La morte improvvisa di Antonio Patti lascia un vuoto nel panorama culturale del nostro territorio
La morte improvvisa di Antonio Patti ha lasciato un vuoto nel panorama culturale del territorio agrigentino. Proprio quando si sta mettendo in moto la macchina organizzativa di “Agrigento capitale della cultura 2025” e dove le migliori risorse culturali dovrebbero essere chiamate al tavolo delle proposte per rendere di alto profilo l’importante appuntamento.
Perché Chi ha conosciuto Antonio ne è rimasto amico. La sua infinita cultura e profonda preparazione ha abbracciato tanti campi di azione: dalla letteratura classica alla poesia, dall’arte alla musica lirica.
La sua morte lascia nello sconforto sincero e genuino non solo la moglie Mimma ed i parenti ma centinaia e centinaia di amici. Perché chi ha conosciuto Antonio ne è rimasto amico. La sua infinita cultura e profonda preparazione ha abbracciato tanti campi di azione: dalla letteratura classica alla poesia, dall’arte alla musica lirica.
Ma Antonio Patti, stimato medico patologo e ematologo, in servizio per tanti anni all’ospedale San Giovanni di Dio di Agrigento, non era solo un “intellettuale” ma un uomo vicino al popolo, sempre con la battuta pronta, una sana ironia, mai banale e volgare, ed una risata che contagiava. Metteva a proprio agio tutti mantenendo sempre l’umiltà e l’educazione che si è portato dietro dal piccolo dammuso ai piedi della chiesa di San Vito dove è nato alla casa grande e spaziosa dentro lo storico Palazzo Cafisi, all’ombra del cupolone della Chiesa Madre, dove è cresciuto a “pane e libri”.
Se gli chiedevi il libro preferito ti rispondeva: “Quello che ho appena prenotato in libreria e che leggerò con curiosità”. Oltre alla famiglia e alla professione medica i suoi amori erano i libri e le piante grasse. E la sua vita ieri si è spenta proprio nella casa di Mosè, villetta avvolta da un piccolo Eden verde che lui ha creato, difronte il tempio di Giunone e quella Magna Grecia che spesso lo ha ispirato nelle letture e pensieri.
Una passione, quella delle piante e della lettura, che lo occupava a tempo pieno dopo il meritato collocamento a riposo dal camice bianco. Bastava poco per farlo felice: una poltrona, un brano di musica lirica sottofondo ed un libro tra le mani.
Antonio Patti è stato per decenni faro della cultura e dell’editoria agrigentina. Tanti scrittori si rivolgevano a lui per una prefazione o per una critica nel giorno delle presentazioni. Sincera e fraterna l’amicizia con Antonio Liotta, il medico-editore di “Medinova”. Insieme per tantissimi anni hanno dato alle stampe “Progetto salute”, una delle riviste più importanti nel panorama editoriale italiano medico-scientifico che portò Agrigento al centro di eventi e congressi nazionali ed internazionali. Curatore negli anni Novanta della rubrica “Occhio al verde” del mensile “La mela” non si tirava mai indietro ad ogni novità editoriale del territorio. Attivo anche in politica ha avuto una breve esperienza amministrativa come assessore alla cultura a Favara durante la sindacatura Russello.
Ma la sua vera “politica” era quella dello sviluppo culturale del territorio, incoraggiando tanti ragazzi anche a cimentarsi nella scrittura e alla presentazione di libri nella libreria “Il papiro”. Presidente storico della Giuria dell’importante premio d’arte e cultura “Ignazio Buttitta”, organizzato dal centro Guttuso di Favara, ha sempre saputo valorizzare centinaia di poeti e scrittori di ogni angolo della Sicilia, premiando mai i cognomi in concorso ma le opere. Il termometro del bene che la gente ha voluto ad Antonio è proprio quel social, Facebook, che lui quotidianamente animava, dai seri dibattiti ai post goliardici scritti tra giochi di parole e frasi pungenti.