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Quando la scienza medica ci mette anche il cuore

Le considerazioni di Simona Carisi a margine del convegno sulla “Complessità nella gestione della malattia di Alzheimer”

Nella foto Simona Carisi con i direttori Liana Gucciardino e Leonardo Giordano e parte dell’equipe di Malattie degenerative e involutive del Dipartimento di Salute Mentale Asp 1 Agrigento

La scienza medica ci mette anche il cuore nella comunicazione e nella comprensione di meccanismi che alterano le funzioni cognitive del paziente affetto da malattia di Alzheimer.

Si è concluso così all’hotel della Valle di Agrigento il convegno sul tema “La complessità nella gestione della malattia di Alzheimer: uno sguardo multidisciplinare”, organizzato da Liana Gucciardino, Direttore dell’ UOC Malattie degenerative e involutive Asp Ag1 e da Leonardo Giordano, Direttore del Dipartimento di salute mentale dell’ Asp di Agrigento.

L’evento di notevole importanza scientifica, ha alternato momenti formativi ad atmosfere fortemente emozionali grazie all’intervento di attori e attrici  di fama nazionale che hanno raccontato stralci di vita ed esperienza personali con i propri familiari affetti dalla malattia di Alzheimer o attraverso la recitazione di monologhi che hanno commosso profondamente una numerosissima e attenta platea tanto da rendere l’evento significativamente coinvolgente su due fronti: scienza e “cuore” nella accezione più pura del sentimento. 

Tra gli ospiti L’attore Lino Banfi, che attraverso un video messaggio ha raccontato l’esperienza vissuta con la moglie affetta da malattia di Alzheimer, riuscendo anche a sdrammatizzare, con la sua prorompente e a volte malinconica comicità, la sua esperienza.

E anche Margot Sikabonyi, conosciuta come “Maria” in “Un medico in famiglia”, la serie televisiva tanto amata dal pubblico italiano, che con dolcezza corporale, accompagnata da un linguaggio ricco di consapevolezza scientifica e cultura, ha saputo armonicamente, con discrezione e garbo, dare vita ad un momento significativo del convegno.

Fra i tanti temi trattati, l’importanza del “caregiver”, termine anglosassone per definire colui o colei che accudisce il paziente affetto da malattia con amore, dedizione e corretta partecipazione, soprattutto se formato nei comportamenti con il paziente dagli operatori delle strutture di competenza: medici, psicologi e che gestisce dal momento della diagnosi, l’approccio e l’avanzamento della malattia del proprio caro. Un ruolo estremamente importante non privo di difficoltà.

La collaborazione multidisciplinare, è un percorso formativo e collaborativo che accompagna professionalmente chi è affetto dalla malattia, attraverso percorsi finalizzati ad una attenta cooperazione e condivisione di scelte, terapia, assistenza e cura. La prevenzione, altro argomento cardine del convegno, rientra nell’attenzione che dedichiamo alle nostre funzioni mentali: memoria, attenzione, concentrazione, linguaggio, creatività.

E allora, cosa fare per prevenire l’invecchiamento mentale? Iniziamo a stimolare l’attenzione: mettiamo da parte il cellulare e leggiamo un buon libro. Ascoltiamo le parole delle canzoni ed impariamo a riconoscere il suono del “basso” fra i vari strumenti musicali e isoliamo con la mente il suo suono, senza distrarci mai per tutto il tempo della canzone. Ragioniamo e conversiamo con i nostri amici e/o parenti, con i colleghi al lavoro, pratichiamo attività fisica, frequentiamo scuole di ballo o partecipiamo ai tornei di bridge, per chi non ama ballare, ripetiamo di tanto in tanto  qualche filastrocca e la sera, ceniamo con un buon…non troppo abbondante, piatto di pasta e dopo questa deliziosa, salutare cena,  addormentiamoci bene, sufficientemente stanchi per aver ballato, letto e detto tante cose, ma soddisfatti nel corpo e nella mente.

Ecco! Questo potrebbe essere l’inizio di una buona vecchiaia.

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