Oggi, nella sala consiliare del municipio, la presentazione del libro di Angelo Cutaia sul legame della Santuzza con Racalmuto
Ci lavora da anni. Ha raccolto documenti e testimonianze, letto tanti libri e carte d’archivio. E alla fine ha scritto un libro di quasi cinquecento pagine sostenendo che Santa Rosalia non è affatto Virginis Panormitànae e che al contrario le sue radici siano a Racalmuto. Leggenda? Tradizione?
Di certo c’è che a Racalmuto già nel 1208 fu costruita la prima chiesetta dedicata a Rosalia, quattro secoli prima della peste di Palermo e del ritrovamento delle ossa.
“Santa Rosalia. Racalmutese e Pellegrina” s’intitola questo libro ricco di documenti, fotografie e mappe scritto da Angelo Cutaia, ingegnere, cultore di storia locale e autore di studi su Racalmuto e la Sicilia.
“Voglio dimostrare – dice l’autore – come la figura di Santa Rosalia, da monaca basiliana, di lingua e rito greco-siculo, sia stata trasfigurata, dalla Chiesa di Palermo, in semplice eremita laica isolatasi nella grotta di monte Pellegrino. Ho cercato di mettere assieme i pezzi che dimostrano un rapporto forte di Rosalia Sinibaldi con Racalmuto dove la tradizione popolare vuole sia addirittura nata e battezzata”.
Angelo Cutaia ha scavato tanto. Ha raccolto e letto tutto quello che c’era da leggere su Santa Rosalia. Il suo lavoro è iniziato negli anni in cui a Racalmuto si è ripresa la festa dedicata alla Patrona “dimenticata”. Nel 2005, infatti, un gruppo di cultori di storia locale – Giuseppe Nalbone, autore del libro Delle Chiese di Racalmuto, Salvatore Picone, Peppino Agrò e Giuseppe Cutaia – convinsero l’arciprete Alfonso Puma a costituire il “Comitato Santa Rosalia di Racalmuto” per riprendere, dopo più di sessant’anni, la festa dedicata alla Patrona. E così fecero. Il Comitato si è occupato di ricollocare nell’antica edicola votiva di via Garibaldi, l’Immagine dipinta su legno allora restaurata da Calogero Collura. Il 4 settembre 2005 si è svolta la festa con la processione della statua della Santa e la venerazione pubblica delle Reliquie che si conservano a Racalmuto sin dal 1625.
Da allora ogni anno il 4 settembre è un appuntamento importante per la Comunità. Anche l’arciprete Don Diego Martorana ha sollennizato la giornata con l’Atto di affidamento del paese a Santa Rosalia.
Così come l’attuale arciprete, Don Carmelo La Magra, devoto della Santuzza, sta cercando di fare crescere sempre più il culto già consolidato nella comunità.
Ci sono tanti riferimenti storici sul legame di Rosalia con Racalmuto. A partire dai Normanni fino alla famiglia dei Del Carretto. Grazie a loro (il cardinale di Palermo Giannettino Doria, a cui si deve il riconoscimento delle ossa ritrovate in una grotta di Monte Pellegrino, era figlio della principessa Zanobia Del Carretto) arrivarono, il 31 agosto 1625, le Reliquie. E poi ancora il racalmutese Marco Antonio Alaimo, protomedico del Regno, che liberò Palermo e la Sicilia dalla peste, i dipinti del Monocolo Pietro D’Asaro, Padre Cipolla e il Canonico Mantione, la presenza di tanti illustri gesuiti, da Antonio Parisi al “papa nero” Francesco Di Paola Nalbone.
Tante storie e vicende che s’intrecciano e che ritroviamo puntuali nel libro fresco di stampa di Angelo Cutaia che, secondo lo scrittore Piero Carbone, autore dell’inno O Santa Rosalia, “farà certamente discutere”.
Un lavoro che “lascerà un segno in questo anno nel quale anche Racalmuto dovrà collegarsi con Palermo per celebrare i 400 anni dal ritrovamento delle Reliquie di Santa Rosalia”, sostiene Salvatore Picone, autore di tanti testi su Racalmuto e tra i fondatori del Comitato e della Festa Racalmutese dedicata alla Santa.
Il libro sarà presentato oggi, nella sala consiliare del Palazzo di Città, da Piero Carbone e Salvatore Picone assieme all’arciprete Carmelo La Magra e allo storico dell’Arte Luigi Pogliari. Coordina l’incontro è stato coordinato la docente Angela Gulino, che ha scritto un’Intervista impossibile a Santa Rosalia che leggerà con Elsa Scimè.
Introdurranno l’incontro il sindaco Vincenzo Maniglia, il presidente del Consiglio comunale Carmelo Falco e l’assessore alla Cultura Ivana Mantione.