La sede scelta per commemorare la morte di Gesù. Chi ha preso questa decisione sembra non conoscere lo spirito per cui è nata la Fondazione. E forse non lo conosce
Chi c’entra la carrozza di muorto cu la putia di Maruzzu? Che c’entra il carro funebre con la bottega di Maruzzo. Non c’entra niente, infatti. Così Leonardo Sciascia spiega una frase che si ripete a Racalmuto quando ci si fanno discorsi campati in aria, quando si tenta di mettere assieme cose che non dovrebbero stare assieme. Perché Maruzzo vendeva granite di limone e poco c’entrava la sua attività con il carro funebre.
Così appare, a tutti gli effetti, la decisione di ospitare per il 4 aprile prossimo una riunione dei Testimoni di Geova dedicata alla Passione di Cristo. E di ospitarla alla Fondazione Sciascia. Certo, la Fondazione è spesso paragonata a un tempio laico, al santuario del più volterriano e illuminista degli scrittori. E quindi, ancor di più, nulla c’entrano i Testimoni di Geova (così come nessun altra religione) che celebri una ricorrenza religiosa, dentro la sede culturale dedicata all’autore di Todo Modo.
Sarà interessante sapere chi ha deciso e soprattutto per quale motivo di ospitare nella sala convegni della Fondazione una riunione religiosa. E potremmo chiederci fin da ora perché non cominciare ad ospitare cresime e comunioni, riunioni buddiste, novene di Natale, rosari e funerali, matrimoni musulmani, bar-mitzvah ebrei, battesimi luterani e riti induisti di purificazione?
Potrebbe essere un futuro alternativo per la Fondazione, trasformata in un luogo di preghiere non più sui libri e sui testi laici di Sciascia, ma sulle bibbie e sui corani e sulle preghiere multi religiose di tutto il mondo. La Fondazione dovrebbe avere tra i suoi consulenti un prete, un imam, un testimone di Geova, un pastore valdese, un rabbino, uno sciamano, un predicatore battista, un vescovo anglicano, un pope ortodosso: Racalmuto potrebbe essere la capitale di tutte le religioni, una città del Vaticano aperta a tutti i riti e a tutte le dottrine.
Era questo che voleva Sciascia? Non lo sappiamo. Come tutti i laici era tollerante di ogni credo religioso. Ma trasformare la sua sede in una sala per Testimoni di Geova è un po’ troppo. Rivela che chi lo ha deciso non sa quali sono le ragioni che lo stesso Sciascia dettò per la Fondazione a lui intitolata: un luogo per studiare l’opera di uno scrittore. Ma tra le molte opere di Sciascia, di sicuro non c’è la Bibbia. Nemmeno quella dei Testimoni di Geova.