Fondato a Racalmuto nel 1980

Era innamorato della sua città

Calogero Carità. Innumerevoli le sue pubblicazioni su Licata, tra cui, sicuramente, la più preziosa ed importante “Alicata Dilecta”. La diffusione della cultura e il recupero dei beni culturali e archeologici sono stati il suo perenne impegno. Il ricordo di Ester Rizzo

Calogero Carità, foto di Giovanni Salvio

“…Ricordo, nel quartiere Marina, via Lunga, la via dove sono nato io, dove è nata mia madre, dove è nata mia nonna”.

Queste le ultime parole del professore Calogero Carità, davanti ad un folto pubblico che gremiva l’atrio della Badia sede del Museo Civico Archeologico di Licata. Stava presentando il libro “Una finestra su via Sant’Andrea e dintorni” di Francesco Gaetano Glicerio.

Se ne è andato via così, in una sera d’agosto, in un attimo.

Se ne è andato via nella sua amata città e nel luogo simbolo del suo perenne impegno per la diffusione della cultura e per il recupero dei beni culturali e archeologici.

Ritornava spesso per effettuare ricerche negli archivi e scoprire storie, raccontarle e indurre i suoi concittadini ad amare Licata.

Amarla come visceralmente l’amava lui.

Calogero Carità, storico e giornalista, già Ispettore Onorario ai Beni Culturali e socio della Società Siciliana per la Storia Patria, viveva ormai da tantissimi anni a Verona. Lì si era trasferito nel 1972, prima come docente di Italiano e Latino e poi come Preside fino al pensionamento avvenuto nel 2012.

Lì, al Nord, come tanti nostri conterranei, aveva costruito la sua famiglia e la sua carriera, apprezzatissimo non solo dai discenti e dai colleghi ma anche dalle più importanti istituzioni e associazioni culturali veronesi.

A Licata aveva contribuito in maniera determinante a fondare l’Associazione Archeologica Licatese.

Innumerevoli le sue pubblicazioni, tra cui, sicuramente la più preziosa ed importante “Alicata Dilecta” dove, in circa ottocento pagine, sono compendiati gli oltre duemila anni della città. Dall’etimologia del nome, al significato degli stemmi, dalla preistoria alla dominazione borbonica, passando per le due Guerre Mondiali, per arrivare alla contemporaneità del 1980.

In “Alicata Dilecta” troviamo le minuziose ricostruzioni di mura, fortificazioni e baluardi cittadini, la storia del porto di Licata, uno dei più fiorenti del passato, lo sviluppo urbanistico tra Ottocento e Novecento, l’origine delle fondazioni monastiche, delle molte chiese non più esistenti, delle Confraternite. Tra quelle pagine, alcuni capitoli sulle feste religiose, gli usi e i costumi del popolo licatese ma anche sulle antiche Accademie, sulle scuole, sulle biblioteche e sulla stampa locale. Chiude il volume l’elenco dei licatesi illustri.

Un’opera sicuramente necessaria per la storia della città, un lavoro certosino che permette di ricostruire la Memoria di un luogo in “un unicum” di ampio respiro e alto profilo storico.

Tra le altre sue pubblicazioni ricordiamo: “Castelli e torri della provincia di Agrigento”, “10 Luglio 1943”, “Una campana per Adano”, “I Vecchio Verderame tra 800 e 900”, “I castelli e le torri di Licata”.

Alcuni suoi studi hanno costituito la base storica su cui il regista Pif ha realizzato, nel 2016, il film “In guerra per amore”.

In campo giornalistico numerose le sue collaborazioni a riviste storiche specializzate ma anche a periodici e quotidiani regionali e provinciali.

Carità è stato fondatore nel 1982 del periodico locale “La Vedetta” pubblicato ininterrottamente fino al 2017. Un giornale che costituiva un punto di riferimento per tanti  licatesi emigrati all’estero e palestra di formazione per tanti giovani aspiranti giornalisti.

Ma “La Vedetta” è stato soprattutto” un faro” puntato sulla città che denunciava il degrado in cui versavano monumenti e ambienti con il rischio di perdita di fruibilità. Negli articoli pubblicati ritroviamo il periodo di “lotta” contro la centrale a carbone, le rubriche “Sindaco risponda”, “Il dito nell’occhio”, ”Signor Sindaco No”, “Accadde a Licata”, “L’angolo di Limicedda surda”.

“La Vedetta”. Settembre 1982

Tramite interviste e reportage si denunciavano sempre comportamenti scorretti o interessi clientelari a cui a volte seguivano minacce intimidatorie. Ma quella de “La Vedetta” e del suo direttore è sempre stata “una voce libera”, mai al servizio del Potere ma della città e dei licatesi. E gli articoli redatti da lui spesso ottenevano interventi di restauro sul patrimonio monumentale o archeologico.

Aveva a cuore, come i collaboratori che aveva scelto, il decoro urbano e le richieste pressanti erano rivolte a tutte le Amministrazioni che si succedevano, ai politici quasi sempre impotenti a risolvere gli annosi e atavici problemi di Licata e a modificare quella sorta di “immobilismo gattopardiano” che Calogero Carità non concepiva e non tollerava.

E’ stato quasi un segno del destino che la sua vita sia finita in quel modo e in quel luogo e che la camera ardente sia stata allestita nel Palazzo di città.

Licata ha perso sicuramente uno dei suoi cittadini più illustri ma anche più innamorati del paese che gli aveva dato i natali. La famiglia ha perso un marito, un padre ed un nonno affettuoso ed amorevole.

Ci piace ricordare la dedica iniziale che lui scrisse in “Alicata Dilecta” che sinteticamente e mirabilmente riassume il suo rigoroso impegno e i suoi sentimenti più profondi:

Alla mia città perché possa rifiorire e ritrovare la dignità del passato. Ai miei figli perché possano conoscerne ed apprezzarne la storia. A mia moglie che con amore mi ha sostenuto nell’ardua ricostruzione delle vicende licatesi”.

 

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