Fondato a Racalmuto nel 1980

Luigi Scimè, il partigiano racalmutese che liberò Mondovì, ricordato a Cuneo alla presenza del presidente Mattarella

Nel corso della cerimonia del 78° anniversario della Liberazione il presidente dell’Istituto Storico della Resistenza ha parlato dell’impegno dei partigiani siciliani, tra cui Scimè che per le sue attività di comandante partigiano gli conferirono la medaglia d’argento al valor militare. Adesso Racalmuto gli dedichi una strada

25 aprile a Cuneo per il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Nel riquadro, il partigiano racalmutese Luigi Scimè

Il nome di Racalmuto rimarrà scritto nel ricordo di questo 25 aprile 2023, di questo 78° anniversario della Liberazione. Alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e delle più alte cariche dello Stato, a Cuneo si è svolta la cerimonia dedicata alla Resistenza e qui, nell’intervento di Sergio Soave, presidente dell’Istituto Storico della Resistenza, è stato ricordato, tra gli altri, il racalmutese Luigi Scimè, il partigiano che liberò Mondovì.

Signor Presidente della Repubblica – ha detto Soave sul palco del teatro Tosellimi limiterò a sottolineare alcuni motivi peculiari e in parte unici della storia della Resistenza cuneese”. E dopo aver raccontato episodi e personaggi, rivolgendosi direttamente a Mattarella, ha detto: “Mi permetta di aggiungere, signor Presidente un dato che la riguarda più da vicino: nelle file della Resistenza cuneese e piemontese, tra i seimila giovani provenienti dalle regioni del Sud, ben 2191 venivano dalla sua Sicilia e sono tre i siciliani che, restringendo lo spettro della ricerca alla nostra provincia, annoveriamo tra i più prestigiosi capi di brigate o divisioni importanti: Pompeo Colajanni, nativo di Caltanissetta… Luigi Scimè (Gigi) nato a Racalmuto… Vincenzo Modica di Petralia”.

Il nome di Scimè e quello di Racalmuto finiti perciò nella cronaca di questa giornata iniziata con l’omaggio del Capo dello Stato all’Altare della Patria e quindi la visita a Cuneo, al monumento della Resistenza e al museo “Casa Galimberti”.

In teatro, Mattarella in prima fila ha ascoltato gli interventi, tra cui anche quello del presidente dell’Istituto della Resistenza che ha raccontato il ruolo che quella zona d’Italia, la Granda, ha svolto in quegli anni. Anche con l’impegno di molti siciliani, come appunto Luigi Scimè, conosciuto come il “Capitano Gigi”.

Un eroe della Resistenza che liberò Mondovì, la bella città piemontese che nel 1984 gli conferì la cittadinanza onoraria “in riconoscimento delle alte benemerenze acquisite quale Comandante della V Divisione Alpi, e quale responsabile dell’amministrazione militare della piazza della cacciata degli oppressori nazifascisti fino al completo ripristino delle libertà civili e democratiche”.

Era nato a Racalmuto nel 1907, figlio del medico Nicolò Scimè. Da giovane si trasferisce al nord per frequentare l’Accademia militare. Nel 1935 partecipò all’occupazione dell’Etiopia al comando di un reparto di Ascari. Rientrato in Italia entrò a far parte del 28° Reggimento Artiglieria con sede a Fossano.

Della sua vita militare e di combattente per la libertà è stato scritto un libro da Giovanni Grisei, Biast, generale contadino. Partecipò alla guerra 1940/45 sui vari fronti e si comportò eroicamente nella battaglia campale di Gela contro gli alleati anglo-americani sbarcati nel luglio del ‘43 proprio nelle campagne siciliane.

Costretti a ripiegare dal nemico, lasciò la sua Sicilia e ripiegò sul continente portando i suoi uomini fino a Fossano. Dopo l’8 settembre 1943, con molti siciliani del suo Reparto, si riparò nella zona di S. Albano Stura, sottraendosi alla cattura da parte dei tedeschi. In quel periodo prese contatti con il fossanese Capitano Piero Cosa che stava organizzando la Resistenza in valle Pesio. Qui Gigi Scimè, come veniva chiamato, con i suoi compagni siciliani si trasferì nel marzo del 1944 e furono gli artefici di fatti salienti nella battaglia di Pasqua dell’aprile di quell’anno.

Assunse il comando della brigata Vall’Ellero della Terza Divisione Alpi che si distinse per le numerose azioni portate a buon fine nella zona di sua competenza, e durante i due attacchi portati dai nazifascisti nel novembre del ‘44. In seguito portò i suoi uomini a sfuggire all’accerchiamento e a raggiungere la zona della Garavagna di Villanova Mondovì.

Nel gennaio del 1945 Luigi Scimè fu designato comandante della V Divisione Alpi Mondovì, e a lui si arrese il presidio del tenente Farina. All’alba del 29 aprile con i suoi uomini entrò a Mondovì e sulla torre del Belvedere ritornò a sventolare il tricolore, la bandiera per la quale i suoi partigiani avevano combattuto. Scimè assunse il comando della piazza e si insediò in municipio firmando il manifesto ufficiale di Mondovì liberata.

Per queste sue attività di comandante partigiano gli conferirono la medaglia d’argento al valor militare. Visse nel Monregalese, rimase molto legato a Mondovì, ma sempre col cuore nella sua Sicilia.

Il Capitano Luigi Scimè

Tutte queste notizie ce le raccontò il Capitano Scimè tra la fine degli anni Novanta e i primi del 2000. Grazie al professor Giuseppe Nalbone, con cui intrattenne rapporti di amicizia, ho avuto l’occasione di sentirlo al telefono qualche volta. Con la sua voce raffinata chiedeva sempre di Racalmuto, dei giovani, del ricordo che aveva del pane di casa. Continuò ad amare il suo paese natale. E anche per questo, prima o poi, gli si dovrà dedicare una strada o una piazza. Nel nome della libertà, non sempre scontata, per cui Scimè ha tanto combattuto.

Morì il 17 gennaio del 2006, all’età di 98 anni. E Giuseppe Nalbone firmò pochi mesi dopo un articolo su Malgrado tutto, raccogliendo quelle poche notizie che ci aveva trasmesso. È sepolto a Torino, accanto alla moglie Clelia Argento.

Dieci anni dopo la sua scomparsa il sindaco di Mondovì Stefano Viglione gli dedicò la sala comunale delle conferenze, alla presenza della figlia Gabriella Scimè.

Oggi l’ennesimo riconoscimento a Cuneo, alla presenza del Capo dello Stato Sergio Mattarella.

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