Noi donne dovremmo capire subito certe cose. I segnali c’erano tutti
Mio marito ha l’amante. Finalmente l’ho capito. Ma capire non è accettare. È solo prendere coscienza, realizzare che una cosa che tu sospettavi è vera. Non posso attribuirgli colpe, né accusarlo. È stato sempre sincero e leale, non mi ha mai nascosto nulla. Anzi! Se ha peccato lo ha fatto con assiduità e coerenza. Tutto è sempre avvenuto sotto i miei occhi. Non c’è stata ora del giorno o della notte in cui ne sia stato lontano. La sua presenza ci ha accompagnati in ogni luogo, dentro e fuori casa, in vacanza o al lavoro, nella buona e nella cattiva sorte. E quando in rarissime eccezioni se ne è accidentalmente dimenticato è andato in crisi, quasi ha dato di matto, come se una parte di sé fosse venuta a mancare. E proprio per questa estenuante presenza ci sono stati dei veri e propri momenti di crisi, in cui avrei dovuto capire quanto questa relazione fosse importante per lui. Ma ho sempre sminuito, pensando che fosse una fase, che magari ero io ad enfatizzare, a dare più peso del dovuto ai suoi momenti di assenza. Invece no, avevo ragione.
Noi donne dovremmo capire subito certe cose. I segnali c’erano tutti. Eppure distratta dalle mille cose da fare, continuavo a non farci attenzione. Ma adesso la situazione è chiara, la relazione è palese, a tratti simbiotica, di estrema dipendenza. E io sono qui complice e allo stesso tempo nemica dei due amanti.
Il loro non è un amore convenzionale, ordinario. È un amore che crea dipendenza, assuefazione, astinenza. Pensavo di essere stata brava stabilendo regole e limiti con il suo primo amore, il televisore. E invece no, lo smartphone ha preso il sopravvento assorbendo tutte le funzioni del vecchio caro televisore e come se non bastasse anche del computer.
Con lui ci puoi fare di tutto: vedere partite in streaming in lingue più o meno comprensibili, leggere in tempo reale notizie sportive, divorare articoli di cronaca e attualità, navigare da un social all’altro postando foto di cani randagi, adottati o smarriti, fare acquisti on line, controllare le condizioni metereologiche, chiedere a Google le cose più strane, raggiungere mete ai confini del mondo e altro ancora.
Ebbene sì, mio marito riesce anche a sostenere estenuanti ore di shopping se ha con sé l’amante. Entrato in un negozio perlustra l’ambiente, punta dritto sulla prima poltrona disponibile, si mette comodo e naviga, naviga, naviga. Quasi non percepisce il trascorrere del tempo, mentre io, donna, rischio di abbandonarlo lì su quella poltrona mentre passo freneticamente al negozio più vicino. Non c’è da preoccuparsi comunque è in ottima compagnia, tanti altri mariti subiscono la stessa sorte. E la situazione non sembra migliorare a casa, dove maxi schermi LED di nuovissima generazione vengono snobbati, costringendosi a vedere film quasi partoriti dalle proprie mani. E intanto i libri, centinaia di libri, accumulati negli anni, giacciono sepolti sotto strati e strati di polvere in attesa che qualcosa cambi. E questo è ciò che spero, ciò che voglio. Voglio che qualcosa cambi.
Consapevole che questa insana relazione è in parte frutto del nostro tempo, ho deciso di adoperarmi per strappare dalle braccia del mio uomo la sua amata tecnologia. Ma oggettivamente credo che questo non sia proprio possibile. E allora, facendo appello al comune buon senso, dichiaro che mi accontenterei di allentarne la presa.
Come? Intanto con l’esempio. È difficile ammetterlo ma anche io ho fatto gli stessi stupidi errori. Così ho deciso: metterò da parte lo smartphone e proporrò modi alternativi per trascorrere il tempo. Ne disciplinerò modi e tempi d’uso. Certamente non sarà una lotta ad armi pari perché liberarsi dalla dipendenza è difficile, ma la mia vita e il mio matrimonio meritano di essere vissuti appieno.
E se qualcuno si starà chiedendo cosa ne pensa mio marito di questo mio sfogo, sottolineo subito che lui è il primo a leggere i miei articoli. Il suo commento a questo pezzo? “Sei fantastica!”.