Il Rettore Don Carmelo La Magra: “La festa è una cosa che abbiamo ricevuto. Abbiamo il dovere di preservarla per tramandarla alle generazioni future”
La tradizione è antica. A Racalmuto quando il rettore del santuario del Monte annuncia che la festa dedicata alla Madonna si farà le campane suonano solennemente per annunciare la lieta notizia. Così è sempre stato nei tempi e così anche quest’anno. Lo hanno annunciato domenica pomeriggio le campane del maestoso campanile che somiglia a una corona. Lo ha annunciato il nuovo rettore Don Carmelo La Magra sui social: “La festa è una cosa che abbiamo ricevuto. Abbiamo il dovere di preservarla per tramandarla alle generazioni future”. Con queste parole, e con il rintoccho delle campane, si è dato quindi il lieto annuncio, dopo la tradizionale riunione del Comitato della festa, con Don Carmelo La Magra e Don Luigi Mattina, alla presenza dell’amministrazione comunale.
La festa quindi si farà. 7, 8 e 9 luglio, i tre giorni importanti. Ma per come vanno ultimamente le cose a Racalmuto, non è scontato nemmeno il suono di una campana come quella “di lu Munti, allegra comu zita di vint’anni, vuci d’argentu, palpitu d’amuri“, come cantò il poeta Giuseppe Pedalino Di Rosa i cui versi andrebbero rispolverati e farli conoscere agli alunni delle elementari.
Dopo le gravi limitazioni che l’anno scorso ha subìto il programma della festa, ci si augura in questo 2023 – cinquecentoventi anni dopo il leggendario e miracoloso arrivo della statua di marmo bianco a Racalmuto – si faccia per come appunto l’abbiamo ricevuta. Come abbiamo ricevuto questa tradizione delle campane che annunciano un incontro positivo tra comunità ecclesiale, amministrazione civica e cittadini volontari che collaborano con il Comitato.
Le campane della chiesa del Monte hanno sempre comunicato con la comunità e non solo per annunciare l’inizio delle celebrazioni, invitare alla meditazione e segnare le ore che scorrono veloci.
Fino a una trentina di anni fa le signorine Castronovo, devote alla Madonna del Monte, ogni sera dalla loro casa che stava dietro la chiesa, con una lunga corda legata al batacchio, riuscivano a far suonare la campana al suono dell’Ave Maria. Accadeva un’ora prima del tramonto. Serviva per comunicare a chi lavorava in campagna o nelle botteghe di mettersi in cammino verso casa. E alle donne che attendevano al focolare di recitare il Requiem.
“Sì, ricordo – ci racconta Padre Mattina – e anch’io ho voluto lasciare questa tradizione fin quando è stato possibile. Ricordo con affetto l’ultimo sagrestano, lu zi Totò, che se ne é andato alla fine degli anni ’90. Le campane annunciano anche la morte di chi faceva parte della Congregazione. Ed io, quando sono arrivato qui nel 1971 ho mantenuto i rintocchi per annunciare che la Madonna avrebbe avuto la sua festa. Ricordo i ragazzi che salivano di corsa lassù nel campanile. Prima la festa si faceva a maggio, poi l’abbiamo spostata a giugno e quando ho deciso la data della seconda domenica di luglio, per favorire il ritorno degli emigrati, ho riunito il comitato la prima domenica dopo Pasqua, per avere il tempo di girare il paese per la raccolta, vivere in armonia e fede il mese di maggio e arrivare pronti per luglio”.
Don Luigi Mattina, assistente spirituale dell’antica Congregazione “Maria SS. del Monte”, sempre accanto al nuovo giovane Rettore Don Carmelo La Magra, che è anche arciprete del paese, è una miniera di ricordi. È stanco, ma non si abbatte. Gioisce quando racconta fatti legati a questo luogo che considera come la sua casa: “Poche volte è successo che le campane non hanno suonato per annunciare la festa – ricorda – e recentemente solo durante la pandemia. La festa religiosa si è sempre fatta e si continuerà a fare. Adesso ci vuole l’impegno di tutti, serio e concreto, affinché tutto vada nel migliore dei modi”.
Le campane del Monte hanno suonato, e non si scherza. La festa si farà. Prevalga adesso la passione e l’amore per Racalmuto e per quella vivacità che è contenuta nelle tradizioni che restano vive e belle fin quando nessuno le tocca.