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Grotte-Racalmuto, la fusione che non c’è

“Necessario un cambio di marcia per il futuro dei due paesi. Condivido da tempo l’idea di una fusione. Ecco da cosa bisogna partire”. 

Felice Cavallaro

Come risulta tutto sempre più vicino in questo villaggio globale dove ci muoviamo. E’ la prima riflessione che m’è venuta leggendo la puntuale riflessione di Salvatore Filippo Vitello, magistrato di lungo corso impegnato a Roma nel prestigioso incarico di Avvocato Generale dello Stato presso la Corte d’appello, ma con occhi e cuore sempre rivolti alla sua Grotte, alla nostra Racalmuto. Come il sottoscritto, cittadino (spesso) residente nella città di Sciascia, seppur nato a Grotte.

Incrocio che mi fa rallegrare ancora di più leggendo l’incitamento di un alto magistrato ad immaginare una fusione fra questi due granelli di sabbia del villaggio globale, così vicini eppur lontani. Idea rafforzata quando da Roma ha seguito in diretta la cerimonia di consegna del Premio Racalmare-Sciascia, nell’atrio del Comune di Grotte, al poeta Nino De Vita, tanto apprezzato dall’eretico di Regalpetra.

Eh sì, dottor Vitello. Condivido da tempo l’idea di una necessaria fusione. Appena un paio di chilometri di distanza. Una striscia peraltro ormai occupata da ville e case affiancate, lungo una linea di demarcazione che non divide niente. Un niente che diventa però un muro di brontolii e di dubbi quando si ipotizza l’unione burocratico-amministrativa, come lei auspica forse sapendo che alcuni protagonisti della vita pubblica la considerano una violazione dei propri orticelli elettorali.

Ho sempre sorriso alle battute caustiche che gli abitanti dei due centri si scambiano con ironie reciproche. Innocenti e comprensibili i campanilismi che dilagano ovunque. Ma è ovvio che amministrazioni vicine dovrebbero cooperare almeno per risparmiare e garantire servizi efficienti, dalla rete idrica alla raccolta dei rifiuti, dalla sicurezza alle strutture sanitarie, dalla salvaguardia dell’ambiente ai supporti sociali. Fino alle biblioteche e alle attività culturali che nel caso specifico, per Grotte e Racalmuto, hanno un elemento comune, un punto di incrocio nel nome di Sciascia.

Come ripeto da tanti anni, se alla fusione si vuole puntare dalla cultura bisogna partire. Per esempio, considerando la Fondazione Sciascia, il Teatro Regina Margherita, la Festa del Monte un tutt’uno con eventi di grande richiamo a Grotte come le processioni pasquali o lo stesso Premio Racalmare che con Sciascia presente debuttò. Immagino un calendario annuale comune. Una proposta unitaria per i viaggiatori, per i cittadini dei due centri.

E invece che cosa è accaduto mentre il dottor Vitello da Roma seguiva via Facebook la premiazione di De Vita e l’esibizione del vulcanico Mario Incudine nell’atrio comunale di Grotte? E’ accaduto che in quelle stesse ore a Racalmuto abbiamo aperto il teatro comunale per una rappresentazione organizzata dalla Fondazione. Con l’amministrazione e qualche consulente in prima fila. Tutto nel nome di Sciascia. Con rammarico per la coincidenza subita da tanti racalmutesi presenti a Grotte insieme con il poeta-amico di Sciascia. Poeta peraltro in passato acclamato consigliere di amministrazione della stessa Fondazione, ma ignorato nel momento in cui viene premiato a Grotte. Noi tutti speriamo ovviamente che si sia trattato di una casuale e involontaria coincidenza. Auspicando un cambio di marcia per il futuro di questi nostri due granelli appaiati nel villaggio globale. Ridotto altrimenti a “terra di nessuno”, se dovessero prevalere paradossi burocratici e politici, o ingiustificate invidie, gelosie e rivalità di piccolo cabotaggio.

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