Minosse, un mito che vediamo aleggiare, come nuvole gravide di frivolezza, sopra i cieli della provincia di Agrigento
Vi chiederete: che cosa c’entri Ioppolo con Minosse, il re di Creta? Nulla! Si tratta, infatti, di due realtà assolutamente incomparabili. Eppure – secondo una certa narrazione di cui diremo – un qualche contatto ci potrebbe essere stato, in un tempo molto lontano. Precisamente, quando – secondo il mito – Minosse venne a morire in Sicilia, ucciso (a tradimento) per ordine del re sicano Kokalos, e seppellito a Eraclea Minoa, località posta alla foce del fiume Platani che, appunto, da Minosse prende il nome. In assenza di una verità storicamente comprovata non ci resta che far riferimento al mito che vediamo aleggiare, come nuvole gravide di frivolezza, sopra i cieli della provincia di Agrigento, dove i miti si affollano. Raramente le verità.
Nel caso specifico si può parlare di un “Minosse” conteso. Infatti, più d’una località rivendica l’arrivo del furioso re di Creta a caccia di Dedalo, il maligno architetto, che fece accoppiare la regina Pasifae con un toro, dalla cui innaturale unione nacque il Minotauro ossia il mostro sanguinario che fu rinchiuso nel labirinto fino a quando non verrà ucciso da Teseo. Il luogo di gran lunga più accreditato è quello di Sant’Angelo Muxaro, l’antica Kamikos, residenza del citato Kokalos che avrebbe ospitato il fuggitivo Dedalo il quale nella traversata avrebbe perso il figlio Icaro.
Anche altre cittadine rivendicano tale primato. In primis Caltabellotta che vanta una storia e una posizione naturale davvero invidiabili e comunque competitive con quelle di sant’Angelo Muxaro, per quanto sia posta a una certa distanza dal Platani. Meno chances presenta – la segnalo con il beneficio dell’inventario – la teoria di un ex archeologo secondo il quale la reggia di Kokalos si trovava a Ioppolo Giancaxio, nella Rocca del castello ducale Colonna sulle cui pareti si riscontrano resti di un insediamento preistorico. Il tutto si baserebbe sopra un verso di uno storico greco che -secondo l’archeologo – recita “da Kamikos si vedono le spalle di Akragante”. E, dunque, tutti alla ricerca del luogo dal quale si scorgono le spalle di Akragante!
Il nostro procede per esclusione, partendo dalle famose spalle. Da Sant’Angelo/Kamikos non si scorgono e nemmeno da Caltabellotta da cui al massimo si potrebbe scorgere il loro lato occidentale. Mentre dalla Rocca di Giancaxio le “spalle” si vedono, perfetta-mente. E pertanto qui, su questa rocca, si svolse la tragedia di Minosse. Ma non finisce qua; poiché c’è un’altra località da cui si scorgono le spalle di Akragante: si tratta del monte Guastanella, in territorio di S. Elisabetta. Buon ultimo si è aggiunto un local patriota di Cattolica Eraclea il quale, non curandosi della vista delle famose “spalle”, intravede Kamikos sulla cima del monte detto “della Giudecca”, in riva al Platani.
Altri se ne potranno aggiungere, con il tempo. L’occasione è fin troppo ghiotta a fini turistici. Il mito è davvero grande e, per ciò stesso è sfuggente, non presenta confini ben definiti. Tutto è affidato alla fervida immaginazione di questo o di quello. Che dire? È auspicabile che cessi tale affannosa ricerca. Al limite si può tirare a sorte.. La cosa migliore da fare è concentrarsi sulla Kamikos che dovrebbe trovarsi a S. Angelo Muxaro, sulla riva del fiume Platani che collega l’area dei monti sicani con il Mediterraneo. Anche se da quelle colline non si scorgono le spalle di Akragante.
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