Fondato a Racalmuto nel 1980

Tra i sentieri del nostro passato

Nel momento fatale è il passato che ci viene incontro. Diventa fondamentale passeggiare tra i suoi sentieri per ricordare inquietudini, domande e tentativi di risposte che la fine della vita pone ad ognuno di noi.

Salvatore Filippo Vitello

Ho letto con molto piacere l’articolo di Alfonso Maurizio Iacono sul giorno dei morti pubblicato da Malgrado tutto nella festa dei Santi. In esso mi identifico totalmente (anche per la parte per così dire commemorativa, che talvolta mi tocca in ragione del mio Ufficio) e avverto il medesimo modo di sentire e di interpretare il passato.

Quelle sensazioni che lui descrive in modo semplice ed efficace (con un linguaggio di matrice poetica con il quale, con poche e calibrate parole, si esprimono concetti, stati d’animo e sentimenti collettivi) sono quelle che provo intensamente nelle mie visite al cimitero di Grotte, luogo che da bambino ho vissuto, nella festa dei morti appunto, con una certa spensieratezza, assistendo esattamente alle scene di vita descritte dal Prof. Iacono. Anche oggi nelle mie periodiche visite al nostro cimitero, rivedo volti di persone con le quali ho avuto relazioni e legami che hanno segnato la storia della mia vita. Personalmente, sono sicuro che il modo di sentire influenza quello di chi scrive, soprattutto quando si cerca di riarrotolare la pellicola del passato per capire come porsi di fronte al futuro.

Il prof. Iacono non racconta solo la festa dei morti dei nostri paesi ma spiega anche che nei bambini di paese, quali noi siamo stati, la “chiazza” luogo centrale delle nostre relazioni, fatte di incontri e di scontri, ma anche di drammi (ricordiamo la faida che caratterizzò la storia di Racalmuto dei primi anni novanta) ci consentiva una comunanza di vita, nella quale si socializzava anche l’approccio alla persona defunta, esorcizzando tutte le paure che accompagnavano la sua narrazione.

Alfonso Maurizio Iacono

Gadamer definisce come “fusione di orizzonti” l’ermeneutica, qualunque ermeneutica, che si fonda sul principio di stretta correlazione tra passato e futuro. Penso che il concetto riguardi tutti: credenti e non credenti. Per i non credenti è più naturale in quanto non legati alla speranza della Resurrezione. Per i credenti il percorso è più impervio ma l’approdo al momento del redde rationem è lo stesso.

Nel momento fatale è il passato che ci viene incontro. Diventa fondamentale passeggiare tra i sentieri del nostro passato per ricordare inquietudini, domande e tentativi di risposte che la fine della vita pone ad ognuno di noi. Verrà naturale confrontarci con i temi del dolore, della malattia, dell’accompagnamento, della morte e del lutto, ma anche dei momenti felici, nei quali il tempo si fermava e l’amore (non sempre quello donativo prevaleva sul possessivo) avvolgeva le persone nella sua cornice di eternità, momenti che hanno guidato la nostra esistenza, soprattutto di quelli vissuti nella ingenua innocenza di bambini, quando il tema della morte veniva vissuto come una festa. Un percorso di vita  necessario a riappropriarsi del rapporto con l’ignoto, con il Mistero che, inevitabilmente, interpella ogni esistenza umana.

Leggere il pezzo di Iacono, soprattutto in questa contingenza mondiale di morte e di dolore per la grande perdita di vite umane, soprattutto bambini, ti aiuta perché stimola la ricerca ed interpretazione del tuo vissuto che riconosci nella storia dell’altro, scrittore, letterato o filosofo o più semplicemente, testimone che lascia una traccia nel cammino della vita.

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Salvatore Filippo Vitello, già Procuratore della Repubblica di Lamezia Terme e di Siena, è oggi Avvocato presso la Procura d’Appello di Roma

 

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