Si è spento lo scorso 23 luglio Otello Profazio. Il ricordo di Giuseppe Maurizio Piscopo
Si è spento lo scorso 23 luglio all’ospedale di Reggio Calabria Otello Profazio. Il noto cantautore, considerato anche dai suoi colleghi “Il principe dei cantastorie”, ha rappresentato la memoria storica vivente dell’etnoantropologia musicale del Sud. Profazio fin da giovane ha sentito prorompente il bisogno, diventato poi necessità, impegno civile, di raccogliere e divulgare il patrimonio etnomusicale del Sud; di tutto il Sud e non solamente della Calabria, dove è nato. In oltre 40 anni di attività e di ricerca ha scritto, scovato e riscritto innumerevoli canti e documenti canori che ha catalogato per temi e che costituiscono il suo archivio personale. Moltissime le canzoni pubblicate in numerosissimi dischi dove reinterpreta la storia del Sud, o meglio, ne canta la controstoria!
Tutte le sue canzoni, anche quelle che al primo ascolto potrebbero sembrare “allegre”, “leggere”, sono canti di protesta, di lotta “poetica”, di analisi critica della realtà sociale, espressi con l’uso della satira contro i potenti.
Come, tra le tante, la sua famosissima ‘Qua si campa d’aria’, con la quale ha vinto il disco d’oro. Incisa nel 1974, ma senza età, una sorta di distillato di ironia. Eccone un passaggio: “Il Sud è ‘nu paese bello assai… Siamo genti felici e stracontente, non abbiamo bisogno mai di niente”, “Il Sud è proprio un vero paradiso… Se vuoi morir, devi morire ucciso! “, “È al Nord che si beve e che si mangia, e c’è bisogno d’evacuar la pancia… Qui invece – ve lo dico in confidenza – non la sentiamo, no, quest’esigenza. Qua si campa d’aria!”…Versi, macigni scagliati contro i potenti, che costituiscono un alto contributo civile alle “Questioni meridionali”.
Profazio non ha voluto cambiare il mondo con le sue canzoni, il suo unico intento era quello di riuscire a far riflettere chi ascolta; indurre ad una presa di coscienza e quindi ad una scelta di campo, senza ipocrisia. Vincitore del premio Pitrè, il più alto riconoscimento culturale siciliano, ha dedicato gran parte della sua vita all’attività concertistica in Italia e all’estero: Brasile, Stati Uniti, Canada, Australia, Svizzera, Germania, Paesi dove era molto conosciuto, apprezzato e richiesto.
Profazio ha lasciato un patrimonio immenso di memorie e documenti. Ha cantato il brigante dell’Aspromonte Peppe Musolino, Governo italiano, Il lamentu pi la morti di Turiddri Carnivali, I pirati a Palermo di Ignazio Buttitta. Con la sua scomparsa la Calabria e l’Italia perdono un mostro sacro della musica e della cultura popolare.
Voglio concludere con le parole che Otello Profazio ha vergato nella prefazione del libro, che ho scritto con Antonio Zarcone e con le foto di Angelo Pitrone, Quando la gente cantava Tolì Tolì: “Il solo modo per vivere per sempre in questo mondo è quello di lasciare i libri e i dischi nelle biblioteche. Prima o poi qualcuno li verrà a cercare! E’ solo una questione di tempo!”.