Due paesi confinanti, Grotte e Racalmuto, due tradizioni religiose e la ricerca del Genius Loci
FINIS AFRICAE, c’è sempre una curiosità alla base di ciò che si cerca e i confini dell’Africa sono il solido luogo dove prende forma la logica simmetrica. Ricercare altrove come esempio per la ricerca del proprio Genius Loci ha la sua valenza. Ed in questi tempi di restrizioni collettive, mi piace ricordare.
Spinto non tanto dalla curiosità, quanto dalla voglia di conoscere cosa fosse svampato a Regalpetra, mi sono spinto oltre le colonne d’Ercole campanilitiche. Quasi a fare un’operazione in incognito, posteggiata l’auto in un’area appartata attigua la piazza, ho seguito la direzione di provenienza delle voci amplificate. Nell’avvicinarmi sempre di più, non ho riconosciuto l’idioma italico, né l’inflessione regalpetrase, che molto si distingue dalla mia, tanto da essere in passato oggetto e ragione di reciproco sberleffo. Giunto ormai lì in prossimità, non vedendo ancora la piazza, ho sentito chiaramente che la voce amplificata parlava in inglese. Non conoscendo l’antefatto, rimasi perplesso: Ossignur, non è che sono entrati un’altra volta gli americani, anche allora era di luglio! Ed invece era tutta un’altra cosa di ciò che avevo, per un attimo, temuto.
Regalpetra è gemellata, ormai da anni, con la canadese Hamilton e la voce che sentivo era quella del sindaco che naturalmente parlava nella sua lingua. Ed ho appreso che era pure presente un’altra rappresentanza di una città della Polonia con la quale verrà pure formalizzato un gemellaggio, questa volta originato da uno scambio di studi universitario. Ma ancora, era pure presente una delegazione della città di Castronovo di Sicilia, unita a Regalpetra dalla Madonna, sebbene da questa diseredata della sua imperitura presenza, questi due paesi rimangono uniti dalla leggenda che agli occhi della tradizione religiosa-popolare è storia e quindi verità. Poco importa sapere come poté accadere che Eugenio Gioeni ritrovò nel nord dell’Africa una statua della Vergine, della scuola del Gagini, che decise di portare a Castronovo, e quale strano percorso stesse facendo fare al simulacro per andare dalla Marina a Castronovo. Sta di fatto, ed è quello che conta, che quella processione, giunta a Regalpetra si arrestò, dato che i buoi che trainavano il carro si genuflessero. Lì, quell’evento portentoso, si radicò per sempre: il prodigio c’era e la Madonna aveva eletto sua terra quel luogo del finis africae. Bene, ed annualmente la rievocazione di quel fatto si ripete nelle recitazioni, così come i riti e i segni che affondano la loro origine nei secoli passati. E sono davvero ben lieto che i miei vicini abbiano la certezza, se non documentale, almeno ab immeorarabili, della loro tradizione, che racconteranno con sempre rinvigorito ardore ai loro figli. Ho avuto l’opportunità di intrattenermi con alcuni regalpetrani che conosco, ben lieti di rispondere con l’orgoglio cittadino alle mie curiosità da extraneus, delucidandomi sui vari eventi che si susseguivano, tra il ritmo arabeggiante dei tamburi e l’odore mieloso dello zucchero caramellato.
Qui a Racalmare, ci si sente orfani di non avere piena contezza della scaturigine di quella che è la nostra tradizione quaresimale, sicuramente unica nel suo genere e nella sua strutturazione. Ripetiamo da sempre gli stessi riti ed utilizziamo gli stessi codici comunicativi, ma è rimasta nell’oblio la ragione per la quale, in un dato momento della storia cittadina tutto è iniziato. E proprio la ricerca di quel bosone, ne son certo, che incarna lo spirito più profondo di questo popolo, prima o poi emergerà, raccontandoci una storia che tornerà a nutrirsi della luce solare, dimenticando l’oscurità nella quale è stata avvolta.
C’est tout.