La recensione di Gaspare Agnello al libro di Pietro Carmina, il docente di Filosofia scomparso nella tragedia di Ravanusa del 2021. Il libro sarà presentato lunedì 12 febbraio alla Biblioteca Comunale di Ravanusa da Gaspare Agnello e Vito Coniglio
Pietro Carmina è il docente di filosofia scomparso nella tragedia di Ravanusa del 2021. E’ diventato famoso, più che per la sua tragica e terribile morte, per il messaggio inviato ai giovani in occasione del suo pensionamento. Un messaggio di grandissimo valore morale che il Presidente della Repubblica fece proprio durante il messaggio di fine anno del 2021.
Carmina, prima di morire, aveva pubblicato, con la casa editrice di Palermo Studio Byblos, il libro “I Totome’ del Barone” che pochi amici avevano notato e che era stato presentato in un paese del Piemonte. Oggi, a distanza di qualche anno dal tragico evento di Ravanusa, alcuni intellettuali, amici di Carmina, hanno pensato di presentare il libro a Ravanusa il 12 febbraio e mi hanno invitato a illustrarlo assieme al Preside Vito Coniglio. Non volevo accettare per via dei miei novant’anni che mi limitano nella vista, nell’udito e in tutto il corpo. Ma avendo letto il messaggio ai giovani del Professore, ho sforzato i miei occhi e faticosamente mi sono dato alla lettura.
Miracolosamente i miei occhi si sono riempiti di luce e mi hanno portato a scoprire il libro eccezionale che mi aspettavo. Il letterato Carmina non poteva tradirmi. A primo impatto si prova qualche perplessità per la storia che è molto simile a quella raccontata da Navarro della Miraglia nel suo libro “La Nana”, ma proseguendo ci si rende conto che la qualità della narrazione è assolutamente diversa e nuova perché la grande fantasia di Carmina crea situazioni impensabili e avvincenti: accoppia fatti reali quali l’incendio della matrice a situazioni da lui inventate.” Un mondo fantastico, scrive, che talvolta è più reale del reale”.
Per capire il libro bisogna sapere che il feudalesimo in Sicilia non è morto con la rivoluzione francese ma è sopravvissuto fino agli anni cinquanta del ‘900. I baroni amministrarono i loro feudi fino all’attuazione della riforma agraria allorché i nobilotti si sono inurbati abbandonando i palazzi aviti e le loro terre di cui si sono liberati. Lo certifica lo scrittore di Favara Antonio Russello con il suo libro “La scure ai piedi dell’albero” pubblicato da Santi Quaranta col titolo “Storia di Matteo”.
La prima cosa che fa Carmina nel suo libro è quella di descrivere l’ambiente e la società in cui sopravvivevano ancora i baroni prossimi alla loro fine e questo lo fa con grande maestria anche perché è l’ambiente in cui l’autore ha vissuto la sua infanzia. C’è la masseria di campagna dove la famiglia del barone vive gran parte dell’anno con la servitù e i contadini che curano i campi, c’è la casa del paese dove la famiglia del barone Bonanno si reca per le feste comandate, ci sono le abitudini secolari dei nostri centri agricoli, le feste paganeggianti che ricordano le divinità greche alle quali si sono sostituite quelle cristiane. C’è la vampa della Madonna, l’antinna, la corsa coi sacchi, lu castieddu di fuocu e tutte le tradizioni tra le quali quelle culinarie.
Il Totomè è un dolce squisito che si fa in Sicilia e che, nel libro, è stato galeotto dall’inizio alla fine. Il baronetto Vincenzino si avvicina a Cuncittina, la bella cameriera che sta friggendo i totomé, ne prende qualcuno per assaggiarlo, lo immerge nel miele per dolcificarlo, uno lo mette in bocca a Concettina che lo afferra e morde le dita del giovane. Avviene l’amplesso e in un atto d’amore improvvisato, fortuito, conturbante Cuncittina resta incinta.
E da qui tutta la storia e le complicazioni, tra cui l’incendio della Matrice, che affidiamo alla lettura di quanti vorranno avvicinarsi alla bellissima prosa del professore Carmina che è piena di modi di dire e di proverbi siciliani, una prosa simile a quella della baronessa Simonetta Agnello. Diciamo subito che la prosa di Carmina non è arcaica anzi molto moderna con qualche inglesismo, con frasi latine, insomma una prosa frizzante che prende il lettore e lo avvinghia al libro. Non si è presi solo dalla scrittura ma Carmina usa con perizia la tecnica del giallo e quindi della suspense. Non vuoi smettere di leggere perché ti viene la curiosità di sapere come va a finire la storia.
Carmina era uomo del sud cresciuto in un paese rurale ma era imbevuto di studi classici per cui sapientemente nel libro c’ è la mitologia, la filosofia greca: l’origine e la storia del fuoco con Prometeo ed Empedocle, il mito della fioritura del mandorlo, senza che queste interpolazioni disturbino il nesso logico della narrazione che, appunto, si colloca nella terra del mito. E’ da dire anche che nella Sicilia, che ha avuto la inquisizione spagnola e quella della Chiesa la grande letteratura è asessuata, vedi Pirandello, Verga, Sciascia, Consolo, Bufalino, mentre il professore Carmina si attarda con delicatezza e maestria a descrivere alcuni momenti di erotismo e questo, a mio avviso, è un merito.
Il romanzo si ambientato nel periodo che va del 1035 al 1955 per cui non possono mancare i riferimenti al fascismo, alla guerra e a tutti i mali che il fascismo ha causato al nostro paese. C’è la terribile avventura in Russia del nostro esercito e il dramma dei nostri soldati rimasti morti anonimi nella steppa.
Il libro di Carmina deve essere letto dai giovani perché capiranno da dove veniamo, capiranno chi erano i nostri avi, quali erano le loro condizioni di vita, il loro linguaggio, il peso del lavoro dei campi quali la mietitura e la trebbiatura nell’aia. Un libro quello di Pietro Carmina che ci ha commosso fino alle lacrime, un libro che deve trovare un grande editore per potere arrivare a tutti i lettori italiani e alla critica militante. Potrebbe diventare il caso letterario dell’anno.
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Il libro di Pietro Carmina “I Totomè del Barone” sarà presentato lunedì 12 febbraio, alle ore 18, da Gaspare Agnello e Vito Coniglio alla Biblioteca Comunale di Ravanusa