Fondato a Racalmuto nel 1980

Grotte, quel mondo che non c’è più

L’articolo poetico di Mimmo Butera sul Prof. Giuseppe Benedetto Napoli ha generato in me una profonda emozione e mi ha riportato indietro negli anni

Salvatore Filippo Vitello

Rileggendo l’articolo poetico di Mimmo Butera sul Prof. Giuseppe Benedetto Napoli, detto Pino, un moto interiore ha generato in me una profonda emozione e mi ha riportato indietro negli anni: ai rapporti con uno straordinario maestro di vita, di cui però all’epoca io e forse anche altri che lo frequentammo con una certa assiduità, non riuscimmo a cogliere gli elementi essenziali di certe sue condotte. Tutti, pur apprezzando la sua straordinaria capacità di ragionamento, consideravamo la sua eccentricità come un vezzo dovuto ad un attaccamento ostinato ad uno stile di vita, direi da “piccolo principe “.

Il richiamo a questa figura letteraria mi evoca una frase, pronunciata dal protagonista dell’omonimo romanzo, dove si afferma che “l’essenziale è invisibile agli occhi”. È  un concetto che si può estrapolare dal contesto e applicare alla vita di ognuno, che ci fa capire come osservare il mondo attraverso le proprie esperienze di vita, lo farà apparire differente.

Così è stato nel caso del Prof. Napoli, uomo che aveva costruito intorno a sé un mondo ideale, nel quale riusciva a trovare il suo equilibrio e misura e le cui abitudini all’apparenza stonate costituivano parte di una dimensione ideale basata su una profonda ed ampia cultura.

Giuseppe Benedetto Napoli

Il ricordo di Pino Napoli rinverdito dall’articolo di Mimmo mi fa comprendere come il fatto da tutti noi considerato strano, quello di procedere per lunghe passeggiate solitarie in piena notte, rientrava in una relazione speciale con il proprio paese, del quale Pino Napoli voleva cogliere l’essenza originaria, comprenderne l’evoluzione rispetto al tradizionale contesto cui era rimasto fortemente attaccato.

Per spiegare meglio il concetto riporto un’emozione che mi capita di provare nei viaggi di ritorno a Grotte, convinto che nello stesso modo potrà essere accaduto ad altri della mia generazione.

A latere della piazza Carmona, nell’angolo di fronte la Chiesa, c’è una fontanella, oggi non sempre funzionante ma dalla quale una volta scorreva sempre acqua. Da ragazzini tutti abbiamo trovato in essa un grande refrigerio dopo esserci impegnati nei giochi semplici che eravamo soliti fare (chi si ricorda della carrella o del cerchio?). Chi non ha questi ricordi  vede quella fontanella come una semplice fonte d’acqua, oggi purtroppo spesso asciutta.

Nei miei ritorni a Grotte, quando mi affaccio sulla piazza principale, quella fontanella mi evoca emozioni e ricordi di periodi felici della mia vita. Mi piace assaporarne il profumo, soffermandomi e facendo volare il pensiero indietro nel tempo.

Penso er esempio al bar di Giuggiu Liuzza ed alle sue mezze granite, alle sue caramelle ‘bombolone’, che produceva direttamente, stirandole con le mani un po’ sudate, alle bancarelle delle feste più importanti, ai litigi tra ragazzi per chi doveva bere per prima, alla pompa di benzina, ai tanti anziani con sciallo e coppola, che si attardavano a discutere in quell’angolo. Insomma ad un mondo che non c’è più.

Sono ricordi che ti fanno tornare alla mente i momenti spensierati in cui ti ritrovavi con tanti amici, alcuni dei quali o sono andati via dal paese o addirittura non ci sono più.

Mimmo Butera

Questi ricordi non sono visibili a tutte le persone che si recano in quel luogo ma può percepirli solo chi li ha vissuti. Per questo motivo l’articolo di Mimmo mi ha fatto riflettere sulla straordinaria e complessa personalità del Prof. Napoli. Le sue passeggiate notturne erano per lui  momenti di vere emozioni, grazie alle quali riusciva a valorizzare ciò  che davvero conta, la vita semplice e genuina del nostro paese, che noi, proprio perché lontani dal suo mondo, non riuscivamo a comprendere poiché, appunto, ”l’essenziale è invisibile agli occhi”.

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