna ascoltare con un atteggiamento non giudicante”.

E dei disagi post pandemia che manifestano i ragazzi ha parlato anche la dottoressa Marilù Calderaro, referente ufficio promozione educazione salute ASP Agrigento. “Disagi post pandemia, guerra, crisi ambientale, dobbiamo chiederci quanto queste realtà agiscano sui ragazzi. Abituiamoci a parlare di emozioni. Riprendiamo il contatto con noi stessi. Invece di stare dietro uno schermo, invece di chattare, iniziamo ad uscire. Invece di dipendere dai bip degli smartphone, ritorniamo a suonare al citofono di un nostro amico, di un compagno di scuola. Andiamo in strada a trovare gli amici. Riprendiamo il contatto con noi stessi, dopo l’isolamento forzato, ritorniamo a stare con gli altri. Facciamo uscire di casa i ragazzi”.

La dipendenza dai supporti tecnologici e dal gaming non sono tuttavia le uniche emergenze da fronteggiare. Il consumo di nuove sostanze stupefacenti si sta facendo largo tra i giovanissimi. Cannabis, ecstasy, cocaina e anfetamine, Lsd, crack ed eroina sono facilmente reperibili soprattutto nei luoghi della movida.

“Ciascuno di noi è libero di fare ciò che desidera, di frequentare chi gli piace, di fumare una sigaretta o di farsi una canna. – dice la dottoressa Maria Lucia Lombardo, commissario capo dirigente commissariato di Palma di Montechiaro. – È vero siamo liberi di fare ciò che vogliamo, anche se in realtà utilizzando droghe, per esempio, innanzi tutto facciamo del male a noi stessi. Le immagini fotografiche di soggetti che hanno fatto abuso di droga parlano più di mille parole. I loro volti non esprimono libertà. E poi, se io non riesco a divertirmi se non bevo qualcosa o se non fumo qualcosa è segno che io non esprimo più libertà, ma schiavitù.  Pensate bene a come comportarvi, perché è bello divertirsi, ma bisogna divertirsi in modo sano.  Ecco, bisogna dire qualche no. E state tranquilli, qualcuno che la pensa come voi lo troverete sicuramente. E poi dovete guardare gli esempi positivi della vostra vita: i vostri genitori. Pensate che se i vostri genitori avessero assunto sostanze stupefacenti sarebbero come li vedete oggi? Io penso proprio di no”. E poi, rivolgendosi ai genitori conclude dicendo: “A voi genitori non voglio dare nessun consiglio, perché fare il genitore è difficile. Però mi sento di dirvi una cosa: osservate i vostri figli, perché osservando si vedono tante cose. Osservando vi rendete conto se vostro figlio ha qualcosa che non va. Quindi vi prego di osservare”. 

E di problemi, conseguenze penali e di come affrontare situazioni rischiose derivanti dalla detenzione o dallo spaccio di sostanze stupefacenti ha parlato il Dott. Manuel Montana, commissario capo della questura di Agrigento.

“La Polizia di Stato – dice Montana– ha messo a disposizione dei cittadini un’App, Youpol, per segnalare episodi di spaccio e bullismo. Dal 2019 è anche possibile segnalare reati di violenza che si consumano tra le mura domestiche, aumentati sensibilmente durante l’emergenza per il Coronavirus. Con quest’App è possibile trasmettere in tempo reale messaggi ed immagini agli operatori della Polizia di Stato. Le segnalazioni possono essere fatte anche in forma anonima”.

E se sino a qualche anno fa vivere in un piccolo centro proteggeva i giovani dai pericoli legati all’utilizzo di droghe e alcolici, oggi non è più così. “Penso fermamente che la prima cosa da fare sia dire no. – dice il Maresciallo Maggiore Alfonso Contrafatto, Comandante della Stazione Carabinieri di Grotte – Bisogna dire no subito, sin dalla prima volta in cui vi viene offerta una sostanza illecita.  Ovviamente ciascuno di voi conosce la nostra la realtà: Grotte è piccola comunità, ma anche a Grotte è presente la droga. E questo lo dobbiamo dire. A Grotte ci sono sia spacciatori sia assuntori, che cerchiamo di contrastare giornalmente. Purtroppo questo è un fenomeno che si ripresenta. Quello che vi consiglio è tenervi, sin dall’inizio, lontani da questi ambienti, perché ovviamente creano conseguenze negative anche per il vostro futuro. A volte ci capita di fermare dei ragazzini che vengono trovati con pochi grammi di droga. Molti sono convinti che possono detenerla, che possono farne libero consumo, ma in realtà non è così. Anche una piccola canna comporta una sanzione amministrativa, che non è una sanzione lieve, ma è devastante per il futuro perché vi potrebbe impedire anche di partecipare ad un pubblico concorso. Sappiate che io sono sempre a vostra disposizione per qualsiasi consiglio e aiuto per voi e per i vostri genitori. Quando avete bisogno potete sempre fare affidamento su di me”.

Scuola, famiglia e territorio si sono, dunque, ritrovati al “Roncalli” per dire no alla droga e alle dipendenze. Da più parti è arrivato il richiamo ad ascoltare i ragazzi, ad osservarli, ad aiutarli a mettere fuori le loro emozioni. I nostri studenti hanno bisogno di ritornare ad essere ragazzi veri e non a vivere la loro vita nel metaverso. Hanno bisogno di superare i loro disagi e le loro insicurezze confrontandosi dal vivo con i loro pari. Hanno bisogno di fare sport, di calpestare l’asfalto per incontrare un amico, hanno bisogno di dire no e di sentirsi dire di no per delineare e rafforzare le loro identità. Hanno bisogno di conoscere i pericoli che le dipendenze nascondono.

“Nella mia mente ho ancora vivo il ricordo del mio esame di licenza media. – dice Antonina Ausilia Uttilla, dirigente scolastico del Roncalli- Il tema che scelsi di svolgere per la prova di italiano era sulla droga. Sono trascorsi tanti anni, ma siamo ancora qui a parlare di droga e di dipendenze. Questo vuol dire che il problema delle dipendenze è una costante in qualsiasi territorio, in qualsiasi tempo ed ora anche in modo più rilevante considerato che le sostanze si possono acquistare più facilmente e a pochissimo prezzo. A noi è affidato il compito di sostenere i nostri studenti nel loro percorso di crescita, preparandoli attraverso questi momenti informativi a fare delle scelte consapevoli. Arriverà presto anche per loro il momento di dover scegliere consapevolmente. Ciò che desideriamo è che ciascuno sappia sin dalla prima volta dire di no alla droga e a tutto ciò che potrebbe creare dipendenza. Ringrazio tutte le famiglie e gli studenti che oggi hanno voluto interfacciarsi con gli esperti”.

All’incontro, organizzato dalla Professoressa Accursia Vitello, referente alla Salute dell’IC Roncalli, in collaborazione con il SERT di Agrigento e la Polizia di Stato, era presente anche l’assessore alla pubblica istruzione di Grotte, Dott.ssa Alessandra Marsala che ha espresso apprezzamento per la qualità del dibattito.

Nelle foto alcuni momenti dell’incontro

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