STORIE Ha speso ogni attimo della sua vita per educare le nuove generazioni
Tra qualche anno – conti alla mano questo doveva essere il suo ultimo ciclo di insegnamento – Giuseppina sarebbe dovuta andare in pensione, una meritatissima sudata pensione. Ed io, come collega con la quale aveva condiviso la maggior parte dei cicli scolastici nella scuola di Grotte, ero la candidata prescelta per il suo discorso di fine carriera. Era legittimo, naturale. Invece, le cose non sono andate così. Spesso le cose vanno come non dovrebbero andare, come non vorremmo mai che andassero.
È proprio vero, sono sempre le persone migliori a lasciarci. E anche se si dice che il cancro non guarda in faccia a nessuno, nella mia personale esperienza, ho scoperto che anche il cancro sembra accanirsi con chi non dovrebbe. Giuseppina era una di queste. Siamo sempre state colleghe. Abbiamo condiviso percorsi educativi e didattici, progetti scolastici, visite di istruzione, ore di programmazione, momenti di valutazione. Abbiamo lavorato spesso in compresenza. Nel corso degli anni ci sono state assegnate belle classi e classi difficili, terribilmente difficili. Ci siamo sempre confrontate. Ma ci siamo anche scontrate. Giuseppina non era una accomodante, remissiva. Era capace di sostenere le sue idee. Era una donna forte, decisa, consapevole delle sue potenzialità e dei suoi limiti. Sapeva sempre cosa voleva. Era una che nella vita si era dovuta guadagnare col sudore ogni singola cosa. Era abituata a lottare a non arrendersi, a dare sempre il suo massimo. Una leonessa.
Era tutto questo, ma allo stesso tempo era umile, sapeva dove poteva arrivare e se intravedeva una qualche difficoltà era sempre pronta a chiedere aiuto. Sì era umile, umile e buona. La sua sensibilità veniva fuori con gli essere più indifesi, gli animali abbandonati, i bambini in difficoltà. Amava i bambini. Li adorava.
Nelle sue classi si respirava ordine, disciplina, sano rigore. Educazione. Quella buona educazione alla quale molti sembrano essersi arresi in nome della popolarità. Giuseppina non era un’insegnante popolare, era un’insegnante all’antica. Non ha mai preteso di essere amica dei suoi studenti né dei loro genitori. Amava rispettare i ruoli e desiderava che anche gli altri lo facessero. Durante le sue lezioni era capace di passare dal richiamo severo per un comportamento sbagliato alla gioia, dopo pochi attimi, per una piccola conquista di un alunno. La vedevi cantare, applaudire, ballare con i suoi studenti sempre nel rispetto delle regole e della disciplina.
Preparata, competente, ricca di esperienze didattiche, ha sempre incarnato l’idea della brava maestra. La maestra che ti dà le basi. I suoi alunni si sono sempre distinti. Essere stati alunni della maestra Valenza faceva la differenza. Perché Giuseppina educava al sacrificio, all’impegno, alla perseveranza, alla puntualità. Con lei i buoni voti te li dovevi sudare. Portare a casa un buon voto era una reale vittoria. Perché Giuseppina era giusta. Dava a ciascuno ciò che meritava, quanto si era guadagnato.
E poi non si arrendeva mai. Non mollava mai. Viveva per la scuola. Non ci dormiva la notte. Veramente non ci dormiva la notte. Era sempre lì a rincorrerti per i corridoi per discutere di un bambino, per confrontarsi su cosa era giusto in quel momento fare, se era necessario attivare nuove strategie, se tu la vedevi allo stesso modo. Per lei c’era sempre una possibilità. Riusciva a scorgere in chiunque delle potenzialità, dei margini di crescita, di miglioramento. Era inutile tentare di dissuaderla, di farle allentare la presa. Non mollava. “Oggi Lucrezia ha fatto un bel dettatino, solo pochi errori. Vedi, se si concentra riesce. Perché non deve concentrarsi? Ci devo riuscire. Deve arrivare a scrivere autonomamente senza fare errori di ortografia. Ce la può fare”.
Erano questi i discorsi che faceva Giuseppina con noi colleghe. E se anche tentavi di dissuaderla su uno dei suoi propositi, magari per concedersi un po’ di respiro, lei ti guardava dritto negli occhi e rispondeva di no. La sua grinta, la sua tenacia, il suo impegno sono certamente stati il miglior modello educativo che si potesse proiettare. Giuseppina incarnava l’ideale della brava maestra.
A quanti cercano di scrivere manuali su come dovrebbe o non dovrebbe essere un bravo insegnante, mi sento di dire che per loro è stato proprio un peccato non aver conosciuto Giuseppina. Respirare la sua passione, il suo impegno, la sua dedizione, la sua professionalità unitamente alla sua sensibilità ed umanità avrebbe certamente regalato l’immagine reale della brava maestra. Una maestra che ha creduto nella scuola e che ha speso ogni singolo attimo della sua vita per educare le nuove generazioni.