Negli ultimi giorni ne sono stati uccisi cinque. Avvelenati
È proprio vero, le cattive abitudini stentano a morire. E la storia, quella brutta, fatta di cattive azioni e di gente miserabile ancora una volta si ripete. Sul ciglio delle strade tra Montagna Gentile, zona San Rocco e via Sandro Pertini, nella terra di mezzo, tra Grotte e Racalmuto, negli ultimi cinque giorni cinque cani sono stati avvelenati. Non stiamo parlando di randagi, i cosìddetti figli di nessuno, ma di cani padronali. Dei randagi ovviamente non si hanno notizie certe perché nessuno li reclama. È evidente che a qualcuno i cani danno fastidio, un fastidio così grande da meritare un ultimo pasto a base di metaldeide, un lumachicida velenosissimo. La metaldeide si presenta spesso in forma di granuli azzurri
Dunque, per risolvere il problema del randagismo, liberarsi dei “fastidiosi” cani padronali, qualcuno con grande generosità si procura il veleno e lo lascia cadere per le strade, decidendo la morte di questi poveri animali. E così sino ad oggi è andata. Di certo si tratta di un soggetto – ci auguriamo agisca da solo – particolarmente impegnato. Di indole generosa, visto che distribuisce veleno a destra e a manca senza badare a spese.
Difficilmente un cane resiste al richiamo di questi bocconcini farciti di riso e speak. Peccato però che la morte riservi a questi poveri esseri atroci sofferenze. Ma di questo la mano assassina non si cura. I cani non hanno diritti, solo doveri. Primo fra tutti morire di mala morte.
La notizia dell’ennesima strage è balzata oggi sui social, facendo gran rumore. Tanti i commenti. Parecchia la gente arrabbiata. I bocconcini blu – le prove del reato- sono stati rimossi dai vigili urbani di Racalmuto, mentre sul luogo si è recato subito il Sindaco di Grotte, Alfonso Provvidenza.
Comprendiamo che i cani non siano universalmente accettati da tutti. Comprendiamo che il fenomeno del randagismo vada controllato. Comprendiamo tante cose, ma non gli assassinii di massa. Avvelenare un cane è un reato, un reato grave: l’articolo 638 del Codice Penale prevede la reclusione fino a 1 anno per uccisione o danneggiamento di animali altrui. L’articolo 440 sanziona chi avvelena sostanze destinate all’alimentazione con la reclusione da 3 a 10 anni.
A questo punto mi rivolgo a te caro dispensatore di polpette avvelenate, se non credi in Dio, perché mi risulta difficile pensare che un essere come te la domenica vada in Chiesa a battersi il petto, ricorda che in Italia esiste la legge. Lo so non sempre si riesce a farla applicare. Ma se malauguratamente ti beccano non solo pagherai penalmente le tue azioni, ma lo farai soprattutto socialmente. Perché sai, gli assassini non piacciono a nessuno. Men che meno ai grottesi e ai racalmutesi che abitano nella terra di mezzo.
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